Sedicesima notte (terza parte)

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"Ho proposto di dare un'occhiata ai libri di Lucius, ma pensavo – speravo – che non avrei trovato nulla. Mi sono imbattuto in questo vecchio rito e mi sono reso conto di quanto combaciasse con la nostra situazione."
Si erano smaterializzati nel bel mezzo di una Hogsmade buia e desolata. A proporlo era stato Harry dopo avere chiesto a Malfoy di cercare di raccontare quanto fosse avvenuto senza tralasciare dettagli che sarebbero potuti divenire loro importanti per la ricerca. Il biondo aveva compreso all'istante che, tra essi, non era compreso il proprio sesso in compagnia della riccia, e aveva perciò sorvolato. Quando però il moro l'aveva sentito parlare di Hogwarts, aveva subito suggerito al gruppo di smaterializzarsi il più vicino possibile alla scuola.
Nel frattempo il serpeverde aveva proseguito, e ora si trovava in procinto di concludere il proprio racconto:
"Questa notte, quando ci siamo visti, le ho detto tutto e le ho proposto di porre qualche protezione sulla sua casa." Lanciò un'occhiata a Ron, ma non parve realizzare che la sola maniera in cui Malfoy potesse sapere che non c'erano incantesimi a proteggere la casa di Hermione, era che ci fosse stato. Proseguì:
"Le ho detto che mi sarei svegliato e l'avrei raggiunta, ma quando sono arrivato, lei non c'era. Non credo che possano averci sentito parlare, ma magari hanno percepito che ci siamo svegliati insieme e questo li ha insospettiti." Si portò una mano tra i capelli biondi "Il maniero è ben sorvegliato, lo sa qualsiasi mangiamorte. Per questo devono essere andati da lei."

Harry annuì. Come l'amica si era premurata di spiegargli almeno una ventina di volte, non era possibile smaterializzarsi dentro la scuola di Hogwarts. Ma era comunque abbastanza certo che nessuno potesse averla rapita e portata poi in un istituto costantemente abitato da maghi incredibilmente potenti e fantasmi, tutti al servizio del bene. Per mapparla interamente così da replicarla poi nei sogni, però, dovevano averla visitata per lo meno. Perciò si sentiva che non potessero essere troppo distanti da lì:
"Il marchio, Malfoy, si è attivato in qualche modo?"
Il biondo negò: "Non ho sentito nessun richiamo."

"Harry," intervenne d'improvviso il rosso: "Non sono convinto."
Il moro lo guardò. Stavano camminando lungo le familiari strade del piccolo villaggio, a quell'ora totalmente deserto. Ron scrollò le spalle:
"Insomma, perché non me ne hai parlato, di questa cosa di Hermione?" stava evitando cautamente di posare i propri occhi sulla figura snella del biondo poco distante "E perché non ci ha chiesto aiuto se sentiva che qualcosa non andava?"
Il Salvatore del Mondo Magico tergiversò, del tutto al corrente di quale fosse la risposta. Si limitò però solamente a scuotere la testa, come per dire di non averne assolutamente idea. Malfoy roteò lo sguardo al cielo color pece:
"Forse perché è una dannatissima testarda convinta di potere risolvere qualsiasi cosa per i fatti propri."
Ron arrestò il passo, evidentemente infastidito dal commento del serpeverde: "E perché dobbiamo portarci dietro il furetto?"
Anche Draco si fermò, pronto ad affrontare il rosso, particolarmente disposto all'utilizzo della violenza. Si sentiva così frustrato che non sarebbe mai stato in grado di spiegarlo a voce; pensava a Hermione, intrappolata chissà dove perché non era stato abbastanza previdente e aveva – anzi – fatto il possibile per non credere che potesse esserci qualcosa di malvagio sotto quella loro assurda situazione. Si sentiva terrorizzato, perché non si era mai trovato da quel lato della battaglia e non era certo di potersi fidare di sé stesso – della serpe dentro di lui. E infine avvertiva un odio folle, diverso da qualsiasi altro avesse mai provato, nei confronti del ragazzo di fronte a sé: lo stesso che aveva baciato la Granger alla luce del sole, che era stato lodato da un'enorme quantità di riviste magiche per quello stesso motivo e che ora aveva di fronte i propri occhi un futuro assolutamente brillante.
Immaginò di colpirlo dritto in volto, magari di spezzargli persino il labbro.
Harry Potter, però, si mise in mezzo. E, sorprendentemente, difese lui.

"Non è il momento, Ron. Malfoy ha scoperto che era stata presa Hermione, ha capito quale incantesimo li stia legando ed è venuto a chiederci aiuto." Chiarì con fermezza:
"Siamo dalla stessa parte."
Ron corrugò la fronte: "Come puoi esserne sicuro? Ti è chiaro chi è con noi?" fulminò il biondo con lo sguardo "Due mesi fa era uno di quelli che voleva che morissi!"
Harry, però, si fece più severo:
"Non penso che Malfoy desiderasse essere un mangiamorte. Così come io non volevo essere il protagonista di nessuna profezia."
Il rosso osservò l'amico dritto negli occhi, sinceramente sorpreso di trovarsi in una situazione del genere. Infine il Ragazzino Sopravvissuto gli si accostò, gli posò una mano su una spalla in maniera fraterna e gli rivolse un'espressione fitta di supplica:
"Siamo dalla stessa parte." Ripetè infine "Fidati."

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