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-non ho altre alternative, prometto che non faccio niente.- disse Cosimo cercando di convincere Fabio, dentro di se sentiva che era la cosa migliore che potesse fare, Monique era sicuramente all'interno dell'abitazione e se così fosse stato, in qualche modo lei sarebbe arrivata da lui. -no fra, non è una buona idea, anche se fosse come dici tu, non lo sapremmo mai, non ce lo direbbe mai...piuttosto di cuce la bocca.- rispose il modo alzando le spalle -non è possibile Fabio, non so nemmeno quanto tempo sia passato dall'ultima volta che l'ho vista e non posso pensare che stia bene come tutti mi state dicendo, mi state ripetendo solo una marea di cazzate.- disse Cosimo.

Nell'ultimo periodo il guercio era costantemente nervoso, qualsiasi cosa bastava per scattare, lentamente si era sempre di più chiuso in se stesso, la mancanza della fidanzata lo stava distruggendo e nemmeno lui se ne rendeva conto. Fabio cercava di tamponare le situazioni pericolose, il suo amico non aveva mai apprezzato del tutto Emiliano per via del rapporto troppo "oppressivo" che avevano i due, o almeno era quello che diceva, Fabio non ci vedeva nulla di male in nella loro amicizia. Molte volte era Emiliano a provocare, pare quasi che la cosa lo divertisse, e sapeva bene che continuando così Cosimo avrebbe ceduto alle sue provocazioni finendo per sistemare la situazione con violenza, e non era il caso di far parlare di loro, tanto meno ora che stava riuscendo a sistemarsi, o almeno così sembrava.

-cosa vuoi che ti dica? Vuoi andare, andiamo allora, ti accorgerai che abbiamo ragione tutti quanti e farai qualche stronzata. Pensi che non ti conosca?- rispose Fabio alzandosi di scatto e prendendo la sua giacca. Cosimo restò a fissarlo -andiamo? Adesso stai lì come un babbo, sbrigati va.- rispose avviandosi verso la vecchia auto del suo amico. Sentiva che appoggiando Cosimo in questa cazzata ne avrebbe risentito, sia lui, sia Cosimo sia il padre di Monique, ma era l'ultima cosa che potevano fare. 

Il suo amico lo raggiunse, non disse niente, si avvicinò alla portiera, inserì le chiavi al suo interno e sbloccò l'auto, entrambi si sedettero al suo interno. Il silenzio che era calato era teso, tanto che si poteva toccare con mano, e non era per niente un buon segno. Cosimo accese l'auto, che con qualche rumore insolito si mise in moto, e partì velocemente verso la casa di quell'uomo.

[...]

Cosimo parcheggiò in modo abbastanza sbadato, ma badò poco a quella cosa, era arrivato il momento che desiderava da quando la fidanzata era scomparsa, non vedeva l'ora di vedere cosa diavolo passasse per la mente di quell'essere. Prima di avvicinarsi guardò la casa dall'esterno, era evidente che si fosse disinteressato ulteriormente alla cura di quella casa che in mezzo a quelle villette spiccava, e di certo non in modo positivo. Si avvicinò alla porta, sentiva l'ansia, sperava tanto che venisse Monique, sperava tanto che stesse bene e sperava che riuscisse a portarla via da quella casa.

La porta si aprì, strusciando sul pavimento sudicio di quella casa, l'uomo non molto curato e con una barba incolta si presentò alla porta. Era ben diverso da come i due lo ricordavano -che ci fate qua?- domandò mettendosi sulla difensiva -voglio sapere dov'è.- disse serio -chi?- chiese sembrando abbastanza confuso -non mi prendere per il culo, dimmi dov'è Monique.- rispose Cosimo stringendo i pugni -non ne ho idea.- alzò le spalle il vecchio -giuro ti ammazzo se le è successo qualcosa.- continuò il moro cercando di avventarsi sul vecchio, Fabio lo trattenne -Cosimo! Smettila!- urlò innervosito dal comportamento del suo amico, sapeva sarebbe finita così, eppure continuava ad insistere che sarebbe stato giusto. -Monique!- urlò nella speranza che la ragazza, anche solo con un gemito potesse sentirlo -inutile che chiami una persona inesistente. E' scappata mio caro, lasciando tutto e tutti.- alzò le spalle con indifferenza -figlio di puttana...- sibilò Cosimo mettendo le mani attorno al collo dell'uomo che colto di sorpresa cadde a terra con il guercio addosso -dov'è?!- urlò -dove l'hai messa!- continuò stringendo la presa -cazzo, amico fermati!- urlò Fabio cercando di toglierlo dall'uomo -se muore non lo sapremmo mai, cazzo spostati!- urlò spingendolo con ancora più forza.

Cosimo tolse le mani attorno al collo dell'uomo, che iniziò a tossire a causa della mancanza d'aria nei polmoni, il guercio si alzò, passandosi le mani sui pantaloni della tuta e sembrava perso nel vuoto, Fabio gli si avvicinò -sbrigati.- disse spingendolo all'esterno della casa. I due salirono in auto, Cosimo si sedette al posto del passeggero lasciando che Fabio, l'unico rimasto lucido fra tutti prendesse il posto alla guida. Accese l'auto e partì di corsa, preoccupato per una qualsiasi reazione improvvisa dell'uomo.

Non era nemmeno lì...

**

MONIQUE 

Monique aveva gridato disperatamente, o almeno aveva pensato di farlo, il tessuto che le copriva le labbra non permetteva di far sentire alcun rumore. Sapeva che Cosimo era venuto a cercarla, e c'era così vicino. Aveva sentito diverse urla e diversi rumori, assieme ad oggetti che cadevano sul pavimento, era preoccupata, cos'era successo? Le corde strette attorno ai polsi e alle caviglie non le avevano permesso nemmeno di provare a scappare tramite la porta di legno sempre e costantemente aperte, alla quale lei non è riuscita mai ad avvicinarsi.

Quest'ultima si aprì, si mise in ascolto, nella speranza che fosse il suo fidanzato che la stava andando a prendere, che quell'essere fosse sotto terra  e che era finito tutto. Ma quando vide i vestiti maltrattati e gli stivaletti neri indosso capì che non era lui. Si lasciò andare ad un grosso respiro, sentì le lacrime cercare di scendere lungo il suo viso per l'ennesima volta, ma si trattenne, non l'avrebbe vista piangere. Non questa volta. 

-cazzo...- sussurrò appena scese tutte le scale di legno ingrossate dall'umidità -il tuo fidanzatino del cazzo ha qualche problema in testa.- disse guardandola il padre, avrebbe voluto rispondere che l'unica persona che ne aveva era lui, perché se fosse stato diverso lei non sarebbe in questa situazione.  -vuoi...vuoi sapere cos'è successo immagino.- disse l'uomo strofinandosi il collo con vittimismo -è venuto qua facendo lo sbruffone, dicendomi che non aveva bisogno di te che eri una puttana, che di certo eri scomparsa perché volevi scoparti un altro, così come ha fatto lui, io ovviamente non potevo permettere che ti offendesse dopo che gli avevo semplicemente detto che...che si sta male, insomma non volevi vedere nessuno e nulla mi ha aggredito. Guarda...- disse togliendo le mani dal collo e mostrando i segni evidenti di uno strangolamento, o almeno di un tentato tale -è totalmente pazzo...e tu che ci stavi assieme...- disse ridendo.

Monique avrebbe davvero voluto iniziare a rispondere, tanto che aveva da perdere? Non aveva nulla da perdere ormai, subiva violenza di tutti i tipi da quell'essere immondo, il suo fisico ormai aveva perso tutto, era diventata magra a causa del mal nutrimento e del cibo poco sano che l'uomo le dava, il viso stava diventando lentamente più scavato e i vestiti che indossava le ballavano indosso. A volte ringraziava Dio di non poter vedere il suo aspetto fisico, da quel poco che riusciva a vedere, la situazione era tragica, e ne era spaventata. -tranquilla piccina mia... non lo vedrai mai più.- sussurrò l'uomo avvicinandosi alla ragazza e accarezzandole il volto. Monique si spostò in modo brusco, facendo intuire al padre che era stanca di tutto quello, voleva soltanto andare via. L'uomo la fisso per qualche secondo, restando in silenzio, non ci fu alcun contatto visivo, Monique detestava quella persona e aveva la nausea ogni qualvolta lo vedeva. 

Si alzò e senza dire nient'altro risalì le scale e chiuse la porta di legno. La ragazza lasciò che delle lacrime solitarie le scendessero lungo la guancia fino al tessuto che le fasciava le labbra. Cosimo c'era quasi, ma lei aveva qualche dubbio sulla fine di questa storia.

Scappati Di Casa|| Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora