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La vita da fidanzati era complicata.
Ancora di più quella da sposati.

E si sa, un veterinario ossessionato coi procioni e un cupido, per non dire disoccupato, può sembrare stramba.

Tenendo conto che sono entrambi uomini.

Ma tra loro c'è sempre stato un amore infinito.

Ranpo, ai tempi del fidanzamento, era sempre stato quello a prendere l'iniziativa.

Poe era timido, molto timido, soprattutto le prime volte.

Ma si sa, con il tempo si prende confidenza.

E così fu anche per loro due.

Dopo qualche appuntamento finalmente si diedero il loro primo bacio.

E, a differenza degli altri fidanzati che Poe aveva avuto nel corso del tempo, Ranpo fu l'unico ad accettare la sua strana "ossessione" per i procioni. Dopo 7 anni di fidanzamento, i due si sposarono.

Ranpo era solito a fare il "cupido" della situazione. Quindi disse al marito che, prima o poi, si sarebbe fatto pagare per questo. Ma per ora, l'unico che lavorava, era proprio Poe.

Faceva il veterinario.

Sin da piccolo amava gli animali, e aveva il desiderio di prendersi cura di loro.

Così studiò per diventare veterinario, e ci riuscì, diplomandosi con un ottimo voto.

Poi conobbe quello che sarebbe stato il suo futuro marito.

Dopo tante amicizie false, fidanzati stronzi, e relazioni finite male, Edgar Allan Poe non credeva più nell'amore. Ma quando conobbe lui, ovvero Ranpo Edogawa, si dovette ricredere.

Si era innamorato.

E la cosa che lo spinse a dichiararsi, fu il pensiero di poterlo perdere.

Era l'ultima cosa che voleva.

Era stanco di piangere notti e notti per ragazzi che non lo meritavano.

Per fortuna, il suo amore era ricambiato.

Iniziarono una relazione piena di dolcezza, amore e procioni.

A volte Ranpo si ritrovava qualche procione in faccia, appena era sveglio.

I loro ricordi insieme erano per lo più felici.

"Come ti ho già detto, oggi ho curato quattro gatti, due cani e-"
"Amore." Cercava di farsi ascoltare Ranpo.

"No, aspetta, non erano due cani. Erano tre."

"Amore." Lo chiamava.

"O forse-" Continuava Poe.
"Amore."

"Sì?" Finalmente "cupido" riuscì a farsi ascoltare.
"Mi dispiace così tanto interrompere il tuo racconto sulla tua fantastica giornata di lavoro, mi interessa, davvero, ma in questo momento mi sto cagando sotto."
"Vai in bagno."
"Grazie."

Questi erano i loro ricordi.

Felici.

Ma, intanto, una coppia appena fidanzata da un giorno, si trovava già in crisi.

"Akutagawa-San!" Lo rimproverava Atsushi.

"Che c'è?"
"Non è il momento di dormire! Devi scrivere! Abbiamo una scadenza!"
Ryū alzò la testa, di malavoglia, e accese il suo computer.

Forse il suo ragazzo aveva ragione.
Dormire in ufficio non era la scelta migliore.
Soprattutto dopo una nottata di coccole.

"A che punto sei?" Gli chiese l'assistente, guardando lo schermo del computer dello scrittore.

"Ho quasi finito. Mi manca l'ultimo capitolo." Rispose Ryūnosuke, sicuro di sé stesso.

"Riesci a finirlo entro oggi?"

"Sì. Non preoccuparti." Lo rassicurò Ryū.
"Più che altro, è meglio che tu vada dal tuo amichetto."
"Intendi Chuuya?"
"Sì. Prima l'ho visto piangere in bagno. Ho fatto finta di nulla. So già che probabilmente mi avrebbe ammazzato." Era davvero preoccupato.

Non aveva mai visto Nakahara piangere prima d'ora.

Che era successo?
"Allora...vado da lui."
"Sì, va bene."

Detto questo, Atsushi corse di fretta fuori dalla stanza, e si recò in bagno, preoccupato per quello che avrebbe visto.

Aprì la porta del bagno. Chuuya era davvero lì.

Seduto a terra, con la testa abbassata, a singhiozzare.

Vederlo piangere lo rattristava.

"Chuuya? Che hai?"

Our Days, Our Dreams| [by: @ieahboih]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora