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Milano, 2008

COSIMO

Era passato precisamente un anno dalla scomparsa improvvisa di Monique e nessuno aveva tolto dalla testa di Cosimo che fosse colpa del padre. Nessuno voleva credergli, tutti credevano che fosse stanca di quella vita e che presto, se davvero lo amava, si sarebbe fatta viva e gli avrebbe detto come raggiungerla. Ma Cosimo continuava a non credere a questa teoria subdola, come era possibile che Monique avesse deciso di scappare senza di lui? Perché ora? E non quando glielo aveva proposto più volte? Non era possibile, non era da lei, in quei cinque anni di relazione sono sempre stati uno affianco all'altra senza staccarsi mai.

No, non poteva davvero essere andata così.

Cosimo pensava a questo mentre guidava per la seconda volta verso quella casa, quella maledetta casa dove sapeva che lei fosse lì. Appena la vide fermò bruscamente l'auto, la spense e scese, a passo veloce si avvicinò alla porta, iniziando a bussare ferocemente, dov'era? 

**

MONIQUE

-avanti bambina, mangia oppure sarà tutto spreco, e te non vuoi questo vero?- domandò il padre tentando di convincerla a consumare il suo pasto -la colazione è importare per iniziare bene la giornata.- continuò con un sorriso insolito sul volto, che cosa aveva in mente? -sto bene così...- sussurrò la ragazza, nella speranza che il padre mollasse il colpo e che se ne andasse. Sapeva come funzionava, lei avrebbe consumato la sua colazione, soltanto perché insolitamente si sentiva in colpa, l'uomo aveva iniziato un nuovo tipo di abuso nei suoi confronti e dopo quella volta in cui Monique sembrava fosse morta aveva deciso di riservarle un trattamento importare, per lui era essenziale che rimanesse in vita, ormai era il suo sfogo personale. 

Qualcuno iniziò a bussare furiosamente alla porta, urlando cose che nessuno dei due capiva, ma Monique aveva riconosciuto la sua voce, quella che non sentiva da un anno, e pensava si fosse dimenticato di lei, pensava davvero che il padre avesse ragione che lui avesse un'altra e che lei non aveva mai significato niente per lui. -Cosimo!- urlò la ragazza con tutto il fiato che aveva in corpo, consapevole che l'avesse sentito.

-oh, che meraviglia, abbiamo ospiti.- disse il padre con tono sinistro e allontanandosi dalla ragazza. Salì le scale di legno, tenendo sempre la porticina di legno aperta, Monique pensò a di correre vi appena Cosimo entrasse all'interno della casa, di scappare assieme a lui. Tentò di rimettersi in piedi, ma cadde nuovamente, indebolita dai diversi giorni senza toccare niente. Nemmeno lei sapeva come facesse ad essere ancora viva. 

-dove l'hai messa stronzo!- urlò -con calma, amico, con calma. E' qua, vuoi vederla?- domandò -sbrigati.- disse con un tono così freddo che la sorprese, questo non era il suo Cosimo. -affacciati pure.- disse il padre. Cosimo fece come gli disse e la vide, si guardarono. Monique stava per scoppiare, stava per piangere, Cosimo le sorrise dolcemente come per rassicurarla, era tutto finto.  Ma la magia durò poco, da dietro comparve il padre con qualcosa nella mano -Cosimo!- urlò a malapena la ragazza, ma fu troppo tardi, il padre lo colpì stordendolo, Cosimo percorse le piccole scale di legno sbattendo la testa più volte -no!- urlò disperata Monique e avvicinandosi a lui quasi strisciando -adesso potete stare insieme? Non sei contenta?- disse il padre chiudendo la porta. 

Monique accarezzava il volto dell'amato, lo richiamava nella speranza che riuscisse a rivenire -amore, ti prego, amore mio...- sussurrò mentre le lacrime bagnavano il volto della ragazza scendendo anche su quelle di Cosimo -ti prego...- sussurrò appoggiandosi sul suo petto. Nella tasca interna del giubbotto trovò il cellulare. Guardò la porta dalla quale si poteva solo vedere il sole che passava, non vide nessuno, lo prese e iniziò a cercare il numero di qualsiasi persona potesse salvare entrambi, o almeno, Cosimo. Trovò Fabio. Premette il numero e iniziò a squillare. -pronto?- sentì dall'altro lato, Monique sorrise gli era mancata la sua voce -Fabio...- sussurrò -Monique... cazzo, dove siete?- domandò allarmato -nella cantina, a casa mia, ti prego, vieni...- disse singhiozzando -calmati, calmati, domani mattina sarete fuori entrambi. Promesso.- disse Fabio prima di riattaccare. 

Monique guardò l'oggetto elettronico e sorrise, ce l'aveva fatta.


Scappati Di Casa|| Guè PequenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora