Capitolo otto

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"Harry?"Distogliendo lo sguardo dal piatto, Harry guardò Barbara

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"Harry?"
Distogliendo lo sguardo dal piatto, Harry guardò Barbara.
"Sembri un po' distratto," sottolineò la ragazza. "Non ti senti bene?"
Harry pensò al giorno prima, a come quella donna terribilmente fredda e spietata avesse infranto tutti i loro sogni. Pensò a sua madre che faceva progetti per il matrimonio con Jay durante la cena, a Gemma che faceva giochi stupidi con i gemelli. Pensava al sorriso teso di Louis ogni volta che sua madre aveva una nuova idea per il matrimonio. Il matrimonio che non si sarebbe mai celebrato.
Il riccio fece un respiro profondo, il suo cuore si spezzò di nuovo quando si ricordò che Lottie gli aveva chiesto se Mallory potesse chiamarlo zio. Avrebbe senso, aveva detto.
Naturalmente avrebbe senso. Se Harry e Louis fossero vere anime gemelle, avrebbe molto senso.
Lanciò un'occhiata a Mallory, guardandola sgranocchiare le sue carote mentre parlava con Jessica.
"Harry?" Barbara lo incitò, preoccupazione nella sua voce.
"Sto bene," disse Harry, concentrandosi di nuovo su di lei. "Scusami."
"Mi aspettavo di trovarti al settimo cielo oggi," ammise Barbara. "Sembri stare piuttosto giù, però."
"Ho dormito troppo poco," mentì lui, scuotendo la testa. "Le nostre famiglie sono rimaste fino a tardi, e poi le pulizie hanno richiesto un'eternità." Disse scrollando le spalle.
Barbara sorrise, facendogli l'occhiolino. "E scommetto che dopo hai avuto la brillante idea di trascorrere la prima notte da coppia quasi sposata nel modo più sexy possibile."
Il cuore di Harry sprofondò di nuovo e il ricordo di Louis che sembrava completamente infelice, di se stesso che si sentiva altrettanto male, riaffiorò. Erano stati goffi l'uno intorno all'altro per alcuni minuti, poi Louis aveva allungato la mano e lo aveva soltanto stretto. Dopo di che, dissero che sarebbe andato tutto bene.
Tuttavia, niente andava bene.
"Sì," rispose debolmente.
"Quando io e Niall ci fidanzeremo, lo legherò al nostro letto per una settimana," disse Barbara, la voce bassa in modo che nessuno dei bambini potesse sentire. "Immagino di non poterti biasimare per essere esausto oggi."
Il riccio tentò di sorridere, voltandosi rapidamente dall'altra parte per controllare i bambini che avevano già finito il loro pranzo. Sperava che Barbara non si accorgesse che non era la pura felicità a distrarlo da tutto il resto, quel giorno. Sperava che lei non si rendesse conto che non aveva più idea di come tenere insieme il suo mondo.
"Harry," disse Mallory, tirandogli la manica. Si accovacciò accanto a lei, prendendo un tovagliolo per toglierle un po' di salsa dalla guancia. "Posso dirlo a Jessica?"
"Dirle cosa?" Harry voleva sapere.
"Che ora ti chiamo zio Harry," sussurrò come se fosse il suo segreto meglio custodito.
E lo era. Lottie le aveva ricordato più volte ieri sera che avrebbe dovuto chiamare Harry zio solo a casa, non all'asilo. Mancava solo una settimana, però, poi sarebbe andata in vacanza prima di iniziare l'ultimo anno di scuola materna a settembre.
Non dovrebbe essere troppo grave se di tanto in tanto le scivolava fuori quella parolina. E forse più lo diceva, meno avrebbe spezzato il cuore di Harry ogni volta che lo faceva.
"Puoi," disse quindi. "Ma ti ricordi le regole?"
"Solo a casa," rispose prontamente Mallory.
Harry annuì, stringendole delicatamente la mano. La guardò mentre si voltava verso Jessica, balbettando la notizia in modo eccitante. "Harry sta per sposare mio zio Louis e..."
Si toccò il braccialetto intorno al polso, cercando di non pensarci. Ma come avrebbe potuto non pensarci? Come avrebbe potuto dimenticare che aveva chiesto a Louis di sposarlo e Louis aveva detto di sì, aveva detto che lo avrebbe sposato in ogni possibile universo, che sarebbe stato sempre lì - solo per poi vedere il loro sogno infranto in un ufficio del registro perché quei documenti portavano il nome di qualcun altro.
Sulla via del ritorno a casa, si fermò ad un Asda, decidendo che voleva cucinare un dolce. Fare dolci lo aveva sempre aiutato a distogliere la mente dalle cose. Si sarebbe schiarito le idee e sarebbe tornato al punto in cui si trovava la scorsa notte, quando Louis lo teneva stretto a lui e gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
Prese un cestino e iniziò dalla sezione frutta e verdura. Già che c'era, potrebbe anche preparare qualcosa di carino per cena. Louis adorava le sue fajitas, e non le facevano da secoli.
Nel momento in cui si allungò per prendere una mela, la sua mano urtò quella di qualcun altro. Harry si affrettò a ritirare la, scusandosi. "Scusatemi," disse, voltandosi leggermente.
Di fronte a lui c'era Luke, che sembrava un po' sorpreso. I suoi capelli erano tirati indietro, i suoi occhi castani fissi sul suo viso.
"Uhm," disse il riccio, prendendo un respiro profondo. Era troppo presto. Troppo presto. Non aveva pensato a cosa fare. Non aveva un piano per una situazione come questa. "Ciao."
"Harry," disse Luke, con un tono caldo nella voce. "È bello vederti."
Annuendo, il giovane fece un passo indietro. "Sì, assolutamente," mentì. Si guardò intorno, cercando di trovare qualcosa su cui concentrarsi al posto di Luke.
"Lavoro finito per oggi?" Chiese Luke, apparentemente ancora loquace.
"Sì, in realtà," rispose Harry, stringendo più forte il suo cestino. "Devo davvero fare in fretta. Io sono-"
La mano di Luke fu come un fulmine, e si protese verso di lui prima ancora che il riccio l'avesse vista arrivare. Lo sguardo sul suo viso era severo, un po' di meraviglia nei suoi occhi, e la sua voce era solo un sussurro. "Finalmente l'hai capito."
Harry voleva continuare a recitare. Voleva fingere di non sapere di cosa stesse parlando Luke. Non gli uscì niente dalla bocca, però.
"Cazzo, Harry," continuò il ragazzo, stringendo più forte il suo polso. Poteva sentire il metallo delicato del suo braccialetto scavare nella sua pelle. "Ho aspettato più di un anno che te ne rendessi conto." Rilasciò una risata tremante. "All'inizio pensavo di sbagliarmi, ma sicuramente sei arrivato prima di mezzanotte. E quando sei tornato e ho scoperto che avevamo davvero la stessa data, sapevo che eri tu. Lo sapevo, Harry."
Un po' sopraffatto, Harry poté solo fissarlo. Pensò a tutte le volte che Luke aveva detto che la sua anima gemella non aveva ancora capito. Sentiva male allo stomaco.
"Non mi hai risparmiato una sola occhiata, Harry," continuò Luke, il suo tono incredibilmente triste. "Voglio dire, eri così deciso che fosse Louis che non sai nemmeno che forse, se ti prendessi il tempo per guardarmi davvero, scopriresti che sono la tua vera anima gemella."
Luke si passò la mano libera tra i capelli. Harry guardò i capelli ricadere nella stessa posizione di prima, una ciocca sciolta che cadeva sulla fronte del giovane. "Ho letto molte cose sull'argomento, e talvolta le persone confondono qualcun altro per la loro anima gemella a causa dei segnali sbagliati. Immagino che tu abbia tutti i segnali sbagliati con Louis. Ma ora lo vedi, giusto?"
Harry non aveva visto niente. Voleva andare via, ma i suoi piedi non si muovevano, e voleva dire a Luke che aveva torto, ma le sue labbra erano insensibili.
"Harry?" Chiese Luke, accigliato. Il pollice del ragazzo accarezzò gentilmente il suo polso, come per dare conforto.
Harry si sentì ancora più male.
"Stai bene?" Luke si avvicinò.
"Devo andare," mormorò, le parole gli stridette in gola. "A casa," aggiunse, pensando a Louis.
Senza dire un'altra parola, fece un passo indietro, lasciando il cestino dov'era. Luke gli lasciò il polso, un cipiglio inciso tra le sopracciglia.
"Ma," iniziò Luke. Harry non sentì il resto, i suoi piedi si muovevano da soli verso la porta.
Risalì in bicicletta, senza nemmeno accendere la musica. Continuò soltanto a pedalare verso quel posto in cui sapeva di essere al sicuro. Quell'unico posto dove niente di tutto questo significava che la sua vita era stata rovinata. Quell'unico posto dove non si sentiva un criminale; dove non doveva mentire. Dove non pensava di essere sbagliato.
Casa.

Nameless Night (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora