3. Nessun mostro

266 36 97
                                    

Foto di Thomas.

Entriamo in casa.
E ci dirigiamo in cucina.

C'è un bigliettino sopra il frigo,credo sia di papà.
"Oggi non credo di tornare a casa presto,ho un affare di lavoro molto importante.Prenditi cura di te,un bacio."

Lo leggo e mi scalda il cuore.
Non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza.
Si è fatto sempre a pezzi per me,nonostante la vita a sua volta facesse a pezzi lui.
Ha saputo cogliere positività anche nei cocci che vedeva piano piano frantumarsi.
"Il destino voleva cosi" dice sempre,come per nascondersi la terribile verità che lo circonda: che alla fine il dolore gli appartiene.

Ed è proprio da questo che ha ricominciato,lui si è aggrappato al dolore per risalire in cima.
Per scalare la vetta,bisogna prima toccare il fondo.
E lui è caduto così tante volte nel fondo che ormai lo vede come un'abitudine,che ormai si è fatto forte ad affrontarlo anche per gli altri,e tra questi,me.

Se potessi,gli regalerei il mondo.
Se potessi,glie lo impacchetterei con un bel fiocco,e glie lo porterei anche se le braccia non riuscirebbero a sostenere tale enormità.
Gli regalerei il mondo perché è proprio quello che lui ha regalato a me.
Un mondo in cui sentirmi a casa,un mondo che mi riserverà belle cose solo se credo in me stessa e solo se combatterò affinché questo credi in me.

Giro il bigliettino e c'è altro scritto.

"Sicuramente sei con Thomas.Fate i bravi e visto che ci siete sistemate le piantine in giardino :)"

Beh diciamo che questa parte mi fa un po' meno piacere.

Però è il minimo,quindi anche se dovessi diventare esperta di broccoli da giardino e se per la noia comincerò a parlare con loro,lo farò.

"Leggi qui Thomas,gli ordini sono ordini"
gli dico.

"Bene,ma quale piantina vuoi che io sistemi se non mi dai nemmeno mezza foglia di lattuga da mangiare?Vuoi che io muoia qui sul tavolo?" risponde tirando la lingua fuori ad un angolo della bocca,chiudendo gli occhi e allungando le braccia sul tavolo per dimostrare la scena della sua morte.

"Carbonara va bene?" gli chiedo affrettata dal suo teatrino.

"Se me la fai con il bacon come gli americani no" ribatte divertito.

"Comincia ad apparecchiare e poi non mi chiedere il bis perché hai offeso il mio alter ego" gli faccio l'occhiolino e gli lancio la tovaglia contro.

Stupefatto fa l'offeso a sua volta, e va fingendosi allibito ad apparecchiare.

Lo sento suonare il pianoforte,e dopo aver controllato la cottura della pasta la scolo.

La condisco,e riempio i piatti.

Mi presento nella stanza accanto con due piatti fumanti e lui li guarda con occhi a cuoricino.

Con le forchette affondiamo nel nostro piatto.

Il movimento che le forchette fanno per portare con se gli spaghetti mi sembra un po' la vita quando ti travolge,si attorciglia attorno a te e ti raggira fino al raggiungimento della grandezza del boccone in cui vuole farti precipitare.

Alzo lo sguardo e lo vedo fissarmi.

Ha il piatto vuoto.

E con finta timidezza mi chiede "posso prendermene un'altra po?"

"Prendi la mia,non mi va più" glie la cedo visto che brutti pensieri mi hanno offuscato la fame.

"Che hai fatto?"mi chiede sorpreso.

Un bacio che sa d'AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora