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MONIQUE

-come stai ? - domandò Emiliano facendo un tiro di sigaretta, Monique alzò le spalle abbassando lo sguardo sul suo capuccino fumante. - beh hai ragione a non voler rispondere, le cose non potranno mai andare bene con quel uomo in giro- disse il moro guardando la sua migliore amica - ho litigato con Cosimo- ammise dopo qualche altro minuto di silenzio - per quale motivo? - chiese confuso Emiliano, i due non avevano mai litigato, almeno non nella maniera in cui Monique lo aveva annunciato, lo sentiva dal tono grave e questa cosa lo preoccupava.

-per i soliti motivi Emi... - disse la mora - lui vuole fare qualcosa, ma non capisce che anche volendo, non potrebbe mai farlo- continuò prendendo il cucchiaino e girando il cappuccino, mischiando il latte con la schiuma in superficie. - a tutto c'è rimedio, e lo sai, me lo hai detto molte volte...-disse il moro e sorrise leggermente - è grazie a te se ora io e mia madre riusciamo a vivere in una casa decente, è grazie a te se non ho mollato tutto- continuò posando la mano su quella della ragazza che per riflesso la tolse, spaventata dal gesto. In questi ultimi giorni il contatto fisico le costava, con qualsiasi persona. Emiliano se ne accorse e si sentiva maledettamente in colpa, comprendeva Cosimo, non permetteva a nessuno di fare qualcosa. Monique era così dava troppo a tutti ma non voleva che qualcuno desse qualcosa a lei.

-permetti a me, o meglio, a Cosimo di fare qualcosa. Te lo meriti Moni, tu più di qualsiasi altra persona- disse prendendole le mani, la ragazza sorrise e rimase in silenzio. Sapeva che Emiliano fosse cocciuto e sapeva bene che una sua qualsiasi risposta non avrebbe fatto altro che portare altre discussioni e ora come ora non ne era un vena.

[...]
-andiamo a fare un giro a Vimercate? - domandò il moro eccitato - vorrei...- sussurrò - non andare... Rimani con me- disse guardandola negli occhi, lei scosse la testa - smettila di proteggermi e di subire- disse nuovamente - smettila, non cambierà nulla, peggiori solo la situazioni e non mi sarai di aiuto - disse Monique innervosita, era stanca, non aveva fatto altro che ripetere le stesse identiche cose da quando si erano seduti al bar. Sapeva che aveva ragione, ma non voleva che la stessa persona fosse il centro di ogni sua relazione amorosa o non.
-va bene, come desideri- rispose Emiliano con una strana calma nella voce.

Emiliano la riportò a casa, lei si stava pentendo della sua decisione ma ormai era troppo tardi per cambiare idea, e poi, probabilmente il suo amico non aveva la minima intenzione di starle ancora accanto, forse il padre aveva ragione pensava, aveva ragione su tutto.

Apri la portiera, salutò Emiliano con un leggero sorriso e scese dalla macchina - per qualsiasi cosa... Lo sai- chiarì il moro. Monique annuì e attese che la punto grigia si allontanasse. Guardò casa sua. O almeno quello che ne rimaneva, siccome ormai il padre si era disinteressato a tutto ciò che poteva essere restruttrato. Iniziando a creare problemi anche per il vicinato, siccome quella casa, in mezzo alle numerose villette sfigurava.

Lentamente si avvicinò alla porta d'ingresso, infilò le chiavi nella serratura e lentamente aprì la porta. Sentiva il cuore in gola, aveva paura di quel che sarebbe successo a breve. Il silenzio regnava in quella casa, insolito, e così maledettamente sinistro.
Posò le chiavi sul mobiletto affianco all'entrata, successivamente appese il giubbotto e prima che potasse girarsi un oggetto pesante le colpì la nuca.
Cadde a terra, sentiva il sangue impregnarle i capelli e la testa pulsava sempre più forte.
-ben tornata, bambina- lr sussurrò il padre all'orecchio prima che perdesse i sensi

Scappati Di Casa|| Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora