#gelo#

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Mattina, scosto le tende sgualcite,
ruoto la maniglia della finestra,
freddo soffocante, gelo afoso,
il viso pizzica, aghi appuntiti nelle carni,
gli occhi si sbarrano, i sensi intorpiditi si accendono.
Davanti a me una distesa argentea,
fiocchi lattei precipitati dall'alto,
un foglio senza scrittore,
un panno inamidato,
la tua pallida pelle.
I suoni sono scomparsi,
la luce si è spenta,
il tempo è spirato.
La finestra è ancora aperta,
il caldo cotone cede,
la stanza ha smarrito il tepore notturno,
il freddo ha consumato ogni vita.
Voglio uscire, voglio toccare quel nulla,
quell'istante bloccato,
voglio sentire la mia pelle fremere sotto aculei leggeri.
Salto.
Mi getto sulla tela incompiuta,
il freddo mi circonda, tocca ogni parte di me,
anche io mi fermerò, propio come ha fatto la natura,
ferme, immobili in un'imperturbabile esistenza bianca.
Voglio vivere in questo mondo immutabile e spento,
perché io non riesco a funzionare in un mondo che
ormai è fin troppo vertiginoso.
Non percepisco più le mie membra,
è ciò a cui ambisco,
mi assopisco in questo frigido abbraccio,
attendendo che un dolce raggio caldo
mi liberi pacatamente da questo pensiero di
falsa incorruttibilità.

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