Capitolo 4

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Sydney non vuole assolutamente ascoltare la spiegazione del professore. Non vuole ascoltare nessuno. L'unica cosa che fa è guardare fuori dalla finestra e pensare a quella strana famiglia vista di prima mattina. Non riesce a capacitarsi dell'effetto che le hanno fatto, non smette di pensare a quei volti. E questo non le piace.

Non si è mai interessata così tanto a nessuno. A nessuno. Soprattutto se le persone erano nuove in città. Ma ha un peso all'altezza del cuore, un dubbio che rimane fisso nella sua mente. Come mai è così presa da quei quattro individui? Perché?

La campanella suona, risvegliando la ragazza dai suoi pensieri; non ha sentito nulla del nuovo argomento, perfetto. Si alza ed esce dalla classe, recandosi prima all'armadietto e poi nell'aula di storia.

La prof entra con un leggero ritardo e si scusa con i suoi studenti, quindi apre il libro di testo e inizia a spiegare un nuovo periodo storico. Sydney cerca in tutti i modi possibili di seguire questa lezione, ma quella famiglia si impossessa ancora della mente della ragazza, impedendole di farle ascoltare buona parte della spiegazione.

Le è ancora impresso il sorriso spensierato della figlia più grande, così gioiosa di questo trasloco. Scaccia via le immagini che le si proiettano davanti, continuando così a prestare attenzione alla voce dell'insegnante.

~~~

Al rientro a casa, nemmeno Spike la accoglie. Probabilmente sarà fuori a passeggio, ma la rossa ci rimane lo stesso male. Non voleva una di quelle accoglienze meravigliose, ma almeno un minimo le sarebbe piaciuto.

Sale in camera sua e si affaccia alla finestra. Questo pomeriggio Sydney si sente più invisibile del normale, e non sa il motivo. Non crede sia per l'arrivo di quella famiglia, ma più per una causa esterna a quel problema.

Si sente vuota, priva di animo e vita. Nemmeno la musica riesce a farla sentire meglio, nemmeno il silenzio riesce a placare quella sensazione di vuoto intorno a lei. E pensare che il silenzio equivale a calma e serenità per la ragazza.

I suoi occhi azzurri, dalle mille sfumature, sono più spenti, più addolorati. Normalmente, sebbene la sua vita sia invisibile, il suo sguardo non è mai perso nel vuoto, non è mai senza alcuna emozione.

Il suo stato d'animo, triste e malinconico, ora sembra non esistere, pare che sia scomparso anche quello. Un'altra cosa che scompare dalla vita di Sydney.

Guardando nel giardino sul retro dei vicini, scorge la ragazza della mattina e la sorellina che giocano a palla. Sembra interessante, tuttavia non ha il coraggio di andare a chiedere di unirsi a loro, poiché sa che, essendo invisibile, glielo negherebbero.

Sospira, serrando le tende e sedendosi sul letto, quando sente la porta d'ingresso aprirsi e un abbaio echeggiare per l'abitazione. Immediatamente scende in salotto, andando incontro al cane; i suoi genitori hanno dei fogli in mano, ma la ragazza non ci fa tanto caso, sarà lavoro come al solito.

- Caro, potresti lavare tu Spike? Io non posso in questo momento. -

- Ora sono occupato anch'io, John mi ha chiamato per una questione importante di lavoro. - rbatte il marito - Ci penseremo dopo. -

A Sydney viene quindi in mente di fare lei il bagno al cucciolo, quindi lo porta in bagno; apre l'anta dell'armadietto, prendendo il sapone e la spazzola, e inizia a lavare Spike. Quest'ultimo, vedendo la padroncina abbattuta, le lecca la guancia, infondendole un po' di felicità; la rossa, però, accenna solo un sorriso, per poi continuare ad insaponarlo.

Finito sia il bagno sia l'asciugatura, provvede ad una rilassante doccia per lei. L'acqua le scorre lungo la pelle chiara, le lacrime si fondono con le goccie, i suoi pensieri con il calore. Si guarda le braccia, i polsi, le mani, sentendosi di troppo. Freme dalla voglia di corrodere la sua candida pelle, facendo fuoriuscire il rosso che le scorre nelle vene, ma si trattiene. Pensa che, facendolo, starebbe al gioco di tutti quelli che la ignorano; crede che starebbero meglio se sapessero che lei sfregi il suo corpo.

Dopo essersi lavata, esce dalla doccia, coprendosi con l'accappatoio; quindi si mette il pigiama e si asciuga i capelli. Dovrebbe tagliarli, sono diventati troppo lunghi per le e difficili da pettinare.

Il campanello suona, ma Sydney non si scomoda. Sa benissimo che nessuno la considererebbe; in più, ci sono in casa i suoi genitori e potrebbero andare loro ad aprire.

Ma lo squillo si fa più insistente, costringendo la ragazza a scendere e aprire la porta. Davanti si trova una giovane dai capelli castani mossi e gli occhi scuri, il viso gioioso; tra le mani porta un vassoio di biscotti, probabilmente fatti in casa.

- Ciao, io sono la nuova vicina, Demetria. Mia mamma ha cucinato con le sue mani questi biscotti; da noi si fa così quando si cambia casa. - si presenta velocemente.

Sydney non dice niente, non è abituata a questo. Nessuno l'ha mai salutata e ora le sembra impossibile.

- Che c'è? Il gatto ti ha mangiato la lingua? - scherza.

La rossa rimane ancora zitta, senza pronunciare alcuna parola. Fortunatamente i suoi genitori ritornano giusto i quel momento, interrompendo quel clima di tensione che si stava creando.

- Ciao, tu sei la nostra nuova vicina? Io sono Caroline, e lui è mio marito Markus. Siamo felici di conoscerti. -

Sydney, però, non sente più un'altra parola di quella conversazione, scappando in camera. Una ragazza le ha parlato. Una ragazza le ha rivolto la parola. Come è possibile? Come?

Ancora scossa, con queste domande si addormenta, sognando tutta la notte quegli occhi così indagatori e curiosi.

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