Capitolo 19 In cerca di alleati

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Il sole stava calando ed era giunta l'ora di rientrare. Arrivati ​​al residence, non ci saremmo fermati lì, attendevano il nostro arrivo per recarci tutti insieme a cena, a casa di Mary. Quell'appartamento rappresentava sempre e comunque un posto grande abbastanza per contenerci tutti, e discreto per parlare. Le Harley erano tutte pronte per partire, Mary e Jim, Sock, JJ, AJ, Tom e Rick. Vicino all'ultimo scorsi una moto che fino a quel momento non sapevo facesse parte della squadra: la Harley di Jason. Capii che quella doveva essere una di quelle caratteristiche fondamentali di cui mi aveva parlato, che dovevano assolutamente possedere i suoi ragazzi durante la selezione per poter far parte della squadra. 

Lasciò il residence con la sua fiammante Road King per raggiungere il rifugio numero due. Come al solito il fedele Alan rimase ad occuparsi di tutto. 

Eravamo tutti seduti attorno al tavolo  e ognuno aveva davanti la sua pizza: veloce e nessuno avrebbe dovuto occuparsi di lavare i piatti. L'appartamento non sembrava abbastanza grande quando ad occuparlo c'eravamo tutti. Li guardai bere birra e ingozzarsi di pizza, erano come dei ragazzini quando stavano insieme: allegri e sempre pronti a prendersi in giro. Osservandoli mi investì un triste pensiero, non sapevo quanto sarebbe durata quella spensieratezza, non avevo idea di come sarebbe finita per noi. Tutto doveva ancora succedere, non sapevo come, non sapevo quando, ma sapevo che non sarebbe durata per sempre. Nonostante gli sforzi di Jason e della sua squadra, io sentivo in cuor mio, che la fine era vicina. 

Quel pensiero mi piombò addosso e mi colpì come un asteroide: inevitabile, ricordandomi quale fosse la cruda realtà. Mi affacciai al terrazzo per godere ancora una volta di quella vista, tutto il mio entusiasmo all'improvviso era svanito, rimasto intrappolato sotto l'asteroide. 

C'era qualcosa che non mi tornava in tutta quella faccenda, dietro c'era qualcosa di più grande, di più di quello che poteva sembrare, e temevo per tutti noi. Presi inconsiderazione di lasciare perdere tutto, di consegnarmi ad RB e di pagare per ciò che avevo fatto, ero io che avevo dato inizio a tutta quella storia, e io avrei dovuto dagli fine. 

Mi voltai e li guardai attraverso la vetrata, nessuno di loro avrebbe dovuto farsi male a causa mia. Ero scoraggiata, desolata e sull'orlo di una crisi dinervi. Guardai Jason e ricordai le sue parole, mi disse che questa era la sua missione, che loro erano addestrati ad affrontare situazioni del genere e che conoscevano tutti i rischi. Ognuno di loro aveva scelto di prendere quella strada ben consapevole dei pericoli che avrebbe corso. Ogni volta che accettavano un caso, rischiavano di morire, se fosse stato semplice non ci sarebbe bisogno di gente come loro. Probabilmente Jason avrebbe escogitato un piano, avrebbe organizzato le cose nel modo giusto, e non avrebbe permesso che succedesse qualcosa di brutto a nessuno di loro. 

Confidavo in questo. 

Tutti quei ragazzi si fidavano ciecamente del loro capo, quindi decisi di fidarmi allo stesso modo anche io. L'ultimo terribile pensiero fu: cosa avrei fatto se fosse capitato qualcosa a Tyler? Cosa ne sarebbe stato di me? La risposta fu immediata: se fosse successo qualcosa a Tyler non gli sarei sopravvissuta. 

Arrivò il momento. Jason richiamò l'attenzione dei ragazzi e mi fece cenno di rientrare. Tyler si avvicinò e mi rivolse un sorriso, così bello, così caldo, così sicuro. Jason aveva cambiato espressione, era accigliato e serio. Tutti noi eravamo attenti inattesa che dicesse qualcosa. Il cuore cominciò a battere all'impazzata, avevo un brutto presentimento. Tentai di calmarmi usando la stessa tattica di quando in aereo c'era una grande turbolenza, guardavo gli operatori di volo, se loro erano tranquilli, io ero tranquilla. Nessuno di loro pareva minimamente preoccupato di qualcosa. Erano tutti seduti con la propria birra fresca in mano. Invidiavo quel modo che avevano di mantenere il sangue freddo.

<< Io e Rick abbiamo mosso qualche conoscenza a Miami, Sock e JJ le loro a Miami e Orlando. Come pensavo l'organizzazione è in contatto proprio con Miami. Secondo le mie fonti sono in cerca di armi e alleati. Come ci aspettavamo. Si stanno organizzando e lo stanno facendo più in fretta di quanto mi aspettassi. Non abbiamo molto tempo. Dalla nostra abbiamo la sicurezza che giochiamo in casa e siamo preparati. Se agiamo con astuzia potremo conoscere ogni loro mossa. Non hanno informazioni precise su di noi. Allertate tutte le vostre conoscenze, ogni informazione può esserci utile e potremo aver bisogno di amici. >>

<< I Broken Bones verrebbero volentieri a darci una mano. >> suggerì Tom << Farebbero volentieri un viaggetto dall'Arizona. Sono solo una ventina, ma sono tosti ed incazzati, ogni occasione è buona per una rissa. Potrebbero essere una risorsa. >>

<< Mi ricordano qualcuno! >> JJ si voltò verso Tyler ridendo. Non capii l'allusione.

<< Solo quando è necessario. >> si difese. Tutti i suoi compagni risero come se avesse fatto una battuta divertente.

<< Grazie Tommy per la tua proposta, ma non credo sia necessario scomodare i tuoi amici dall'Arizona. Credo che con un buon piano, il supporto dello sceriffo ei suoi uomini, potremmo avere la meglio. >>

Jason si fidava della sua squadra, li aveva addestrati lui stesso, erano svegli, capaci e costantemente allenati. Sembrava non avere dubbi sulla riuscita dei suoi piani, dei quali, tra l'altro non ci aveva ancora fatto menzione. Dava le informazioni con il contagocce, non mici volle molto per capire che non voleva parlare molto, probabilmente la mia presenza che lo frenava. Probabilmente non voleva che perdessi il poco autocontrollo che mi era rimasto. Non potevo biasimarlo. La riunione terminò, ed ebbi la conferma dei miei sospetti quando ordinò a Tyler di portarmi fuori dalla Florida per il weekend. Se non temeva per me, perché spedirmi addirittura fuori dallo stato? Mi alzi dalla sedia, la tentazione di fuggire più lontano possibile arrivò di nuovo, ero agitata e cercavo soluzioni rapide, immediate. Mi avvicinai tutta agitata a Jason e Tyler, non attesi che finissero di parlare, mi intromisi:

<< Ho un'idea per il weekend. >>

Attirai la loro attenzione, si interruppero e mi guardarono curiosi. Era un'idea folle ma era abbastanza lontano per prendere tempo. Tanto valeva tentare.

<< Las Vegas. >>

L'espressione dei due era prima incerta, poi Tyler osservò Jason che sembrava pensieroso.

<< Stai scappando di nuovo eh? >> domandò sghignazzando tra sé << Se non altro, questa volta, mi hai incluso nella fuga. >>

Il mio volto prese fuoco per la vergogna.

<< Credo sia una buona idea! >> confermò J. Lontano, in un posto affollato sarei stata al sicuro in compagnia di uno dei migliori tra i suoi uomini. La riunione si sciolse, un po' alla volta ognuno tornò al residence. Anche noi uscimmo, la temperatura era ancora piacevole, ci fermammo in un locale e prendemmo da bere, uscimmo sulla spiaggia e andammo fino a riva. Tutto intorno a noi era buio, ci illuminava solo la luce della luna e qualche leggero bagliore che arrivava dalla strada. L'odore della salsedine, il silenzio, il suono delle onde che si infrangevano a riva e in lontananza la musica del locale: un'atmosfera davvero incredibile. Ci sedemmo vicini, poggiai la testa sulla sua spalla, lui mi cinse con un braccio.

<< Allora tra un paio di giorni si va a Las Vegas! >> non sembrava troppo entusiasta all'idea.

<< E sai cosa ti dico? Prendiamo un po' di quel denaro e ce li giochiamo! >>

<< Ne sei sicura? >> annuii. << Mi spettano quei soldi. Per tutto quello che ho dovuto subire. Ne faccio quel che mi pare! Ho voglia di di giocare d'azzardo! >>

Egli mi strinse e mi baciò, poi tornammo al residence, il bisogno di intimità divenne urgente, ci chiudemmo nella stanza numero ventiquattro, fuori ogni altra cosa.








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