Capitolo tre

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"Buongiorno!"Harry si voltò, vedendo Mallory correre verso di lui

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"Buongiorno!"
Harry si voltò, vedendo Mallory correre verso di lui. Lottie era dietro di lei, le mani nelle tasche della giacca.
"Buongiorno, Lory," la salutò Harry, accovacciandosi per guardare la bambina. "Hai passato un buon fine settimana?"
"Dal dottore," gli disse, ovviamente entusiasta di fargli conoscere ogni dettaglio. "Il dottore ha dovuto ricucire Pepper insieme."
Harry arrivò alla conclusione che Pepper fosse un animale domestico. "Pepper era ferito?"
Mallory annuì con un'espressione grave. "Sì."
"Mal," disse Lottie dietro di lei. "Perché abbiamo portato Pepper dal dottore?"
"Aveva una pietra nella pancia," replicò Mallory, sinceramente. "Il dottore l'ha tirata fuori."
"E Pepper sta già meglio?" Chiese Harry.
Mallory annuì. "Devo prendermi cura di lui e mettergli la crema sulla pancia. Mamma mette – mette-"
"Pillole," disse Lottie.
"La mamma mette le pillole nel suo cibo."
"Scommetto che starà bene presto se ti prendi cura di lui così bene," rifletté il riccio, increspando le labbra. "Dorme anche nel tuo letto?"
Mallory scosse la testa. "Dorme nella sua cesta con Salt."
Harry sorrise, annuendo. "Allora c'è anche Salt a prendersi cura di lui."
"Perché non entri, Mal?" Suggerì Lottie. Si chinò per accettare un bacio da sua figlia, poi Mallory si precipitò dentro.
Harry si alzò di nuovo e incrociò le braccia dietro la schiena.
"Allora," disse Lottie.
"Allora," ripeté lui. Aveva una mezza idea su cosa volesse dirgli Lottie, ma scelse comunque di fare lo stupido. "Presumo che Salt e Pepper siano i tuoi cani?"
"Gatti," lo corresse Lottie, guardandolo con curiosità. "Il mio fidanzato li ha portati con sé quando ci siamo trasferiti insieme. Mallory li adora."
"Avere animali domestici è davvero un bene per i bambini." Il riccio salutò un'altra madre che passava davanti a loro mentre accompagnava suo figlio dentro. "Sviluppa le loro abilità sociali."
"Hm," mormorò Lottie, incrociando le braccia. "Quindi."
Harry non poté fare a meno di sorridere. "Quindi."
"Louis ha detto che sei la sua anima gemella," riuscì finalmente a dire.
"Lo sono," confermò lui. Non era sicuro se lei ne fosse felice o meno.
"È stato incollato al cellulare per tutto il weekend."
Beh, certo che lo era stato. Anche lui non aveva messo giù il suo, dopotutto. "Abbiamo molto da recuperare," spiegò.
Un sorriso si diffuse sui lineamenti di Lottie. "È quello che ha detto anche lui."
"È un male?" Chiese Harry dopo un lungo silenzio tra di loro. "Non sembra che ti vada a genio questa cosa."
Lottie scosse la testa. "Penso che sia bellissimo, Harry. Sei fantastico. Vorrei solo averlo capito prima. Voi ragazzi potevate conoscervi già da un anno."
Harry scrollò le spalle. "Il destino voleva che ci incontrassimo in questo modo. Abbiamo avuto un inizio un po' difficile, ma penso che ora stiamo bene."
"Penso di sì," concordò Lottie. "Oggi verrà a prendere Mal."
Il cuore del riccio sussultò un po' nel petto, ansioso di incontrare di nuovo Louis. "Non lavora oggi?"
"Sì. Verrà a prenderla verso mezzogiorno. Ha un appuntamento dal dottore."
Harry annuì. "Allora non pranzerà con noi?"
"Louis la porterà fuori a pranzo," confermò Lottie. "Al palazzo della BBC. Non parlerà di nient'altro oggi. Scommetto che ormai tutti lo sanno."
"Non posso biasimarla per esserne entusiasta."
Lottie sorrise, alzando un sopracciglio e Harry rimase un po' sconcertato nel constatare quanto fossero simili lei e Louis. "Penso di sì."
Il giovane ricambiò il sorriso, perché non sapeva come rispondere. Era entusiasta di incontrare di nuovo Louis, e non gli importava che la sorella di Louis sapesse tutto ormai. Louis era la sua anima gemella, quindi aveva tutto il diritto di essere felice per ogni secondo che poteva passare insieme a lui.
"Devo andare," disse Lottie, guardando in direzione della strada. "Non voglio perdere il mio autobus."
"Ci vediamo domani." Harry salutò.
"La accompagnerà Kian domani," stava camminando all'indietro. "Ma sono sicuro che ci vedremo in giro!"
Il riccio continuò a sorridere e a salutare con la mano finché lei non si voltò e andò alla stazione degli autobus. Quando tornò dentro, trovò solo quattro bambini nella sua classe. Erano appena le sette, quindi non erano stati ancora portati molti bambini.
"Harry, guarda cosa ho preso nel fine settimana," strillò Jessica, avvicinandosi a lui. Teneva tra le mani una piccola bambola in un vestito viola con i capelli blu scintillanti.
"Wow!" Harry la guardò da vicino. "Quella è una fata?"
"È una principessa delle fate," gli disse Jessica, girando la bambola e allargando le ali scintillanti sulla schiena. "Guarda, ha le ali!"
"Che carina," mormorò. "L'hai mostrata a tutti gli altri?"
Jessica fece il broncio. "Mark dice che è brutta e voleva romperla."
"Beh, allora Mark non può giocarci." Harry le fece l'occhiolino. "Ma forse a Lory piacerebbe molto che tu le mostrassi la tua principessa delle fate."
La testa di Jessica si voltò, i suoi riccioli castani rimbalzarono con il movimento. Senza prestare ulteriore attenzione al maestro, corse da Mallory. Harry le guardò parlare eccitate della bambola, poi controllò Mark che giocava con una macchinina e Melissa che era assorta in un libro illustrato.
Lentamente, altri bambini arrivarono e alle nove Barbara comparve accanto a lui, porgendogli una tazza di tè.
"Mattina tranquilla?" Gli chiese, sedendosi con lui.
Harry annuì. "Più o meno. Mark è stato un po' antipatico con Jessica prima a causa della sua nuova bambola."
"Ancora non gli vanno giù le cose femminili?" Fece un gesto tra virgolette per l'ultima parte.
"Ha minacciato di romperla, sì."
"A volte mi chiedo davvero cosa stia succedendo in quella casa," mormorò Barbara, guardando Mark. "Dobbiamo fare qualcosa al riguardo prima che possa fare qualcosa anche agli altri ragazzi."
Harry annuì. "Avresti dovuto vedere Mallory. Jessica è una piccola combattente, la conosci. Gli ha urlato contro. Mallory non ha nemmeno capito il problema."
"Nel suo mondo, un giocattolo è un giocattolo," concordò Barbara. "Non l'ho mai vista né sentita classificare un giocattolo per ragazze o ragazzi."
"Neanche Jessica," rifletté Harry. "Ma ha capito prima che quello che Mark aveva detto era offensivo e sbagliato."
"Quindi dovrei scrivere una lettera ai genitori di Mark? Fargli sapere che il suo atteggiamento sta causando problemi e dobbiamo parlare con loro?"
"Penso che sarebbe meglio." Il riccio lanciò un'occhiata alla porta quando venne portato un altro bambino. "Meglio agire prima che la cosa sfugga al controllo."
"Va bene. Ci penso io questo pomeriggio." Barbara svuotò la tazza, scarabocchiando un appunto nel loro libro di classe.
"Sei in anticipo oggi," notò il giovane, lanciando uno sguardo all'orologio. "Sei qui da prima delle nove, vero?"
Barbara gli sorrise. "Niall mi ha dato un passaggio."
"Oooh, hai un ragazzo con una bella macchina, quindi," la prese in giro Harry.
"Ho un bel ragazzo, più che altro," rispose Barbara.
Harry rise con la testa inclinata all'indietro. "Quando me lo presenterai? Voglio davvero incontrarlo."
Barbara sospirò, scrollando le spalle. "Questo fine settimana usciamo con alcuni suoi amici. Perché non vieni anche tu?"
"Sembra fantastico." Il riccio strinse le labbra, esaminando i suoi piani per il prossimo fine settimana, che non includevano nient'altro che dormire fino a tardi. Insomma, Louis non gli aveva ancora chiesto un appuntamento, e lui stava ancora aspettando che lo facesse. Non poteva pianificare la sua vita aspettando che Louis Tomlinson gli chiedesse un appuntamento, però. "Mi piacerebbe venire."
"Sabato," aggiunse Barbara. "Ti scriverò i dettagli questa settimana."
Dopo aver chiarito ciò, iniziarono la loro routine mattutina con i bambini, riunendoli tutti intorno al grande tavolo. Il lunedì si apriva sempre con un giro di storie del fine settimana in cui ogni bambino poteva rivivere il proprio fine settimana per raccontarlo agli altri.
Harry immaginò di dover raccontare ai suoi bambini del suo fine settimana. "Fondamentalmente l'ho passato all'interno del mio appartamento, guardando la televisione e mandando messaggi alla mia anima gemella ogni pochi minuti." Era probabilmente un po' inquietante, ma anche la triste verità.
Quando fu il turno di Mallory, la bimba parlò di nuovo dell'operazione di Pepper, spiegando in grande dettaglio che il dottore aveva dovuto aprire lo stomaco del suo gatto per rimuovere una pietra. Poi era passata a raccontare del fatto che sarebbe andata dal dottore con lo zio Louis oggi e che lui l'avrebbe portata alla stazione radio dopo. I suoi occhi brillavano con così tanta gioia, ed il cuore del riccio si gonfiò di affetto.
"Allora ti sentiremo alla radio questo pomeriggio?" Chiese Barbara con curiosità.
Mallory le lanciò uno sguardo lungo e pensieroso. "No. Lo zio Louis parla alla radio."
"Quindi ti siedi e controlli che lo stia facendo bene?"
Barbara ricevette solo un cenno del capo come risposta da Mallory, il che fece supporre a Harry che lei non avesse davvero capito di cosa stesse parlando la sua maestra. Mallory aveva solo tre anni, dopotutto- c'erano molte cose che ancora non capiva.
I bambini fecero uno spuntino in seguito prima che Barbara li radunasse per un gioco per esercitare le loro abilità di ortografia. Harry rimase a guardare, prendendo appunti su chi arrancasse un po' e chi invece aveva fatto buoni progressi.
Successivamente, portarono il gruppo fuori per farli giocare in giardino dato che il tempo era bello. Giocare fuori stancava i bambini abbastanza, ed in quel modo nessuno di loro avrebbe fatto una scenata quando li avrebbero messi giù per un pisolino prima di pranzo.
Harry era vicino alla struttura per arrampicarsi e osservava una manciata di bambini quando Louis entrò dal cancello. I loro occhi si incontrarono immediatamente e il castano gli fece un piccolo sorriso, ma si avvicinò a Barbara invece che a lui. Era così bello in semplici blue jeans e una maglietta nera, i capelli arruffati che gli cadevano sulla fronte.
"Ehi, Lory," disse Harry, catturando l'attenzione della bambina. "Tuo zio Louis è qui per venirti a prendere."
Preparato al fatto che lei dimenticasse qualsiasi misura di sicurezza, il riccio allungò una mano per tenerle la vita e aiutarla a scendere dalla struttura. La seguì quando si precipitò via sulle sue gambe instabili e sinuose.
"-sorella avrebbe dovuto fartelo sapere," stava dicendo Louis quando li raggiunse. Mallory aveva già avvolto le braccia intorno alla gamba di suo zio, guardandolo. Con una mossa fluida, Louis la prese in braccio. "Ha un appuntamento dal dottore."
"Scusa, Babs," disse Harry. "Lottie me lo ha detto, ma ho dimenticato di scriverlo."
"Ah, okay," cinguettò Barbara sorridendo. "Quindi adesso vai alla radio, Mal?"
Mallory annuì, le braccia avvolte intorno al collo di Louis. Sia Barbara che Harry si erano distratti e quello fu sufficiente. Dopo pochi secondi sentirono un grido dietro di loro, e il giovane vide Dave a terra, in lacrime. Barbara toccò brevemente il braccio di Harry e poi si avvicinò al bambino.
Assicurandosi che non fosse niente di serio, Harry tenne d'occhio il viso di Barbara una volta che raggiunse Dave. Sorrise dolcemente e gli accarezzò gentilmente la guancia, e questo gli fece capire che non era niente di cui preoccuparsi.
"È bello rivederti," disse poi Louis, riportando l'attenzione di Harry su di lui. "Non ero sicuro che lavorassi oggi."
"Sì," rispose, sentendosi immediatamente stupido. "Voglio dire- sì. Anche per me è bello vederti."
Louis gli sorrise, sistemando Mallory sul fianco.
"La porti a lavorare con te dopo la visita dal dottore?" Chiese Harry, non ancora pronto a lasciar andare Louis di nuovo.
"Devo," rispose Louis con un'alzata di spalle. "Lottie e Kian sono entrambi al lavoro, e anche mia madre oggi lavora. Quindi dovrà venire in studio con me. Non è la prima volta."
"Va bene per il tuo capo?"
"Sarà nel mio ufficio, proprio accanto alla mia postazione. Al mio produttore non importa, e il grande capo non lo sa nemmeno." Louis sorrise. "Dovrà giocare da sola per un po', ma di solito non è un problema."
Il riccio aggrottò la fronte. "Quindi nessuno la guarderà?"
"Lo farò io. Ogni tanto. Non è un grosso problema."
Il giovane sapeva che avrebbe dovuto pensarci bene, ma prima di poterlo fare, sputò fuori "Io finisco alle due. Potrei venire a guardarla."
Louis sbatté le palpebre. "Che cosa?"
"Oggi finisco prima," spiegò Harry. "Ho iniziato alle sei, quindi me ne vado alle due. Starà da sola per un po', visto che il tuo spettacolo inizia alle due, ma io potrei essere lì per le due e mezza?"
"Stai scherzando?" Il castano fece una faccia comica. "Non devi farlo, Harry."
Scrollando le spalle, il riccio si ficcò le mani in tasca. "Non mi dispiacerebbe. E sono sicuro che neanche a Lory dispiace."
Mallory era distratta visto che stava sfregando la sua guancia contro quella di Louis, e Harry non poté fare a meno di sentirsi un po' geloso. Era una scena troppo carina, ovviamente, ma voleva farlo anche lui.
"Certo che non le dispiacerebbe avere qualcuno che gioca con lei. Ma non dovresti fare il tuo lavoro anche nel tempo libero," disse Louis, inclinando leggermente la testa per dare a Mallory un accesso migliore.
Harry rimase in silenzio per un momento – Louis aveva inteso quel gesto come una bella offerta, non come un suo tentativo disperato di poter passare più tempo con lui. E non voleva che Louis lo pensasse.
"Pensandoci bene," continuò Louis, osservando Harry attentamente. "Potrei ripagarti portandoti fuori a cena stasera."
"Mi sembra un'ottima idea," rispose frettolosamente, quasi inciampando nelle sue parole. "Penso che dovresti farlo."
"Okay allora," Louis annuì e allungò una mano per toccare brevemente la sua mano. "Ci vediamo dopo."
Il riccio ricambiò il tocco, sentendo il calore diffondersi attraverso il suo corpo. Non aveva mai provato qualcosa di neanche lontanamente simile quando toccava altre persone. La mano di Louis era qualcosa di completamente diverso.
"Ci vediamo tra un po'," rispose.

Nameless Night (Italian Translation)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora