Capitolo 16

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Non so quanto tempo sia passato, ma sono ancora tra le braccia di Riccardo che continua ad accarezzarmi la schiena mentre io cerco di regolarizzare il mio respiro. L’unica cosa che vorrei fare è smettere di pensare, fermare il flusso dei miei pensieri che sono ingombranti, che mi opprimono il petto e non mi fanno respirare. Cerco di seguire il respiro regolare di Riccardo, così da calmarmi e tornare in possesso di me stessa perché in questo momento non lo sono proprio. Non so il perché, mi sento sbagliata come se non fossi più uniforme a questo mondo, e mi sento colpevole della sofferenza delle persone che mi circondano. Mi sento una persona orribile. No, io sono una persona orribile, e questo è dimostrato dal fatto che compio sempre azioni sbagliate che mi creano tanti problemi, che anche contro la mia volontà si riflettono sulle persone per me importanti. E così, loro si preoccupano per me, cosa che non sopporto che non posso tollerare perché io non voglio la pietà di nessuno, non ne ho bisogno. Ma qualunque cosa io faccia, mi ritrovo sempre gli occhi di qualcuno puntati addosso che provano compassione per me facendomi scaturire un’insana rabbia, che mi fa ribollire il sangue. Mi allontano da Riccardo, quasi boccheggiando.

«Meg che hai? Mi spaventi se fai così» dice cercando di avvicinarsi ma lo allontano. 

Me ne devo andare, non posso dargli il peso del gran casino che sono. E’ destino che io debba rimanere da sola, probabilmente sono un’anima solitaria che non è portata ad avere rapporti sociali. Forse mi dovrei chiudere in casa per un po’, ed evitare tutti per il loro bene.

Scuoto la testa con gli occhi spalancati, quasi come un cerbiatto impaurito davanti a un lupo dai denti affilati. 

«Io...devo andare» borbotto per poi scappare via e lasciarlo lì da solo, probabilmente confuso. Ma almeno lui si salverà, non ha conosciuto la furia che possiedo e non si è ancora affezionato troppo a me, quindi non soffrirà molto. Corro, mentre il vento freddo mi colpisce in pieno viso, mentre cerco di trattenere le lacrime non sopporterei di farle uscire di nuovo di lasciar uscire il mio lato debole, che cerco sempre di sopprimere. All’improvviso, mi sento prendere per un polso e mi giro incontrando quei grandi occhi grigi.

«Lasciami andare» dico.

«Non in queste condizioni Meg. Parlami, non tenere tutto dentro» esclama Riccardo.

«Non posso» sussurro pregandolo con lo sguardo di lasciarmi andare.

«Puoi Daisy, apriti con me non mi escludere»

«Se lo faccio, ti farò del male e non voglio. Sono un casino uno di quelli grandi, e non voglio tirarti nel turbine dei miei problemi» sussurro quasi a fatica.

«Ascoltami, non mi stai obbligando a fare nulla. Sono io che ti sto chiedendo di includermi della tua vita, di non escludermi da tutto. Non mi farai male, ne sono certo» dice tenendo la mia mano destra stretta tra le sue, appoggiandosela al petto. 

I suoi occhi mi sembrano sinceri, veri come le sue parole. E’ come se mi sentissi al sicuro, in un luogo familiare qui con lui. Qualcosa mi spinge a fidarmi di lui, qualcosa mi sta dicendo che forse gli interessa davvero conoscermi e capirmi, cosa che mi lascia assolutamente di stucco perché se fossi al suo posto sarei già scappata a gambe levate. Così gli racconto che cos’è successo stasera e del come io mi senta in difetto, mi sfogo lasciando fluire le parole che ho tenuto nascosto dentro di me fino a questo momento. Lui mi ascolta, senza dire una parola e non lasciando mai la mia mano. Quando ho finito, parla.

«Allora, se Josh ha colto qualcosa che non c’era non è per forza colpa tua. A volte l’amore mostra ciò che non c’è ma che vorremmo vedere. Poi, se fossi stato al posto di Stefano avrei avuto la stessa reazione. Insomma ha trovato la sua migliore amica con un ragazzo che non stava rispettando un suo no, quindi è plausibile. In conclusione, sei solo tu che ti reputi un casino. E’ solo il tuo pensiero e anche se so che non la pensi così, non hai sempre ragione. Quindi prima di andare a credere cose di cui non sei sicura, prova a chiedere e vedrai che non tutti sono d’accordo con ciò che pensi» dice sorridendomi e non posso fare a meno di ricambiare. Con un pollice scaccia via quelle orribili lacrime che sono sfuggite al mio controllo.

Come un'illusioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora