Decima notte

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Era avvenuto di nuovo.

Nonostante tutto il tempo sprecato a riflettere sulla gravità di quanto fosse accaduto nel corso dei giorni precedenti e dopo essersi sentita estremamente stupida ad avergli concesso la propria verginità, Hermione aveva fatto nuovamente sesso con Draco Malfoy. Era accaduto in sogno, certo, ma ormai non poteva più fingere che non si trattasse di qualcosa di intrinsecamente reale.
Si erano studiati, avevano parlato e infine era accaduto. Lui le aveva sfilato di dosso quell'abitino fittizio senza pensarci una seconda volta, facendoglielo scivolare lungo le gambe morbidamente, così da poterla esaminare da cima a fondo. Lei non si era nascosta e gli aveva concesso di scoprire una parte di lei più adulta e meno paranoica. Infine, dopo alcuni secondi, la ragazza si era azzardata a muoversi per prima, e Draco l'aveva ammirata posare le proprie piccole mani sul suo petto scoperto, per poi tendersi verso il suo viso. Si erano baciati con ferocia, come decisi a strapparsi di dosso gli ultimi rimasugli di maschere che avevano scelto di indossare. Come per accantonare chi fossero –almeno per la durata di quel momento.
Era stato un amplesso diverso dagli altri, ma non per questo meno coinvolgente. Il biondo, d'improvviso certo di avere a che fare con la vera-Granger-passionale-e-non-vergine, si era concesso ad azzardare di più: l'aveva premuta contro il muro a lungo, l'aveva vezzeggiata senza remore e aveva cercato di mostrarle un lato del sesso deliziosamente selvaggio.

E a lei era piaciuto immensamente.

Non poteva dire che si fosse trattato di pessimo sesso –perché sarebbe stata un'enorme menzogna-, ma certamente il mondo dei sogni non poteva essere comparato a quello reale. Ciò che aveva vissuto tra le coperte del proprio unico, verissimo letto era stato oltremodo intenso, e si domandava se sarebbe avvenuto di nuovo. Per il momento, comunque, si sarebbe accontentata di scaricare lo stress accumulato in giornata con Malfoy in quel loro personalissimo e segreto universo alternativo.

E in quel momento si sentiva molto stressata.

"Tesoro, mi dispiace!" esclamò sua madre oltre la cornetta del telefono, ostentando un tono di voce sinceramente mortificato: "Ho dimenticato di dire a Betty di cancellare il tuo più uno."

Hermione gemette, portandosi la mano libera sulla fronte: "Non importa. Può capitare, avrai avuto altro a cui pensare."

La udì sbuffare: "Puoi presentarti anche senza Ronald, non è nulla di grave."

"Per me lo è eccome." Replicò immediatamente la riccia, immaginando l'espressione che sua cugina le avrebbe rivolto se, dopo tanta fatica per farle anche solo credere che avesse un ragazzo, si fosse presentata al suo imminente matrimonio senza nessun accompagnatore.
Fin da quando erano state molto piccole, Betty aveva avuto cura di farla sentire terribilmente inferiore come donna, e questo non le era mai pesato particolarmente. Eppure doveva ammettere di essersi sentita molto forte il giorno in cui le aveva rivelato di avere scoperto in Ronald un possibile interesse, e di avere visto la sua incredulità in volto. Presentarsi senza nessuno ora sarebbe stata una sconfitta imperdonabile.

"Devo trovare un accompagnatore."

"Hermione, cara, è un matrimonio e non una competizione." Cercò di rassicurarla la madre. Udì però molto chiaramente suo padre gridare qualcosa, distante dal telefono, di molto simile a per nostra figlia tutto è una competizione!

Gemette sconfitta: "Ha ragione papà."

"Sembri una bambina, e non l'eroina descritta dai giornali."

"Sono polivalente, mamma." Tagliò corto la ragazza. Prese a giocherellare con il cavo del telefono, mentre manteneva lo sguardo fisso sul soffitto.

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