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MONIQUE

Aveva aspettato la mattina dopo come una bambina aspetta il natale, sentiva che sarebbe successo qualcosa e tutte me energie erano come ritornate.
Aspettava pazientemente, non aveva detto ancora nulla a Cosimo, attendeva che arrivasse il suo amico a salvarli. Non voleva vedere Cosimo agitato, la botga ricevuta il giorno precedente era stata forte e l'effetto si stava vedendo appena aveva aperto gli occhi quella mattina.

-come stai? - domandò al fidanzato - diciamo.. - sussurrò lui sedendosi composto, si guardò attorno - sapevo sarei dovuto venire qua con Fabio - sbuffò arrabbiato - non ti preoccupare, ne usciremo- lo riassicurò - Dio, ma come sei dimagrita, che cazzo ti ha fatto?- domandò preoccupato - niente... Il solito... - sussurrò la ragazza evitando che Cosimo la toccasse, quasi per istinto evitava qualsiasi contatto fisico. Non li sopportava più come prima anzi.

-sapevo fossi qua, non avrei mai immaginato in questa situazione cazzo...mi sento una merda- disse portandosi le mani fra i capelli -non dire così - disse Monique rattristata da quella situazione, non le era mai piaciuto vedere il fidanzato triste, soprattutto per lei, non lo aveva mai accettato e non lo avrebbe fatto adesso - e cosa dovrei fare Moni? Eri qua, a Milano, io credevo fossi andata chissà dove senza di me. Che ti fossi innamorata di qualche sudamericano belloccio e che ti fossi dimenticata di me- disse rammaricato - non avrei mai potuto- sorrise dolcemente lei - anche se, il belloccio sudamericano non lo rifiuterei- rise mentre Cosimo la guardava truce.

Monique finalmente dopo un anno si sentiva viva, si sentiva amata e anche se non era protetta del tutto aveva la sensazione che le cose ora sarebbero andate bene. - ti teneva legata? - domandò Cosimo guardando i polsi della ragazza, Monique preferì non rispondere - chissà che ti ha combinato - disse, lei alzò le spalle - adesso siamo insieme, che ti importa- alzò le spalle.

La porta di legno si apri, sbattendo violentemente all'interno della piccola stanza umida e fredda, entrambi si misero sull'attenti, Cosimo sembrava stesse per scattare. Il padre scese le scale, aveva due sedie con se e ciò non prometteva niente di nuovo - che cazzo vuoi fare? - chiese Cosimo confuso, l'essere posò le sedie al centro della stanza.

Ma Fabio dov'era?

-sedetevi- ordinò - no- rispose Cosimo fermando la fidanzata - non mi interessa quello che dici ho detto che vi dovete sedere su queste fottute sedie! - urlò - giuro ti  vorrei spaccarti la testa- ringhiò il guercio - avanti allora - disse in tono provocatorio - Cosimo, ti prego- sussurrò Monique stremata da tutta quella violenza.
-avanti, se sei uomo- continuò provocando, il guercio si alzò di scatto la testa gli faceva male ma ciò non aveva fermato la sua furia - maledetto - disse provando ad avventarsi su du lui, il padre fu più veloce. Afferrò Monique per un braccio stringendola al petto e puntandole un coltello alla gola.

L'uomo rideva vittorioso alla vista di Cosimo bloccato nella sua furia, si giocava con la vita della fidanzata. - sei un maledetto figlio di puttana - sussurrò bloccandosi - ora ti siedi o no? - domandò strattonando la ragazza - Cosimo ti prego - sussurrò Monique. Il moro si sedette senza togliere lo sguardo dall'uomo, prima o poi avrebbe dovuto mollare la presa. - prendi quelle corde e legagli i piedi - ordinò alla ragazza gettandola a terra, Cosimo fece per alzarsi - stai fermo! - urlò puntandogli il coltello.

Monique si rialzò prese le corde e con sguardo carico di dispiacere legò i piedi del fidanzato - anche le mani- continuò e così fece. - siediti- le ordinò e la mora senza opporre resistenza si sedette attendendo che venisse legata anche lei.
Non sapeva dove la stava portando quella ubbidienza ma non poteva a nulla di buono.

Fabio dov'era? Perché ci stava mettendo così tanto?

Il padre le legò le gambe e i polsi, e sorrise in modo sinistro, sadico -ora ci divertiamo, che dite? -

Scappati Di Casa|| Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora