Capitolo dieci

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"Come ti senti?" Chiese Anne, mettendo una tazza di tè davanti a Harry

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"Come ti senti?" Chiese Anne, mettendo una tazza di tè davanti a Harry.
"Bene," rispose lui, facendole un rapido sorriso.
"Come è andata al lavoro?" Continuò lei.
"Tutto bene," Harry scrollò le spalle. "Niente di straordinario."
Anne annuì, accavallando le gambe. Guardarono il programma in TV per un po', entrambi sorseggiando il loro tè.
"Smettila di preoccuparti tutto il tempo," mormorò Harry. "Sto bene."
"In realtà sono preoccupata proprio perché sembri star bene," fece notare Anne. "Mi aspettavo che tu fossi... non lo so, tesoro. Un po' più emotivo."
"Ho preso una decisione perché non ero felice. Sto meglio ora," Harry rimase concentrato sulla televisione. Jessica Fletcher stava per risolvere il caso.
Suonava robotico, anche alle sue stesse orecchie. Sua madre sembrava essersi bevuta la cosa, però, e quella era la parte più importante. Se avesse avuto dei piccoli esaurimenti e momenti in cui stava per comporre il numero di Louis, momenti in cui era vicino ad abbandonare tutto e tornare a casa da lui - beh, quei momenti non avrebbe dovuto scoprirli nessuno.
Ogni singolo momento e ogni singola cosa gli ricordava Louis. Il castano odiava Murder She Wrote, ma lo guardava sempre con lui comunque. E di sicuro gli sarebbe piaciuto il tè al gelsomino, anche se affermava sempre che niente avrebbe mai superato il vero tè inglese. Harry sapeva che gli sarebbe piaciuto perché era il giusto mix di amarezza e dolcezza naturale. Si sarebbe anche coccolato contro di lui, perché fuori faceva freddo e pioveva. Probabilmente si sarebbero addormentati sul divano, svegliandosi a tarda notte e parlando finché non sarebbero stati di nuovo stanchi.
"Harry?"
Sbatté le palpebre, voltando la testa verso sua madre.
"Mi hai sentito?" Chiese, aggrottando leggermente la fronte.
"Scusa, stavo risolvendo il caso con Jessica," sorrise. "Che hai detto?"
"Hai visto Luke oggi?"
Harry distolse lo sguardo, guardando di nuovo lo schermo. "No."
Anne annuì di nuovo. "Dovresti davvero andare a parlargli."
"Non ancora," il giovane scosse la testa. "È troppo presto. Non ci riesco."
"Ho capito," disse Anne. "Prima abituati a essere te stesso. E poi vedremo cosa fare con Luke."
Harry annuì, prendendo la coperta e stendendola sulle ginocchia. Se chiudeva gli occhi, poteva sentire Louis scivolare su di lui, dita delicate appoggiate sul suo stomaco.
Ultimamente, evitava di chiudere gli occhi.
Voleva urlare. Se doveva essere completamente onesto con se stesso, voleva dire a sua madre quanto si sentiva male, quanto gli mancava Louis. Voleva dirle che si svegliava ogni mattina, pensando che si sarebbe voltato e avrebbe visto Louis accanto a lui, ancora addormentato. Che non riusciva a dormire la notte, e che sognava la voce, la risata e il tocco di Louis.
Aveva preso questa decisione, però, quindi non aveva il diritto di lamentarsi. Era meglio per tutti. Non sembrava ancora così, ma presto di sicuro sarebbe andata meglio per tutti.
Fu scosso dai suoi pensieri quando suonò il campanello. Anne si alzò e lasciò il soggiorno, borbottando qualcosa su Gemma. Harry la seguì, desideroso di abbracciare finalmente sua sorella. Non l'aveva vista nei due giorni trascorsi da quando aveva rotto con Louis.
Quando Anne aprì la porta, Jay si precipitò dentro, tenendo una scatola sopra la testa.
"La pioggia è orribile," esclamò, scuotendo tutto il corpo in un brivido.
"Jay," la salutò Anne, sembrando sinceramente sorpresa.
Il riccio non disse una parola.
"Scusa se mi intrometto in questo modo," si scusò Jay, passandosi una mano tra i capelli. Tese la scatola. "Ma comunque, ero nelle vicinanze e ho pensato di lasciarla qui. La tengo in macchina da settimane ormai."
"Oh, me ne ero già dimenticata," la rassicurò Anne, prendendo la scatola. Lanciò un'occhiata nervosa a Harry.
Jay si voltò e lo vide, il suo viso che si illuminava ancora di più. "Harry, amore, non ti avevo notato." Gli si avvicinò a braccia aperte. "Non ti vedo da una settimana, vero? Anche Louis è qui?"
Non lo sapeva. Fu tutto ciò che il riccio riuscì a pensare quando lei lo strinse in un caldo abbraccio. Odorava di pioggia e detersivo e del suo profumo caratteristico. Harry chiuse gli occhi per un momento, stringendola in risposta.
Quando Jay si tirò indietro, aggrottò la fronte, guardando oltre la spalla di Harry. "Avete litigato? Non hai un bell'aspetto, caro."
"Io-" iniziò il giovane. Non sapeva cosa dire.
Louis non gliel'aveva detto. Non c'era niente che avesse mai nascosto a sua madre, Harry lo sapeva. Louis e Jay erano così vicini, condividevano tutto. Avevano quel legame speciale tra madre e figlio e il castano non riusciva mai a tenerle un segreto.
Eppure non gli aveva detto che avevano rotto... e mille pensieri gli vorticavano nel cervello. Le preoccupazioni sciamavano nella sua testa, facendo stringere ancora di più il cuore, e sentiva il suo corpo debole.
Louis non l'aveva detto a Jay, e questo significava solo che non se la stesse passando bene. Probabilmente non se la stava passando affatto bene.
Ora, anche Jay sembrava sinceramente preoccupata. Guardò Anne e po di nuovo Harry. "Cosa c'è che non va, Harry? Cosa sta succedendo?"
Cercò di raccogliere il coraggio e dirglielo. Durante il tempo trascorso con Louis, aveva imparato ad amare tutta la sua famiglia. Jay gli era così cara e sapeva che qualunque bellissimo legate avesse stabilito con lei sarebbe svanito dopo quella confessione, distrutto, in un secondo.
"Noi-" Harry prese un respiro profondo, decidendo di essere il più onesto possibile. "Ho rotto con lui."
L'espressione della donna mutò.
Harry avrebbe voluto avere qualcosa da dire per far sembrare la cosa meno dolorosa di quella che era. Tuttavia, era da giorni che cercava quelle ragioni ed era abbastanza sicuro che non ce ne fossero. Era semplicemente doloroso.
"Non puoi," disse Jay con voce soffocata, scuotendo la testa.
Il riccio guardò sua madre. Aveva fatto qualche passo indietro, stringendo la scatola tra le mani e apparendo lei stessa piuttosto infelice. Era da solo in questo. Era lui che doveva spiegarlo a Jay. Era maledettamente ingiusto, ma poi di nuovo, probabilmente meritava tutto questo.
"Dovevo, Jay," disse piano, cercando di guardarla negli occhi.
"Ma perché? Che motivo ci sarà mai per rompere con lui, Harry?" Jay scosse la testa, portandosi una mano al viso. "Ti ama."
"Lo amo anch'io," disse subito Harry. Questo doveva esserle chiaro. "Sai che è così."
Jay lo fissò per un momento. "Allora perché? Pensavo che voi due voleste-"
"Non dovremmo," la interruppe Harry. "Stiamo agendo contro la legge, Jay. Era sbagliato."
"Sbagliato," ripeté Jay. Lanciò un'occhiata ad Anne e Harry non riuscì a leggere lo sguardo che si erano scambiate. Poi si voltò di nuovo verso di lui. "Dov'è lui adesso?"
"Non lo so," replicò sinceramente. "È rimasto nell'appartamento. Io sono tornato qui."
Jay lo guardò con delusione negli occhi, scuotendo di nuovo lentamente la testa. "Come hai potuto fargli questo, Harry?" Chiese tranquillamente.
Harry aveva voglia di piangere, con la gola che gli si stringeva, ardente per le lacrime che si accumulavano. "Non potevamo continuare così, Jay. Non ce la facevo più."
"Avrebbe fatto di tutto per te, Harry, ti avrebbe dato tutto," gli ricordò Jay. "Spero che tu lo sappia."
Detto questo gli diede un breve abbraccio; così breve che Harry non riuscì nemmeno a ricambiarlo. Se ne andò prima ancora che lui avesse alzato le mani. Poi la donna abbracciò Anne e si scambiarono alcune parole sommesse.
Voleva dire qualcosa, voleva dire tutto quello che aveva dentro di sé per far capire a Jay, per farle capire le sue ragioni. Era la mamma di Louis, però. Qualunque cosa avesse da dire, lei non lo avrebbe mai perdonato per aver ferito suo figlio.
"Non me l'ha detto," disse allora Jay, voltandosi a guardare Harry quando lei aprì la porta. "Spero che questo non significhi che abbia fatto qualcosa di stupido."
Il battito del cuore di Harry vacillò. Louis non lo avrebbe fatto. Non era il tipo di persona che si sarebbe fatto del male per un cuore spezzato. Una vocina nella parte posteriore della sua testa gli sussurrò che questo non era solo un cuore spezzato, che questo aveva fatto crollare entrambi i loro mondi.
E se Louis si fosse fatto del male?
Harry non aveva modo di scoprire come stava.
"Jay," gridò Harry, seguendola fuori dalla porta, vedendola fermarsi prima che potesse entrare in macchina. "Mi dispiace così tanto."
Jay fece un sorriso triste, scrollando le spalle. "Non dovresti dirlo a me, Harry."
Detto questo, salì in macchina e partì.
Quando Harry tornò dentro, sua madre era ancora dov'era prima, e gli rivolse uno sguardo comprensivo.
"È sua madre, dopotutto," spiegò il riccio prima che lei potesse dire una parola. "Mi aspettavo che si schierasse dalla sua parte. È naturale."
Anne rimase in silenzio per un altro momento, poi chiese "Ci sono anche delle parti da prendere in tutto questo?"
Harry non la guardò, pensando a quelle parole nella sua testa. "Vado a cena," disse invece, dirigendosi verso la cucina.
"Harry," sospirò Anne, seguendolo. "Va bene se tutto questo è un po' troppo per te. Va bene se non stai bene."
Harry le sorrise, scuotendo la testa. Doveva solo crederci lui stesso, doveva ricordare a se stesso che stava facendo la cosa giusta. Era abbastanza forte da accettare di lasciar andare Louis, oltre a perdere tutta la sua famiglia nel processo. Sapeva che sarebbe successo, si era preparato.
"Sto bene," disse, e sembrava un mantra.

Nameless Night (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora