Ottava notte (terza parte)

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Le antipatie violente sono sempre sospette, e tradiscono una segreta affinità.

-William Hazlitt


Avrebbe dovuto rifiutarlo, richiamare a sé tutta la propria fermezza di spirito e spingerlo via, lontano dal proprio piccolo, desideroso corpo. Eppure non lo aveva fatto.


Quando Malfoy l'aveva baciata, lei si era inizialmente irrigidita, presa alla sprovvista, sicura che quella sarebbe dovuta essere assolutamente l'ultima cosa che loro due avrebbero dovuto fare. Alla fine, però, aveva ceduto. Hermione aveva schiuso le labbra piano e aveva sospirato nel sentire in risposta la lingua di lui azzardare un po' di più. Nel giro di pochissimo, però, quel bacio si era trasformato, passando da docile e intimidito, a famelico e libidinoso. Era avvenuto velocemente, ma la riccia ricordava con chiarezza la maniera in cui le mani di lui le avevano scostato di dosso la coperta, rivelandola con indosso un delicato intimo in cotone, così come il modo in cui l'aveva poi afferrata per le cosce e l'aveva sollevata a sedere sul ripiano della cucina.
La ragazza si era ritrovata a gemere prima ancora di rendersene conto, e lo aveva avvertito spingere contro di sé con bisogno, con l'eccitazione già irrigidita dal semplice vederla così splendidamente in balia delle sensazioni.
Come la prima volta che l'aveva avuta, non fu in grado di non pensare alla Granger come a una splendida, peccaminosa sirena. Lo aveva ammaliato e ora non avrebbe mai più potuto negarlo; non adesso che si trovavano nel mondo reale, che la stava toccando veramente, che poteva sentire quanto liscia fosse la sua pelle e quanto caldo il suo respiro. Non ora che si spingeva contro il suo centro a ogni occasione solamente per il gusto di sentirla ansimare in risposta.

Lei nel frattempo si era aggrappata alle sue spalle, che stringeva e graffiava privata del proprio tipico, impeccabile senno. Alle volte, quando lui si allontanava per riprendere fiato, spostava la presa sulla sua nuca per riportarselo addosso completamente, guidata dal bisogno viscerale e puramente fisico di sentirselo ovunque contro la pelle; contro il seno, il ventre e le gambe. Voleva imprimersi il suo corpo contro. Voleva sentire con quanta perfezione combaciassero.

Smisero di baciarsi quando lui iniziò a scendere piano, vezzeggiandola con la lingua, lungo il suo collo sottile. Lei portò la testa all'indietro e gli permise di andare oltre, fino al seno, che le mordicchiò prima piano, poi più forte, e che liberò dalla presa della biancheria per mezzo di un veloce, abile gesto.
"Dio, Granger." Gemette, stuzzicandole un capezzolo: "Non è normale."

Non lo era veramente, e lo sapeva benissimo anche lei. Eppure rimaneva comunque estremamente piacevole, e in quel momento contava soltanto quello. Lo premette contro di sé ancora di più, aggrappando le gambe attorno alla vita di lui, ancora seduta sul ripiano della cucina. Draco, con il viso affondato in lei, sorrise soddisfatto nel sentirla tanto coinvolta, e allungò una mano più giù, sulle sue mutandine prive di pizzi o merletti di alcun genere. La massaggiò sopra il tessuto piano, con pazienza, accelerando il ritmo mano a mano, facendole montare dentro sempre più desiderio. Smise di muoversi quando lei gemette e allontanò la mano da lei. Avvertì le dita umide dei suoi umori nonostante il cotone di mezzo e se le leccò di fronte gli occhi liquidi d'eccitazione della ragazza.

"Malfoy..."

Lui arricciò le labbra, continuando a guardarla: "Sì?"

La riccia abbassò lo sguardo. L'aveva assaggiata e lo aveva trovato estremamente eccitante. Osservò quel punto in cui i loro bacini continuavano a toccarsi e desiderò fare altrettanto. Eppure aveva paura; non sapeva se sarebbe stata in grado di procurargli piacere, o se sarebbe stata un assoluto disastro. Lui però continuava a guardarla incuriosito, in attesa, e lei cedette al proprio desiderio.

Si lasciò scivolare in piedi, poi si inginocchiò a terra, di fronte agli occhi stupiti del ragazzo. Lo vide schiudere le labbra per dirle qualcosa, ma glielo impedì:
"Zitto, Malfoy." Gli intimò, allungando una mano ed estraendogli l'eccitazione dai pantaloni. La osservò alcuni istanti, la massaggiò piano, poi prese a leccarla prima con incertezza, poi con sempre più consapevolezza. Nel frattempo lo guardava e imparava cosa potesse farlo impazzire. Lo vide abbassare le palpebre, inspirare parecchia aria e gemere. Comprese come si sarebbe dovuta muovere andando per tentativi, esplorando quella parte del corpo maschile a lei pressoché sconosciuta.

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