★RAVEN

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Miguel era ormai a casa da un paio di giorni, ma col fisioterapista non stava facendo molti progressi, anche Johnny lo aveva fatto notare.
Viviane gli propose un giro per la città, per fargli prendere un po' d'aria.
Ottenuto il permesso di Carmen, lo caricarono in macchina e si avviarono verso il parco in cui Viviane si era bruciata l'opportunità di partecipare all'All Valley.
Aiutò Miguel a sistemarsi sulla carrozzella e partirono.
"Respira quest'aria oggi che non fa freddo" consigliò.
Il parco era pieno di bambini che correvano e Miguel li guardava quasi invidioso.
"Vuoi provare ad alzarti?" gli chiese Viviane, posandogli una mano tra le scapole.
"Rav, non ci riuscirò mai..."
"Hai promesso col mignolino"
"Ok, aiutami..."
Viviane lo aiutò a sollevarsi. Era pesante, sicuramente troppo per lei.
Notò lo sforzo sul suo viso.
"Va bene così per oggi, siediti" gli sorrise, comprensiva.
"Migui, sorridi...con il tempo migliorerai, mh?"
"Spero..."
"Vuoi andare a prendere un bubble tea?...Andiamo via di qua?"
"Si, va bene..."
Salirono di nuovo in macchina, per raggiungere il centro e comprare un Bubble tea. Uno alla menta e limone per lei, uno alla pesca e mirtillo per lui. Molti passanti lo guardavano con compassione. Viviane avrebbe voluto picchiarli: non lo aiutavano affatto, lo facevano solo sentire peggio.
"Ti piace?" gli domandò, per distrarlo da quegli sguardi.
"Si...andiamo a casa ora, ti prego"
"Che succede?..."
"Nulla, sono solo stanco..."
Lei lo ascoltò e salirono in auto per la terza volta. Sapeva bene cosa non andasse, ma voleva lasciarlo stare: non sapeva come aiutarlo.
Lo lasciò nella sua stanza ed entrò nell'appartamento di Johnny.
"Sei in casa?" domandò, aprendo la porta.
"Chi è?" chiese lui dalla cucina.
"Raven!"
"Entra, vuoi bere qualcosa?"
"Se è alcolico si"
"No, acqua...serve qualcosa?"
"Devi aiutare Miguel...non so come fare, tu hai più influenza su di lui..."
"Ma non c'è il tizio a muovergli le gambe?"
"Si, ma hai ragione: è inutile. Vai solo a salutarlo, ha bisogno"
"Va bene. Vado..."
"Grazie Sensei"
Johnny la guardò negli occhi per un attimo.
"Non sono più un sensei"
"Per me lo sei, hai solo paura di non essere abbastanza..."
"Non mi serve una psicologa..."

Johnny, nonostante tutto, ascoltò le richieste della ragazza.
A Viviane squillò il cellulare. Era parecchio che non succedeva.
"Sam? Serve qualcosa?"
Dalla cassa del cellulare arrivò il pianto della ragazza.
"Hanno rotto il braccio a Demetri..." sussurrò, spaventata.
"Cos...? Chi è stato? Dove sei?"
"Ora sono a casa..."
"Devo venire da te?"
"Si"
Salutò tutti e salì ancora una volta sulla sua fedelissima Panda.
Tornare ad Encino la faceva emozionare ogni volta.
"Sam! Sono qui"
"Sali in camera..."
Salì. Era parecchio che non usava le scale per entrare in una stanza.
"Ehy...stai bene?" domandò, realizzando dopo quanto fosse idiota quella domanda.
"No...potevo impedirlo...come ha potuto...era il suo migliore amico...e poi...gli altri lo spronavano, dovevi vedere che occhi avevano..."
"Ehy...stai tranquilla... così non capisco nulla..." disse calma, con la voce addolcita dalla compassione.
"Falco... è stato lui. Non voleva, ma Tory e gli altri...erano lì e lo spronavano a fare del male a Demetri..." spiegò Sam, rabbrividendo per quel racconto.
Viviane rimase impietrita. Un conto era una scazzottata, un altro era rompere il braccio a qualcuno. Era andato troppo oltre. Eli non c'era più. Era morto. Adesso c'era solo Falco.
"Sam...devo andare, ormai non si può più fare nulla. Prenditi una camomilla e rilassati... andrà tutto bene..." concluse frettolosamente, per poi uscire di corsa.

"Apri! So che sei in casa!" gridò minacciosa, davanti alla porta bianca.
"Arrivo" rispose una donna.
"Scusi signora...suo figlio è in casa, vero?" domandò, mantenendo la calma.
"Viviane! Da quanto tempo!" la salutò la signora. Viviane sospirò e sorrise.
"Già, da quando i miei si sono trasferiti...suo figlio è in casa?" chiese ancora, impaziente.
"Si, scusami... è nella sua stanza, vai pure" la invitò la donna, spostandosi da davanti alla porta.
Viviane entrò nella stanza, di fretta. Chiuse la porta e si sfogò.
"Eli che cazzo ti è saltato in mente?!" domandò arrabbiata e delusa. Lui alzò la testa e la guardò negli occhi.
"Io..."
"Io nulla! Sono stufa delle tue giustificazioni di merda! Ti rendi conto di quello che hai fatto?! Era il tuo migliore amico! Non me ne frega un cazzo se lo hai fatto perché c'erano gli altri! Tutto spetta a te!" gridò, dando sfogo ai suoi pensieri.
"Hai ragione non posso..."
"Certo che ho ragione! Anche una patata ci sarebbe arrivata! Un conto è una scazzottata al centro commerciale, un conto distruggere un dojo...si può sempre rimediare. Ma rompergli il braccio?! Eli dove sei finito?! Dov'è il ragazzo dolce che conoscevo?..." tratteneva le lacrime a stento, ma doveva farlo, o non sarebbe stato credibile.
"Non so cosa mi abbia preso..." cercò di spiegare lui.
"Lo so io! Tu sei un codardo! Hai paura di accettare chi sei veramente, stai rinnegando il tuo passato. Stai rinnegando anche me! Il Cobra Kai dove ci eravamo iscritti non incitava a fare queste stronzate! Il Cobra Kai insegnava la sicurezza, insegnava a vincere, ma usando la testa, non la forza! Colpire per primo non significa fare del male fisico al di fuori del Dojo, colpire per primo significa avere il coraggio di fare qualcosa prima che ti sia impedito. Ma tu non hai capito nulla. Mi aspettavo di più da te...io ti amavo Eli...non ho mai amato Falco. Eppure non ho mai smesso di cercare in questo schifo il ragazzo che conoscevo prima. Non ho colpito per prima, ho lasciato che Moon si prendesse ciò che amavo, non ho avuto coraggio e me ne pento, ma non ho mai perso la speranza. Non fino ad ora, almeno. Non voglio che tu ricambi i miei sentimenti, non mi importa. Rivoglio solo Eli, Eli con la cresta blu, quando conviveva con Falco...mi va bene anche Eli insicuro. Questo schifo non sei tu..."
Uscì dalla stanza e se ne andò. Non pianse, aveva detto tutto quel che sentiva, non c'era bisogno di piangere. Aveva colpito per prima, forte e senza pietà, dichiarando tutto ciò che provava. Sperava di aver fatto breccia in quella corazza che lui si era creato, ma non si aspettava nulla nell'immediato. Adesso doveva solo andare da Demetri, parlargli e stare al suo fianco. Perché era questo che lei sapeva fare:stare accanto a chi amava. Era questo il suo destino, nulla di più. Lei era determinazione, premura e speranza. Era il sorriso degli altri, era la spalla su cui piangere. Era forza e impulsività. Nulla di più. E questo le bastava.

†BIRD'S SOULS† ||Hawk|| Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora