Apro gli occhi e noto accanto al mio letto seduto su una sedia Pablo. "Vilu" sussurra in tono dolce. Mi siedo lentamente e mi passa un bicchier d'acqua che bevo velocemente per poi appoggiare sul comodino e dirigere la mia attenzione verso Pablo. "Scusa" dico chinando il capo, "Per cosa?" mi chiede con aria interrogativa. "Per quel che ė successo, non so che cosa sia successo ma appena ho visto tutte le sue cose avrei voluto addormentarmi e non alzarmi più" sono in preda ad un pianto senza fine ma cerco di trattenermi anche se con scarsi risultati dato che due lacrime sfuggono al mio controllo. "Violetta, quello che ė successo ė passato, non puoi vivere nei ricordi di quella notte e nei giorni precedenti. Tu devi andare avanti senza dimenticare, ma guardando davanti a te e non indietro" , "Non posso andare avanti, non me lo merito ". Vedo la figura di Leon entrare nella stanza e sussurrare qualcosa a suo padre che si alza e va fuori dalla stanza facendomi un'ultimo sorriso.
Leon si siede sul letto affianco a me senza dire una parola e mi mette tra le mani il peluche che mi ha regalato che io stringo lasciandomi cadere sdraiata sul suo letto col suo odore alla vaniglia che mi protegge come una pellicola. Si stende affianco a me e fissiamo il soffitto.
"Ho messo quella scatola in soffitta, puoi prenderla quando vuoi ma prima devi dirmi chi sei e cosa ė accaduto per farti cambiare. Sono certo che prima non eri così . Scommetto che eri la ragazza sempre con sorriso che contagiava chiunque ti passasse a fianco, come un angelo che ora si ė chiusa in se stessa" Ascolto le sue parole come una melodia, la musica più bella che io abbia mai sentito in vita mia. Inizio a piangere stringendo le sua camicia tra i miei pugni, lasciando che le mie lacrime scendano sulla stoffa.
Lui non dice nulla, si limita ad accarezzarmi la schiena e i capelli col suo tocco leggere che serve come a farmi sentire tranquilla e a casa.
"Ė colpa mia quello che è successo-prendo un'enorme respiro - Pablo cerca di convincermi del contrario, ma so che ė mia la colpa". Sento Leon accarezzarmi la guancia e sussurrarmi qualcosa "Che cosa credi di aver fatto? Raccontami e fidati di me".
Io mi fido di lui, mi fido più di lui che di me stessa.
"Era il suo diciassettesimo compleanno quel giorno e papà era tornato a casa prima dal lavoro per festeggiare a cena tutti insieme come ad ogni compleanno. Arrivato a casa lo abbracciò e gli fece gli auguri. Era un ragazzo perfetto, mi proteggeva come se fossi una principessa, la sua principessa. Avevo quindici anni ed ero la ragazzina più rompiscatole del pianeta, ogni volta che volevo o desideravo qualcosa da lui mi bastava fare il broncio o abbracciarlo per farlo sciogliere e darmi tutto ciò che chiedevo".
Non lo guardo negli occhi, non vedo la sua espressione, ma so che mi sta ascoltando. Sono anni che non racconto questa storia e il mio cuore e le mie lacrime vogliono uscire, ma cerco di darmi forza continuando a vivere quei momenti.
"Papà diceva che qualunque cosa fosse successa, lui era sempre pronto per farmi essere felice ed era proprio per quello che lo amavo. Mi rendeva felice, era l' unica persona che sapeva quando stavo bene e male o quando facevo finta di stare bene per poi distruggermi dentro. Ogni giorno mi ripeteva: «sono qui e non intendo andarmene. Non sarai mai sola pulce» .
Mi chiamava sempre così anche se mi faceva arrabbiare." Ed ė come se sentissi la sua voce dentro di me che ripete quella frase. «Non sarai mai sola» e invece ho passato gli ultimi anni nella solitudine e nei ricordi.
"Quell'anno papà gli aveva regalato una macchina dato che aveva appena preso la patente e lui fece i salti di gioia. Credo che ripetė Grazie almeno dieci volte" Ed ecco la parte che detesto quella in cui perdo metà del mio cuore.
"Io gli avevo regalato due biglietti per andare a vedere il concerto del suo Dj preferito, avevo falciato il giardino del vicino e portato fuori tutti i cani del paese per guadagnare i soldi di quel regalo" sento Leon stringermi la mano per farmi sicurezza e forza per andare avanti senza dire nulla perché so che i gesti valgono più di mille parole.
"Papà non sapeva del mio regalo e il concerto era quella stessa sera così appena Marco, mio fratello vide i biglietti mi abbraccio così forte da rompermi le ossa, ma in quel momento pensai che non me ne importava nulla perché che te ne importa se un abbraccio ti spacca le ossa quando ti riempie il cuore" .
Un sorriso spunta sulle mie labbra al ricordo di quella scena e una lacrima striscia sul mio volto trovando la mano di Leon pronta a mandarla via. "Papà c'è lo impedì così noi andammo in camera arrabbiati finché io non dissi che dovevamo sgattaiolare fuori e andarci e lui subito approvo l'idea facendomi vedere le chiavi della sua auto con quel sorriso furbo che gli incorniciava il viso ogni volta che faceva qualche scherzo o bravata".
Mi fermai per assimilare tutte le parole continuando a non guardarlo in faccia lasciando che i miei ricordi di quel momento mi sorpassassero. "Fu la serata più bella della mia vita, cantammo e saltammo tutta la serata divertendoci insieme. Io & lui. Mentre tornavamo a casa avevo ancora l'adrenalina che scorreva nelle vene. Eravamo fermi ad un semaforo e quando divento verde partimmo poi accade... Un camion ci stava venendo contro e ci prese in pieno.- le lacrime partono senza fermarmi facendomi parlare singhiozzando- l'ultima cosa che vidi fu una luce azzurra e il viso di mio fratello urlare dallo spavento mentre io ero immobile" . Non riesco a dire altro. Questo ricordo mi distrugge e mi ricorda che l'ho perso. Per sempre.
Cerco di tirare fuori la mia forza e continuo a parlare: "La mattina seguente mi ritrovai in ospedale con mio padre vicino e appena vidi i suoi occhi capii che mi odiava. Gli ho portato via un figlio.
Quando mi dissero che fa morto, piansi fino a non avere più le forze di mangiare e bere. Non avevo perso solo lui, ma anche mio padre che ogni volta che mi guardava ricordava e mi disprezzava di più"Ho finito ce l'ho fatta. So che non sa cosa dire. Neanche io che mi logo ad abbracciarlo con tutta la forza che ho. "Tuo padre ti ha reso debole, non la morte di tuo fratello" mi dice d'un tratto facendomi perdere nei suoi occhi. "Ti aveva promesso che non saresti mai rimasta sola e invece ti sei distrutta nella solitudine lasciando che lo sguardo di tuo padre ti rendesse debole e inutile". "Tu non ..." Cerco di dire ma lui continua. "Io so che sei la ragazza più forte che conosca, il destino ha fatto ciò che doveva, la colpa non ė tua ma di quel camion". Si ferma per asciugarmi le lacrime e lasciarmi un bacio all'angolo della bocca. "Tu devi essere felice per te stessa e per tuo fratello che si trova nel tuo cuore.","non lasciare che tuo padre decida in questo modo la fine della tua felicità" .
Continuo a guardarlo, vedendo il suo verde smeraldo risplendere nella stanza ė come se ritornassi a vivere. Gli lascio un bacio sulla guancia e gli sussurro: "Ci proverò, proverò ad essere felice te lo prometto" e ci addormentiamo così , con promesse da mantenere e segreti svelati che fanno meno male.
"Scimmietta" sussurra Leon per svegliarmi. "Mmh" mugolo. "Dobbiamo svegliarmi e meno male che non ė un peluche che respira altrimenti sarebbe affogato" m fa scoppiare a ridere ancora con gli occhi chiusi. "Parla il ragazzo che sussurra agli unicorni. Scoppia a ridere e aggiunge "Ė una delle mie qualità" . Vorrei svegliarmi sempre così
. Oggi la scuola ė stata una totale noiosità tanto da farmi inventare nuovi vocaboli. Ho parlato tutto il tempo con Francesca che mi ripeteva sempre "Leon ti fissa, ė cotto Vilu e tu non sei da meno " ... Bah che ragazza. Farà lo psicologo da grande, anzi meglio di no credo che i clienti scapperebbero trovandosi davanti una pazza su una poltroncina. Finalmente di nuovo a casa. Ho parlato ancora con Pablo e l'ho assicurato e gli ho chiesto se potevo sospendere per un po' le sedute per vedere come andava dicendogli che stavo meglio e lui ha fatto uno di quei sorrisetti alla Francesca dicendo : "E chissà chi ti fa stare meglio!" Io sono scoppiata a ridere e me ne sono andata da Angie che appena entrata mi ha chiesto:" Allora quando vi mettete insieme?". Sempre con quel sorrisetto così me ne sono andata anzi scappata da questi cupidi che cercano di colpirmi.
Sono salita sul tetto e mi sono stesa guardando il cielo. Sento Leon arrivare e stendersi al mio fianco. "Non si scappa Castillo" mi rimprovera in tono dolce. "E tu non dovresti fare lo stesso Vergas". "Seguo la massa io" aggiunge facendomi scoppiare a ridere al pensiero di essere io la massa. Mi sento libera e leggera ora che sa la verità e sono felice che si comporti come fa di solito. "Posso farti una domanda?" mi chiede d'un tratto e io rispondo con un sussurro "Sì", "Che cosa siamo?". La sua domanda di sorprende anche perché non ho capito cosa intende con che cosa siamo. "Non capisco","Intendo,io e te, cosa siamo?" . Apro la bocca mentre mi giro verso di lui che fa lo stesso fin quando i nostri occhi si incontrano. Verde e nocciola. Nocciola e verde. "Dipende da ciò che vogliamo essere" dico vaga mentre il mio sguardo si ferma sulle sue labbra. "Tu cosa vuoi essere per me? Perché se vuoi essere mia amica tengo la voglia di baciarti che ho in questo momento per me, ma se non vuoi esserlo devi dirmelo perché in quel caso non ci penserei due volte ad avvicinarmi" Sento di poter volar senza avere le ali in questo momento, allora on sono il l'unica fissata con le sue labbra. Che gli rispondo? Che cosa dico a me stessa ora che vorrei provare quanto siano morbide quelle labbra al tocco. Voglio che sia mio amico o qualcosa di più? Credo che la risposta si io che il mio cuore c'è l'abbia già e da molto anche.