Quarto giorno

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Hermione avvertiva chiaramente un moto di pura, densissima ansia smuoverle completamente l'animo. Aveva passato almeno due ore a cambiarsi ripetutamente abito, acconciatura e trucco, certa di doversi presentare al massimo della forma. Si era costretta a calzare un paio di tacchi, seppure bassi, ed era infine giunta alla conclusione che un semplice tailleur nero sarebbe stata la scelta migliore per quanto si trovava in procinto di fare. Ora doveva solo raccattare il coraggio di farsi avanti all'interno della vecchia cabina telefonica che, nel mondo babbano, fungeva da ingresso al Ministero della Magia.
Deglutì a vuoto, per poi tirarsi appena un po' più giù la gonna, incerta se sarebbe stato maleducato mostrare le ginocchia. Si diede della stupida immediatamente dopo, e si disse che, infondo, si era già trovata tra i membri del Wizengamot, anche se per ragioni completamente differenti e con un'ingente quantità di pozione polisucco in corpo –quando avevano deciso, insieme a Harry e Ronald, di recuperare il ciondolo alla professoressa Umbridge. Questa volta sarebbe stato più semplice e, in particolare, sarebbe stata esclusivamente sé stessa. Si impose di non pensare al fatto che avrebbe a breve rivisto, per davvero, il volto di Draco Malfoy, e si ripeté sotto voce quelle poche parole in latino:
"Alea iacta est."

Se le ricordava, come ogni altro infimo dettaglio. Come sempre.
Il biondo aveva acconsentito alla sua proposta, ritenendo quell'uscita come qualcosa di assolutamente improbabile da dire in qualsiasi altra occasione, e si erano così ripromessi di rivedersi il giorno seguente. Ora la riccia doveva solamente capire se fosse tutto reale, o se si trattasse di un esclusivo problema della sua mente.
Sondò l'eventualità di mormorare quelle parole a un Malfoy del tutto ignaro dei fatti, e sperò con tutta sé stessa che andasse così. Altrimenti non avrebbero avuto minimamente idea di come gestire le cose. Soprattutto lei.
Soprattutto dopo avergli donato sé stessa in un sogno che aveva creduto essere esclusivamente proprio. Si morse il labbro inferiore e, pur di spegnere la mente, avanzò all'interno della cabina. La richiuse e digitò i numeri che le erano stati detti: sei, due, quattro, quattro, due. Dopo pochi istanti il pavimento prese a scendere e oltre la porta in vetro sparì la propria amata Londra, sostituita dall'andirivieni tipico del ministero.

Quando la cabina arrestò i propri movimenti, ne uscì e una folla di giornalisti la raggiunse.
"Hermione Granger, qui!" presero a gridare i fotografi, domandandole un'occhiata. La ragazza, ormai avvezza a quelle attenzioni, si mosse in maniera quasi meccanica. Un uomo le si accostò:
"Quello che si dice in giro è vero? Testimonierà per Draco Malfoy?"

La riccia aggrottò la fronte. Le era stato domandato di non parlarne, perciò tacque, ma non poté fare a meno di domandarsi come fosse possibile che, nel giro di così poche ore, la notizia fosse già giunta alle orecchie di tutti.
Proprio in quel momento, fortunatamente, un secondo uomo parecchio alto e armato di una vecchia ventiquattrore si fece largo tra i paparazzi e i giornalisti con il fine di tenderle una mano:
"Angus Indigo." Le si presentò tra la folla "Le ho mandato io la lettera."
Hermione riconobbe il nome. Sorrise e lo seguì, iniziando a seminare a passo svelto quel branco di avvoltoi.

Entrarono in uno degli innumerevoli ascensori dell'edificio, dove fu loro possibile ottenere della privacy:
"Domando scusa." Mormorò l'avvocato.
La ragazza negò: "No, è colpa mia. Lo fanno sempre. Sono fastidiosi."

Le chiedevano cosa facesse, perché e con chi. Aveva imparato che la notorietà poteva essere un'arma a doppio taglio, ma non avrebbe mai potuto permettersi di rinunciarci; non con tutti i progetti che le solleticavano sempre la mente. Harry e Ron, diventando Auror e rinchiudendosi così in una vita fatta di missioni e combattimenti, se ne erano liberati, ma la riccia necessitava che il Mondo Magico non si dimenticasse di lei, così da potere mandare avanti le proprie battaglie sugli elfi ottenendo l'appoggio delle persone giuste: quelle importanti.

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