Sedicesima notte

560 37 1
                                    


Passeggiarono a lungo attraverso gli innumerevoli, familiari corridoi nei quali potevano dire di essere cresciuti entrambi. Si riscoprirono ad avere ricordi completamente opposti relativi a ogni più piccolo angolo della scuola, e Malfoy si ritrovò a rivelare alla ragazza alcuni spezzoni della propria adolescenza che non si era mai disturbato di raccontare a nessun altro:
"Erano due idioti, ma ci divertivamo." Le disse a un certo punto, dopo avere ricordato un aneddoto su lui, Tiger e Goyle. Di rado a Hermione era capitato di vederlo tanto sereno; neppure il giorno del matrimonio, quando le era sembrato sinceramente divertito alla sola idea di importunare la fastidiosissima Betty. Eppure il sorriso che per qualche secondo gli increspò le labbra svanì presto:
"Ma era prima." Riprese piano "Prima che mi marchiassero."

Lo vide perdersi in un oceano di pensieri e memorie a lei inarrivabili. I suoi occhi chiari si fecero d'improvviso distanti, sofferenti in maniere che le ricordarono vividamente il sesto anno di scuola, quando gli era stato ordinato di portare a termine la vita di Silente. Hermione abbassò lo sguardo, per poi sospirare:
"Fanno parte di noi. Non possiamo liberarcene."
Lui la guardò confuso. Poi notò dove la mano di lei fosse arrivata, a stringersi con forza il braccio opposto, appena sotto le spalle, e comprese. Strinse i denti, sentendosi tremendamente in colpa.

I loro marchi. Anche quelli erano opposti.

Aveva desiderato domandarle scusa un milione di volte, ma non aveva mai trovato il coraggio di farlo. Quando facevano sesso, la carezzava lungamente e passava oltre, come se non ci fosse alcunché a deturparle tristemente il braccio, ma avrebbe raccontato a sé stesso una grossa menzogna nel dirsi che non aveva mai provato repulsione nel leggere quella parola a scalfirle la pelle. Repulsione nei confronti di sé stesso, di ciò che era stato e che –anche se segretamente, e anche se pentito – sempre sarebbe rimasto. Schiuse le labbra, finalmente pronto, ma lei non glielo permise.

"Non voglio le tue scuse, Malfoy." Parlò piano la riccia, ora incredibilmente vicina. Immobile di fronte a lui, a pochi centimetri di distanza, studiava la maniera in cui l'espressione del ragazzo cambiava di fronte ogni vecchio ricordo, o sofferenza. Aggrottò la fronte:
"Voglio che mi dici cosa ti succede stanotte. Non sei il solito."

Se c'era un solo particolare che Hermione aveva compreso del ragazzo che le si trovava dinanzi era che tra le cose di cui più detestava parlare c'era proprio quello: la sofferenza della guerra. Ogni volta che lei si era ritrovata a riportarla a galla in una qualsiasi loro conversazione, lo aveva visto fare il possibile per archiviare l'argomento. Perciò le parve d'improvviso estremamente singolare vederlo tanto serio, disposto ad aprirsi in maniere che si era sempre impedito persino nei loro momenti più intimi.
E Malfoy, in risposta, la guardò. La contemplò molto più a lungo di quanto avesse mai fatto, senza pensare di spogliarla o di baciarla, ma solamente per verificare se potesse veramente, solo con uno sguardo, essere in grado di leggere tanto di lui. Rimase del tutto esterrefatto nel realizzare che fosse veramente così; lei, Hermione Granger, si stava concedendo di conoscerlo.
Prima di addormentarsi, si era ripromesso che nel corso della notte si sarebbe comportato normalmente, e lo travolse in un modo del tutto nuovo rendersi conto che la riccia era divenuta in grado di comprendere quale fosse il vero Draco Malfoy; quello oltre la facciata che poteva scegliere di mostrare al mondo. E allora realizzò anche che la grifondoro non era semplicemente parte di quel freddo, fastidioso mondo nel quale era costretto a vivere. Ma che lei apparteneva a un universo a sé stante, e che lui desiderava che lei potesse comprendere il suo mondo - per quanto insostenibile.

Non poteva mentirle, neppure in cambio di un'ultima notte.

"Ho tardato ad arrivare perché non mi sono reso conto di che ora fosse." Parlò quindi piano il serpeverde, avvertendo chiaramente il cuore rimbombargli nelle orecchie, d'improvviso agitato, fuori controllo:
"Ho letto alcuni dei libri di mio padre e... Credo di avere trovato qualcosa."
Hermione aggrottò la fronte, lui scrollò le spalle:
"Volevo passare un'ultima notte con te senza pensare a tutto quello che-" si interruppe, ma lei notò la maniera in cui il suo sguardo grigio scivolò nuovamente sul braccio di lei, proprio dove era celata la sua cicatrice.
"Cosa succede, Malfoy?"
Lui deglutì: "Hai sempre ragione, Granger." Sospirò, per poi portarsi una mano tra i capelli chiarissimi, che scompigliò per il nervosismo: "C'è sotto qualcosa di oscuro, in tutto questo."
Straordinariamente, la grifondoro non se ne sorprese affatto. Non avvertì nessuna fitta di angoscia, né moto di terrore invaderla. A farla stare male fu proprio la totale lucidità con la quale accolse quello spiacevole aggiornamento in merito agli eventi. Distolse lo sguardo dagli occhi lucidi di lui:
"Di cosa si tratta?"
Si accorse del tono di voce che assunse senza neppure rendersene conto; di quanto spento, arrendevole ed esausto divenne nel giro di pochi attimi. Draco si inumidì le labbra sottili:
"Hanno mappato la scuola da cima a fondo – libri compresi - e l'hanno rievocata in una dimensione il più simile possibile a quella onirica."
Hermione aggrottò la fronte, poi negò con veemenza: "E noi? Come sono stati capaci di metterci noi?"
Questa volta il biondo attese alcuni secondi prima di risponderle. Ponderò quale fosse il modo più semplice per farle capire il meccanismo di quella sorta di...maledizione.

Lucid Dreams -Sogni Lucidi-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora