Milano, 2007
-tu questa sera non ci andrai!- urlò il padre nei confronti della ragazza che rannicchiata in un angolo tentava di difendersi dalla violenza inaudita dell'uomo -con questi stracci da puttana da questa casa non esci! Nemmeno per vedere quel coglione che hai come fidanzato, sia chiaro?!- urlò, la ragazza non si muoveva, aveva le mani sul volto in difesa di quest'ultimo, attendeva un ennesimo colpo in qualche zona evidente, e così fu, il padre le sferrò un calcio senza la minima delicatezza sul fianco sinistro mozzandole il respiro per qualche secondo facendola cadere a terra tra le lacrime -uguale a tua madre.- disse andandosene al piano di sopra accompagnato dalla sua bottiglia di whisky, Monique rimase ferma lì, dolorante, tenendosi una mano sul fianco colpito che ancora le doleva. Pensava di non meritare quel trattamento, non per un vestito, non perché come ogni ventenne voleva uscire con il suo fidanzato, non perché voleva vivere la sua vita come ogni persona qualunque.
Lentamente si rialzò, si mise a sedere e in ascolto, nella speranza che il padre si fosse riaddormentato così da non avere problemi nel poter girare per casa. Era stanca di sentirsi quella sbagliata, erano passati tre anni dalla morte della madre e sentiva che in quei tre anni il passaggio del testimone, così come lo chiamava lei, si era fatto sempre più violento, come se non vedesse solo sua figlia lì davanti a lui, ma vedesse pure la moglie, e questa cosa alla rossa non stava bene. Non meritava di sentire il doppio del dolore, se non il triplo, per una persona che dovrebbe amarla incondizionatamente. La persona che le ha permesso di essere su quella terra, colui che magari anche involontariamente ha contribuito alla sua nascita. Non poteva accettarlo.
Barcollando si rimise in piedi, le faceva male la testa, per via delle troppe lacrime e degli strattonami che ha subito poco prima, tenendosi ai mobili o al muro, per quanto le fosse possibile, raggiunse il bagno posto sempre sullo stesso piano. Entrò all'interno e chiuse a chiave la porta, tirò un sospiro che per quanto possa sembrare strano, era di sollievo, si sentiva al sicuro. Tenendo lo sguardo basso accese la luce posta sopra il grosso specchio, alzò lo sguardo e quasi non si riconobbe. L'occhio destro era circondato da un'ematoma viola, quello sinistro invece era esageratamente gonfio, le labbra erano rotte e sulle braccia erano presenti altri lividi. Per la prima volta si preoccupò del suo stato, e si rese conto che se fosse andata avanti così presto o tardi avrebbe conosciuto la sua fine e questa cosa la spaventava, forse dovrebbe parlarne con Cosimo, prendere davvero in considerazione andare a vivere da lui, prendere in considerazione di scappare da Milano come lui le aveva proposto. Ma era terrorizzata, se il padre l'avesse trovata? Cosa sarebbe successo poi? Sarebbe tornato tutto come prima, ma Monique non voleva vivere una vita del genere, non poteva durare per sempre.
Prese il cellulare, in quelle condizioni non sarebbe potuta andare da nessuna parte. Telefonò a Cosimo, consapevole che avrebbe dato di matto ma che, come al solito, avrebbe rispettato la sua volontà, sarebbe rimasto fermo senza fare niente. Non doveva fare niente, lei sarebbe scomparsa dalla vita del padre presto o tardi e lui non avrebbe potuto più infliggere dolore a nessun'altra persona se non a sé a stesso. O almeno così sperava. -ciao...senti...non posso venire, lo sai...- disse sentendo le parole morirle in gola. Cosimo dall'altro lato del cellulare sospirò pesantemente e visibilmente frustato dalla situazione -troverò una soluzione, promesso...- disse sentendo il nodo alla gola farsi più presente da strozzarla e gli occhi che, nonostante il dolore, fecero uscire lacrime amare. Era stanca di quella situazione, ma non poteva farci niente. Riattaccò spegnendo il telefono, non voleva sentire nessuno, non voleva parlare con nessuno.
Si sentiva maledettamente sola, non sapeva come risolvere tutto, non sapeva che cosa ne sarebbe stato di lei e questo la spaventava.
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Scappati Di Casa|| Guè Pequeno
Фанфик«Ma se sotto alla pioggia balliamo sopravviveremo anche alla tempesta»