Ottava notte

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Non andava bene, si disse Hermione, accelerando il passo pur di riuscire ad attraversare la strada prima che il semaforo tornasse a dare il via libera alle auto. Corse sulle strisce pedonali prestando particolare attenzione a non finire in nessuna delle pozzanghere sparse per la strada, e tenne stretto a sé l'ampio ombrello arancione che aveva recuperato sul fondo del proprio armadio quella stessa mattina.
Non andava bene per niente.

La notte prima era stata sicuramente tranquilla, e le cose erano andate in maniera parecchio migliore di quanto avrebbe mai immaginato. C'era solamente un problema, e le costava non poco ammettere che non fosse il biondo. Fino ad allora si era arrabbiata molte volte, sempre a causa della maleducazione o dell'indisponenza del serpeverde, ed era stato facile offendersi e affrontarlo.
Il fatto che ora la causa di tutto il proprio pessimo umore fosse però lei stessa era un problema, per l'appunto. Avevano parlato come due ragazzi normali e lui aveva persino cercato, seppure in una maniera goffa ed evidentemente poco allenata, di consolarla. Era stato piacevole, a tratti persino provvidenziale. E lei si era sentita molto vicina a domandargli se potessero compiere un altro piccolo sbaglio prima di doversi veramente dimenticare tutto. Si era sentita molto prossima baciarlo quando lo aveva avvertito accomodarsi al proprio fianco, così come estremamente desiderosa di fargli capire quanto le fosse piaciuto quando lui le aveva detto che andava bene, e che la prima volta non era mai davvero spettacolare, pressoché per nessuno.

Per lei lo era stata.

Le sembrava un pensiero del tutto folle dal momento che, fisicamente, la propria verginità era ancora perfettamente intatta, ma Draco Malfoy l'aveva avuta, e per lei non c'era mai stato nulla di altrettanto vero in fatto di ragazzi –o uomini, che dir si voglia. La loro esperienza era stata, ai propri grandi occhi color nocciola, molto più impressionante di qualsiasi sguardo scambiato con Viktor al quarto anno, o di qualsiasi batticuore imbarazzato nei confronti di Ronald. E se ne vergognava moltissimo.

Quella mattina, appena sveglia, aveva deciso di stilare una lista. Pigramente sistemata contro il tavolo della cucina, si era messa a scrivere tutte le ragioni per cui desiderare di riabbracciare il corpo nudo del biondo fosse un qualcosa di assolutamente deviato: perché era antipatico, perché l'aveva odiata a lungo e visceralmente, perché non gli piacevano i babbani, perché gli aveva tirato un pugno a scuola e perché lo divertiva immensamente prendere in giro tutte le sue conoscenze. Poi, mossa da un profondo senso di colpevolezza, aveva stilato una seconda lista, bevendo un caffè caldo e fumante, sulle sue qualità: era affascinante, se ci si metteva d'impegno poteva essere persino simpatico, aveva cercato di aiutarla, stava andando contro suo padre per le angherie che aveva compiuto e poi era intelligente –più di quanto non lo fossero le persone che frequentava di solito. Alla fine le aveva lette entrambe, poi aveva sospirato e le aveva buttate nel cestino frustrata, del tutto incapace di porre fine ai propri turbamenti.

La cosa peggiore era che non potevano semplicemente scegliere di allontanarsi; dopo che lui era sceso a patti con il proprio orgoglio pur di tornare a rivolgerle la parola, non sarebbe stato corretto cercare un'ennesima ragione per trattarlo freddamente. Soprattutto ora che si trovavano costretti a collaborare per trovare chi avesse deciso di giocare loro quel pessimo scherzo dei sogni.

E, a proposito di scherzi, Hermione era certa da dove sarebbe dovuta partire.
Malfoy le aveva domandato di fingersi assolutamente ignara di quanto stesse avvenendo, così da portare un possibile colpevole allo scoperto per la frustrazione, eppure la riccia non ne era stata in grado. Complice il suo bisogno di essere sempre, categoricamente la prima in tutto, aveva deciso di attuare un minimo di approfondimento sulla teoria che il biondo stesso aveva formulato nel corso della notte. Così ora si stava dirigendo a Diagon Alley in tutta fretta e nonostante la pioggia battente, desiderosa di distrarsi dall'ammasso di pensieri che le inondavano spiacevolmente il cervello.

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