Capitolo 15

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Federica mi aspetta all’entrata dell’università. Indossa dei pantaloni a zampa di elefante e un maglioncino grigio chiaro. La saluto euforica.

«Ciao, Fede. Come stai?»

«Oh Meg, sto bene» dice con aria distratta e noto che i suoi occhi non esprimono la gioia e il buon umore tipici del suo carattere. Sto per farle un’altra domanda per dirle che non le credo e che se vuole parlare con me, io ci sono per lei, quando Fede comincia a parlare, ancora prima che io possa anche solo aprire bocca.

«Mi detesta vero? È che mi sono fatta prendere dal panico e forse ho parlato troppo e, Meg ho fatto un casino».

«Fede, magari semplicemente Stefano non è la persona giusta per te, non sentirti in difetto, ti conosco poco ma so che sei una persona meravigliosa e meriti qualcuno che lo capisca».

«E se non trovassi mai nessuno? Insomma ieri sera Stefano mi guardava come se fossi la persona più fastidiosa al mondo, non mi ha sorriso nemmeno una volta».

“Confermato” penso, non farò mai più una cosa del genere. Ho rovinato la serata a due miei amici e li ho fatti stare male entrambi, sono pessima. Certo, che anche Steve avrebbe potuto impegnarsi almeno un po’. So che non devo dare la colpa a lui per ciò che è successo quindi metto un freno ai miei pensieri e torno a concentrarmi su Federica.

«Credo sia stata colpa mia, Stefano non sapeva del vostro appuntamento e probabilmente era arrabbiato con me. Ma Fede, davvero, non demoralizzarti se con Stefano non è andata bene, troverai qualcuno di giusto per te, perché sei fantastica, davvero».

Federica mi abbraccia, forte. Ultimamente sto ricevendo più abbracci che altro e a dirla tutta non mi dispiacciono queste manifestazioni d’affetto ma non lo farò capire a nessuno, non c’è un reale motivo per cui voglia sembrare così fredda e distaccata, forse è vero quello che ho detto a Riccardo, che il mio è uno stupido meccanismo di difesa, ma per difendermi da cosa? Oh sono così complicata.

«Grazie Meg»

«Ho detto solo la verità. Dai andiamo che alla prima ora abbiamo storia dell’arte»

«Già, detesto quell’uomo, è così noioso».

Alzo le spalle e insieme procediamo verso la nostra classe. Durante l’ora di filosofia ricevo una telefonata da Josh, decido di non rispondere, l’argomento che il professore sta trattando è piuttosto complicato e preferisco seguire ciò che sta dicendo, cercando di capire piuttosto che rispondere al telefono, so che non accadrà nulla se non rispondo, ormai il mio libro è in fase di preparazione, lo stamperanno al massimo nel giro di pochi giorni. 

Sono stanchissima e sono appena le 13.00, mi chiedo come farò ad arrivare alla fine della giornata. Io e Fede andiamo a pranzo insieme, come ormai accade quasi tutti i giorni. Mi trovo davvero bene con lei e credo mi stia affezionando a quella ragazza, mi mette allegria e mi fa morire dal ridere, di continuo. Oggi abbiamo deciso di pranzare con un trancio di pizza, di una pizzeria molto buona che si trova vicino alla scuola. Mangiamo, ridendo e per un attimo mi sento davvero leggera, poi do un’occhiata all’orologio, mancano dieci minuti alle due. Sbarro gli occhi, saluto Federica e mi precipito di corsa verso la libreria. Sono di nuovo in ritardo. Per fortuna mi tengo in allenamento, altrimenti non riuscirei mai ad arrivare in tempo, finirei per camminare o considerata la mia determinazione, è più probabile che stramazzerei per terra a un certo punto della corsa e non riuscirei ad arrivare a destinazione, almeno non prima di aver ricominciato a respirare regolarmente. Ultimamente, a dire la verità, sono talmente stanca da non uscire nemmeno la mattina, per la mia corsa quotidiana prima che cominci l’effettiva giornata. In mia difesa, rammento però che sono stata piuttosto travolta da molte novità, di recente. Ho iniziato l’università, Stefano è venuto a vivere con me, ho iniziato a lavorare e un editore mi ha  proposto un contratto per pubblicare il mio libro. Ho smesso anche di fare la babysitter, Alice e Mattia erano davvero tristi quando li ho salutati, mi si è stretto il cuore, in fondo mi ero davvero affezionata a quelle piccole pesti, ma non sarei riuscita ad occuparmi ancora di loro, ho troppi impegni adesso, che già fatico a incastrare e a svolgere tutti. Prometto a me stessa che avrei ricominciato a correre o a fare un qualunque genere di sport, anche se a dirla tutta sono sempre in ritardo, forse questo basta per mantenermi in forma. Mi batto una mano in fronte per il pensiero stupido che ho formulato, ho sempre fatto sport, fin da piccola ma non per avere un fisico perfetto bensì perché mi fa divertire, mi fa sentire bene, mi fa sentire viva. Così mi appunto mentalmente, sperando di non dimenticarmene, di scrivere a Maya, ricordandomi che aveva chiesto lezioni di autodifesa ad Elia, magari avremmo potuto iscriverci a un corso serale insieme.

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