"Harry, potresti smetterla di guardare fuori dalla porta ogni due minuti?"
Harry si voltò con un broncio, chiudendo la porta.
Ed era fermo sullo stipite della porta del soggiorno e lo osservava con un'espressione calma. Aveva le braccia incrociate ed era già in pigiama, i capelli rossi in disordine.
"Ma, Ed," gli ricordò Harry, voltando le spalle alla porta principale. "Oggi è il giorno."
"È mezzanotte e venti minuti," gli fece notare Ed. "Non apparirà magicamente alla tua porta."
Il riccio si guardò alle spalle mentre andava in cucina, controllando se Ed lo stesse seguendo. Il loro appartamento non era così grande; anche se Ed non lo avesse seguito, avrebbe comunque sentito ciò che gli avrebbe detto. "Ah davvero? Devo forse ricordarti che la tua anima gemella è apparsa fuori da quella esatta porta laggiù a mezzanotte e ventidue minuti?"
Ed sorrise quando si sedette su una delle sedie nella loro piccola cucina. "Questo non significa che sia così per tutti."
"Potrebbe essere così per me," Harry mise su il bollitore e prese due tazze da uno scaffale.
"Non abbiamo ordinato nulla, però." Ed batté le dita contro il piano del tavolo. "Ma potremmo, se vuoi?"
Harry rifletté su questo per un momento. Non aveva voglia di mangiare, però. E comunque era stato diverso per Ed. Quel giorno avevano organizzato una piccola festa, avevano invitato amici per una competizione di FIFA. La cosa si era un po' intensificata, dal momento che non avevano mai programmato che una normale serata si trasformasse in musica ad alto volume e drink e cibo; ma ciò aveva portato Ed a incontrare la sua anima gemella. A quel tempo Athina lavorava in un servizio di consegna di pizze e le era capitato di consegnare la loro pizza.
Ed aveva detto di averlo capito dal momento in cui aveva aperto la porta e l'aveva vista dall'altra parte.
Harry avrebbe voluto che fosse così facile anche per lui.
"No," rispose quando il bollitore che tintinnava con l'acqua bollente lo fece uscire dai suoi pensieri. "Non ho nemmeno fame."
Ed annuì. "Bevi il tuo tè e vai a letto, Harry," disse calmo. "Qualunque cosa tu faccia domani, la incontrerai. È il destino."
Prendendo un respiro profondo, Harry versò dell'acqua nelle tazze e ne porse una a Ed. "Ci sono persone che si incontrano ma non si riconoscono, sai?"
"Ma il destino vi farà incontrare ancora e ancora," lo rassicurò Ed. "Non puoi perdere la tua anima gemella, Harry. È là fuori, e oggi la incontrerai."
"Penso che sia un uomo," mormorò il riccio, il pensiero lo colpì all'improvviso. Si accigliò leggermente, ascoltando il suono di quella frase.
"E a te va bene?"
Il giovane annuì, sorseggiando il suo tè che era ancora troppo caldo. Il liquido bollente gli fece formicolare le labbra e pizzicare la lingua. "Sì."
"Rende le cose complicate, sai," gli ricordò Ed a bassa voce. "Ma non impossibile. Il sistema supporta anime gemelle dello stesso sesso."
"Lo so. Andrà tutto bene." Harry fece un respiro profondo. "Andrà bene."
"Vai a letto, allora. E non dormire fino a tardi." Ed ammiccò quando si alzò dalla sedia. "Hai un grande giorno davanti a te."
Harry sorrise, guardandolo tornare nella sua camera da letto e restando in cucina ancora un po'.+++
Ovviamente si svegliò tardi la mattina dopo. Era andato a letto solo verso le tre del mattino, la mente troppo occupata a controllare ogni possibile risultato della giornata. Quando finalmente si era addormentato, si era sentito come se avesse corso una maratona, troppo esausto anche solo per mettere la sveglia.
L'orologio del suo cellulare segnava le sette e trentasei, e il giovane gemette, mettendosi a sedere. Si strofinò una mano sul viso e pensò di restare a letto per un minuto ancora. Era un'opzione plausibile. Ma poi contemplò le sue opzioni, e non c'era modo che potesse saltare il lavoro oggi.
Era il compleanno di Nate e Harry aveva promesso che non se lo sarebbe perso.
A parte questo, tutti gli avevano detto che cambiare il suo programma era inutile. Oggi avrebbe incontrato la sua anima gemella, qualunque cosa avesse intenzione di fare. Lo avrebbe fatto - il destino si sarebbe assicurato che accadesse.
Si alzò dal letto per vestirsi velocemente e, con un toast imburrato freddo tra i denti, lasciò l'appartamento solo venti minuti dopo. Era ancora in tempo, ma decise comunque di prendere la sua bicicletta per assicurarsi che non sarebbe arrivato in ritardo.
Quando arrivò, le porte erano già aperte e Barbara era in piedi davanti alla porta mentre parlava con una donna. Harry si unì a loro con un amichevole "Buongiorno!"
Entrambe le donne si voltarono verso di lui e Barbara sorrise gentilmente. I suoi lunghi capelli castani erano raccolti in una crocchia disordinata, alcune ciocche libere di scivolare sul suo viso. Oggi non era truccata, notò il giovane.
"Harry," disse. "La signora Wyatt stava proprio chiedendo di te."
"Mr Styles," lo salutò la donna, la sua espressione aperta e gentile. "Si tratta di Nate."
"Non dimenticherei mai il suo compleanno, signora Wyatt," disse subito Harry, sorridendo. Non avrebbe dimenticato nessun dettaglio di quella giornata, ma lei non doveva saperlo. "In realtà ho qualcosa in programma con il resto del gruppo."
"So che non lo dimenticheresti," rispose, sospirando leggermente. "Il fatto è che- non vuole festeggiare il suo compleanno."
Il riccio sbatté le palpebre, sistemandosi la borsa sulla spalla. "Che cosa?"
"Beh, mio figlio maggiore ha compiuto diciotto anni la scorsa settimana," spiegò la signora Wyatt. "E Nate si è spaventato un po' per l'intera faccenda della lettera."
"Cosa c'è di spaventoso in questo?" Chiese Barbara.
"Quella di Oliver era vuota," disse la signora Wyatt a bassa voce, con un'aria incredibilmente ferita. "Non avrà un'anima gemella. Nate non è abbastanza grande per capire tutto, ma ha capito che la lettera portava cattive notizie."
"Mi dispiace sentirlo," mormorò Harry, prendendole la mano per istinto. Non riusciva nemmeno a immaginare come può essere stato per quel ragazzo ricevere una lettera vuota - sapere che sarebbe stato solo per tutta la vita.
"Grazie, tesoro," disse con un sorriso triste e un'alzata di spalle. "Ora, Nate ha deciso di fingere che non sia il suo compleanno. Dice che in questo modo, non riceverà una lettera malvagia."
Harry annuì, mordendosi il labbro. "Allora, vuole che noi stiamo al gioco?"
"Preferirei che si godesse il suo compleanno," ammise la signora Wyatt. "Gli abbiamo spiegato che passeranno anni prima che lui possa ricevere una lettera. Non ha capito del tutto, credo."
"Ha solo quattro anni," dichiarò Barbara, guardando Harry.
"Gli parlerò io," promise Harry, stringendo con decisione la mano della signora Wyatt. "Cercherò di fargli capire."
"Mi dispiace davvero se vi darà problemi oggi," si scusò la signora Wyatt, sospirando leggermente e stringendo la mano di Harry. "Se non riuscirà a capire, per favore lasciatelo solo, sì? Non vorrei che si arrabbiasse più di quanto non sia già."
Harry annuì e sorrise mentre si congedò. Rimase con Barbara ancora per un po', entrambi incerti su come affrontare la questione.
"Vuoi che rimanga con te?" Chiese Barbara dopo un momento.
Harry scosse la testa. "Prima parlerò con lui da solo."
Entrarono e Harry si tolse la giacca di pelle leggera per riporla nell'ufficio dell'insegnante e Barbara entrò nella loro classe. Erano responsabili di un gruppo di bambini dai tre ai cinque anni, un gruppo di bambini energici, un po' più bambini che bambine in questi giorni, che erano tutti entrati nel suo cuore.
Entrò nella stanza principale e immediatamente una manciata di bambini piccoli si avvicinò a lui, parlando contemporaneamente.
"Harry, la mamma ha detto che domani andiamo in vacanza!"
"Possiamo giocare di nuovo con le macchine da corsa, Harry?"
"Il mio ginocchio si è fatto la bua. Bacino per farlo stare meglio?"
"Nate non vuole che gli dia un abbraccio di buon compleanno."
Harry decise di occuparsi prima delle due questioni più urgenti. Si sedette su una delle sedie in miniatura e sollevò Mallory per farla sedere sulle sue ginocchia e posare delicatamente una mano sul ginocchio per lenire la bua.
"Nate ti ha detto perché non vuole un abbraccio di buon compleanno?" Chiese poi a Dave, il migliore amico di Nate.
Dave scosse la testa. "Mi ha colpito."
Harry tese una mano per arruffare i capelli neri del bambino. "Ti ha colpito?"
"Solo un po'. Non mi ha fatto male," ammise Dave, con un'aria incredibilmente triste.
"Parlerò con Nate," promise Harry. "Vedremo cosa c'è che non va e come potremmo aiutarlo, okay?"
Dave annuì, la pura speranza che brillava nei suoi occhi. Il riccio si voltò verso Mallory in grembo. Aveva grandi occhi azzurri, incorniciati da ciglia folte e scure, e lo osservava con pazienza. I suoi capelli biondi erano legati in due codini oggi, fiocchi verdi li tenevano fermi.
"Cos'è successo al tuo ginocchio, amore?"
Mallory indicò la finestra. "Sono caduta. Sulla pietra."
Harry fece una smorfia per mostrarle compassione. "Sanguinava?"
"No," disse. "La nonna ha detto che non è niente di brutto. L'ha baciata."
Il suo discorso non stava andando bene come quello degli altri bambini. Si chinò per premere un bacio sul suo ginocchio. "Dovresti fare qualcosa di divertente per dimenticartene."
"Possiamo giocare a quel gioco dell'ultima volta?"
Harry sapeva esattamente quale intendeva- tutti i bambini adoravano il gioco della rana. "Certo, Lory. Perché non chiedi agli altri chi è pronto per giocare?"
Lei era raggiante e gli saltò in grembo – il suo ginocchio era ovviamente a posto – e corse verso i suoi amici. Harry si prese un momento per ascoltare Maggy e Jessica prima di arrivare finalmente a Nate.
Sedeva in un angolo, le spalle alla stanza, le braccia incrociate davanti al petto.
"Ehi Nate," disse allegramente, sedendosi accanto a lui. "Come stai oggi?"
Nate gli lanciò un'occhiata, ma non rispose.
"Dave ha detto che l'hai colpito," Harry decise di procedere. Avrebbe lentamente introdotto l'argomento. "È vero?"
"No," disse Nate. "L'ho spinto."
"Penso che ti sei dimenticato della regola numero quattro?"
"Prendere a calci, colpire e spingere altre persone non è carino. Le scuse sono d'obbligo," il bambino citò le regole della loro classe.
"Esattamente." Harry annuì e allungò una mano per toccare la spalla di Nate. "Allora perché hai spinto Dave?"
Nate rimase in silenzio per un altro momento, la sua bocca formò una linea sottile. Poi guardò Harry, un cipiglio inciso sui suoi lineamenti. "Ha detto che è il mio compleanno."
"Oh, davvero?" Il riccio sbatté le palpebre, sapendo di sembrare ridicolo. Non era un grande attore.
Nate sembrò cascarci, però, gli occhi spalancati e la bocca in un piccolo broncio. "Lo hai dimenticato?"
Harry non ha mai dimenticato i compleanni dei suoi bambini. Li conosceva tutti. Avrebbe sempre preparato qualcosa per ciascuno di loro per rendere la giornata un po' più speciale. Se qualcuno dei bambini compiva gli anni, quel giorno diventava speciale. C'erano torte, giochi e un giro in cui tutti dicevano qualcosa di carino sul bambino che compie gli anni.
"Non hai appena detto che non lo è?" Harry inclinò la testa, fingendo confusione. "O lo è?"
All'improvviso, il viso di Nate cadde e le lacrime gli brillarono negli occhi. "Amo quando è il mio compleanno. Ma non voglio una lettera che mi faccia piangere."
"Come tuo fratello?" Chiese Harry, avvicinandosi e accarezzando dolcemente la schiena di Nate. "Era molto triste?"
Nate annuì. "Anche mamma e papà. Io non voglio essere triste."
"Ma sai che non riceverai una lettera del genere per molto tempo, Nate," gli ricordò Harry.
"Forse se tutti si dimenticheranno del mio compleanno, anche la lettera lo dimenticherà?"
Il riccio sorrise dolcemente. Non c'era modo che sarebbe successo. Ma come avrebbe dovuto spiegare questa istituzione a un bambino di quattro anni? Non era abbastanza grande per capire che il suo nome era in un sistema e che la lettera lo avrebbe raggiunto, indipendentemente da dove si trovava o cosa faceva.
Sarebbe arrivata.
"Sai, ero molto eccitato quando ho ricevuto la mia lettera," disse invece. "E ancora più emozionato quando ho scoperto la data."
Il bimbo lo guardò con curiosità. "Veramente?"
Harry annuì, assumendo un'espressione seria. "È una buona cosa, Nate. Ti dice quando incontrerai la tua anima gemella. È qualcosa di grandioso."
"Hai incontrato la tua anima gemella?"
"Ti dirò una cosa," Harry abbassò la voce. "La incontrerò oggi."
Nate lo fissò sorpreso. "Oggi?"
"E penso che sia assolutamente un buon segno il fatto che oggi sia anche il tuo compleanno. Cosa potrebbe mai andare male in una giornata come questa?"
"Lo pensi davvero?" Nate sbatté le palpebre, la sua espressione aperta e speranzosa.
"Amore," disse il giovane, sorridendo dolcemente e spostando una ciocca bionda dalla fronte del bambino. "Non hai nulla di cui aver paura. La tua lettera conterrà buone notizie. Ne sono sicuro."
Il labbro inferiore di Nate iniziò a tremare e Harry lo tirò rapidamente contro di lui, lasciandolo seppellire il viso contro il suo petto. Singhiozzò un po', ma presto le lacrime scomparvero.
"I miei genitori non si arrabbieranno?" Chiese Nate.
"Certo che no," assicurò Harry, sentendosi profondamente dispiaciuto per lui. Capiva perché i genitori di Nate non potevano nascondere la loro delusione. Non che fossero delusi dal loro figlio, però. Erano soltanto tristi per lui. Probabilmente era una differenza difficile da capire per un bambino di quattro anni. "Non sono arrabbiati nemmeno con tuo fratello, amore. Sono solo tristi perché lui è triste. Non vogliono che nessuno di voi sia triste."
Nate annuì lentamente.
"E non vogliono dimenticare il tuo compleanno. Ti amano e vogliono festeggiare il tuo compleanno con te."
"Mi dispiace," mormorò Nate, guardando in basso.
"Non devi dispiacerti. Pronto per ricevere il tuo abbraccio di compleanno da Dave adesso?" Chiese il riccio dopo che Nate si era tirato indietro, strofinandosi le mani sul viso.
Il cenno del capo del bimbo fu un po' a scatti. Adesso era ovviamente eccitato.
"Ma non dimenticare di scusarti per averlo spinto prima, okay?"
"Sì," disse Nate e corse via.
Harry sorrise leggermente, guardandolo unirsi a un gruppo di bambini e lasciando che lo abbracciassero.
Il telefono squillò proprio in quel momento e Harry fece capire a Barbara con un cenno che ci avrebbe pensato lui, così lei poteva continuare a mostrare a un gruppo di ragazze come ritagliare il loro disegno di Lady Bug.
"Buongiorno. Asilo nido Flower Garden, parla Harry Styles," disse distrattamente mentre continuava a guardare il gruppo intorno a Nate.
"Harry, buongiorno," una voce femminile gentile rispose dall'altro capo. "Sono Lottie Tomlinson."
"Oh. Ciao, Lottie," disse il giovane con un sorriso. "Il ginocchio di Lory sta bene. Non c'è bisogno di preoccuparsi."
Ci fu silenzio per un momento. "Il ginocchio? È caduta?"
Lottie Tomlinson era il genitore più giovane con cui Harry avesse mai lavorato. Era molto più giovane di lui, aveva avuto Mallory quando aveva solo diciassette anni. Era sempre allegra, presente a tutte le attività che programmavano con i bambini e disponibile quando avevano bisogno di pareri da parte del consiglio dei genitori.
Mallory era la bambina più adorabile e ben educata che lui conoscesse. Era sempre gentile e rispettosa. Lottie aveva sicuramente fatto un ottimo lavoro nel crescerla.
"A quanto pare è caduta questa mattina a casa," spiegò Harry.
"Forse non era troppo grave, altrimenti mia madre me lo avrebbe detto," disse Lottie. "Senti, ti chiamo perché ho un impegno a lavoro che mi terrà qui fino a tardi. Non potrò venire a prendere Mal."
Il riccio annuì. "Va bene, annoto che verrà sua nonna a prenderla oggi."
"No, non può oggi," disse Lottie. "Verrà mio fratello."
"Oh," Harry sorrise. "Il famoso zio Louis."
Lei ridacchiò piano. "È il suo preferito. Scommetto che parla di lui tutto il tempo."
"Molto, sì," confermò Harry. "Mi ha detto che è un vero supereroe."
"La cosa triste è che Mal non è l'unica a crederlo."
Harry rise, scribacchiando dietro il nome di Mallory il fatto che sarebbe stata prelevata da suo zio oggi. "L'ho annotato."
"Fantastico, grazie. Ci vediamo domani," cinguettò Lottie.
"Domani," ripeté Harry e poi riattaccò.
Guardò i bambini sparsi per la stanza. Alcuni si sedettero al tavolo con Barbara, altri nell'angolo 'delle coccole' - come chiamavano l'enorme materasso ad acqua dove erano ammucchiati cuscini e giocattoli di peluche - e altri giocavano sul tappeto.
"Okay, bambini," disse Harry ad alta voce, attirando l'attenzione di tutti. "Chi ha voglia di cantare tanti auguri a Nate?"
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Nameless Night (Italian Translation)
FanfictionPer il loro diciottesimo compleanno, ogni persona riceve una lettera che recita una semplice data. Questa è la data in cui incontrerai la tua anima gemella. Harry e Louis hanno credenze diverse, vivono in mondi diversi e hanno sogni, speranze e paur...