Capitolo 4 Incontri imprevisti

37 3 0
                                    



Rientrai in camera e tirai fuori due libri, gli unici che non mi ero proprio sentita di lasciare a Roma: uno era ''Il conte di Montecristo'' di Alexander Dumas, racconta di una bellissima storia d'amore, l'avevo già letta più volte, ma quando sentivo bisogno di rifugiarmi dove nessuno poteva trovarmi, rileggevo alcuni passi di quel romanzo, quelli più appassionati e significativi. Una storia profonda, tormentata e romantica. Mi ricordava ogni volta quanto il destino potesse essere bizzarro, imprevedibile e crudele, ma poi capace dimettere le cose al proprio posto e fare giustizia. L'altro libro era di tutt'altro genere, scritto da uno dei miei autori preferiti, Andrea Camilleri dal il titolo ''La vampa d'agosto''. Faceva parte di una collana il cui protagonista Salvo Montalbano, un commissario di polizia astuto, leale e molto amato dai suoi uomini, era solito risolvere i casi che gli erano assegnati, in modo molto personale, spesso non seguiva proprio le regole come invece un poliziotto sarebbe tenuto a fare. Camilleri tuttavia, aveva la caratteristica di scrivere le sue storie in dialetto siciliano.  Rappresentavano l'unico legame materiale con l'Italia. Ero persuasa dal fatto che con il tempo ogni relazione che mi era rimasta, l'avrei persa. Inevitabile. Quei due libri mi avrebbero riportata al mio piccolo rifugio ogni volta che avessi sentito nostalgia, ogni volta che avrei voluto ricordare i pochi momenti felici, i miei genitori, e la mia amica Lisa. I ricordi tendono a svanire col tempo, in quel modo li avrei tenuti sempre in vita. Con me. Li appoggiai sul comodino a portata di mano, poi tirai fuori il lettore mp3, misi gli auricolari con la musica a tutto volume e mi sdraiai sul letto. La prima canzone fu''Bad of roses'' dei Bon Jovi. Mi lasciai trasportare isolandomi da tutto il resto, ed ecco all'improvviso la folgorazione! <<Ma certo!>> Aprii gli occhi, scesi di scatto dal letto, accarezzai il materasso e lo tastai con energia, poi mi inginocchiai sul pavimento, tirai fuori le lenzuola fino a disfarne una parte e lo osservai con attenzione. 

<<Ma certo! Andrà bene! Banale, antico, ma sicuro!>> 

Presa dall'entusiasmo, cominciai a girare per la stanza in cerca di qualcosa per tagliare la spessa stoffa, per farne un buco grande a sufficienza da riuscire a nascondere il denaro. Non trovai niente, così scesi di nuovo alla reception e chiesi un paio di forbici a quell'uomo che ogni volta di più mi guardava con curiosità. Ringraziai, tornai veloce in camera e con foga iniziai a tagliare il materasso. Tirai fuori un po' di lana, feci spazio e infilai dentro tutte le mazzette, con cura tra una molla e l'altra. Poi rintrodussi un po' della lana per coprire il tutto. Bel lavoro. Ma a cose fatte era sorto un altro problema: come l'avrei chiuso? Non si vedeva il contenuto, ma non si poteva nascondere lo squarcio. In attesa di una migliore soluzione, fasciai il materasso con il lenzuolo, e rifeci con cura il letto. Ero convinta che potesse funzionare, riposi la valigia vuota nell'armadio e mi guardai in torno per accertarmi che tutto fosse in ordine. A quel punto iniziai a prepararmi per uscire. Indossai il solito jeans e una maglietta che avevo acquistato ad Orlando. Mi pettinai i capelli come spesso facevo, lasciati sciolti con una sola ciocca tirata indietro e fissata con una invisibile molletta. In fine, un filo di trucco sugli occhi, il nero risaltava il colore azzurro dell'iride. Sentii bussare alla porta. Jason che mi avvisava dell'arrivo di Mary, era arrivata e mi stava attendendo di sotto. Era in anticipo. Ero eccitata per questa uscita, avrei conosciuto gente nuova, in un posto nuovo e, adirla tutta, fino a quel momento non potevo lamentarmi: le persone erano amichevoli, e il posto molto accogliente. Scesi e vidi Mary nella sua vecchia Ford. Passai davanti a Jason, gli porsi le forbici e ringraziai di nuovo, lo salutai con un timido cenno della mano. Non potei fare a meno di notare ancora quell'espressione divertita sul suo volto, probabilmente erano le mie continue insolite ed eccentriche richieste ad averlo divertito. <<Buon divertimento!>> esclamò.

Salii in auto e le sorrisi. <<Gli altri ci aspettano!>>disse.

Mi sentivo emozionata come un'adolescente alla sua prima uscita. La guardai con sospetto e mi chiesi se stavo facendo la cosa giusta. Mi stavo fidando di una persona che non conoscevo affatto e non avevo idea di dove mi stesse portando.

Una sola via d'uscitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora