21. Allora Fetonte?

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"E perché ti ostini a guardare il cielo se non sai cosa stai cercando?" gli chiedo con la fronte corrugata.

Si volta lentamente verso di me e socchiude gli occhi come se la mia domanda fosse troppo pesante da deglutire,digerire.

Socchiude le labbra e lascia che il silenzio di questa notte gli dia la forza di sollevare quel peso nel petto per migliorare la sua prestazione al dolore,la sua forza.

"Perché aspetto che mi dia un segno" dice e appoggia la testa all'indietro,sul sedile.

Il pomo d'Adamo sale e scende irregolarmente lungo il tratto del suo collo che ha la pelle tirata e silenziosamente richiedente di essere accarezzata per tenere a bada tutte quelle parole che si prendono a pugni nella gola.

I ciuffi ricadono disordinati sulla fronte e passa la sua mano fra di essi per poterli scuotere e scaricare la sua angoscia.

"Credo che il cielo ti dia già chiare dimostrazioni" dico,sottovoce,eretta sulla mia schiena.

Si gira verso di me,perplesso,e con ancora il suo corpo aderente al sedile di pelle.

"Come?" chiede sorpreso.

"Conta le stelle" indico la vastità sopra di noi.

"Ti stai prendendo gioco di me ragazzina?" si irrigidisce e alza il busto dallo schienale.

"Perché?" gli chiedo a mia volta risentita.

"Sono troppe" incrocia le braccia muscolose al petto.

"Esatto. Quale più chiara rappresentazione del numero di persone che infastidisci con la tua presenza?" lo fisso seria e impassibile.

Ruota il suo viso a rallentatore verso di me.

Indurisce la mascella e scruta il mio volto.

Si concentra sui miei occhi,e la sua insistenza quasi mi fa cedere alla mia resistenza nel tenerli fissi ai suoi.

Scende poi sulle mie guance,che sento essere aggrappate alle sue iridi ed essere tirate al mio lato destro quasi come se sentissi il bisogno di  girarmi per la vergogna.

Procede abbassando le sue iridi sulle mie labbra,su cui guida lineare nella loro forma,su cui scia senza cadere e che percorre circolare fluidamente.

Proietta successivamente la sua attenzione sul mio collo,che sento essere solleticato dalla concentrazione con cui lo sta esplorando,con cui lo sta silenziosamente attraversando.

Non voglio che smetta di farlo.

E non perché mi faccia piacere.

Ma perché essendo occupato in altro,posso provare a capire cosa leggono i suoi occhi,cosa lui legga in me.

Nelle mie guance,nelle mie labbra,nel mio collo.

È come una bomba da disinnescare: serve la giusta manualità e conoscenza,ma la vera necessità è il tempo.

E ho bisogno di tempo prima di poter trovare il cavo da tagliare,prima di poter scorgere i suoi filamenti spezzati nella loro vulnerabilità e solitudine.

Mando giù la saliva e questo movimento gli fa riportare lo sguardo sul mio.

Mi fissa come per trovare ulteriore conferma di quello che sta elaborando nella sua mente.

"Fetonte" mi risponde a sua volta e con decisione,spontaneamente.

Sottolineo l'inarcatura delle mie sopracciglia in quanto non stia comprendendo ciò che sta cercando di dirmi.

Un bacio che sa d'AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora