Legàmi.
Sono ciò che gli essere umani sanno costruire meglio.
Sono i loro ponti duraturi e le loro mura rinforzate.
Gli umani hanno il dono di creare e annullare i loro legàmi
con la stessa facilità con cui il pennello scivola lungo la tela,
sono davvero abili a salvarli e a plasmarli, a cancellarli e a ridisegnarli.
Gli umani riescono a dipingere legàmi di ogni tipo,
dai più sopraffini e perfetti, ai più macabri e inquietanti,
ma quella loro opera d'arte viene sempre e comunque terminata.
È da diciotto anni che siedo davanti al cavalletto che sorregge la mia tela consunta e pasticciata,
non riesco più a definire un colore,
il bianco tessuto è ora solo un grigio topo offuscato,
ne ho costruiti di legàmi certo...
ma sono rimasti lì, incompiuti in attesa del mio tocco finale,
troppo tardi ormai da dare,
la pittura si è seccata e i pennelli sono rimasti senza setole.
Non ho mai terminato un soggetto e anche ciò che stavo per concludere
l'ho cancellato in preda all'insoddisfazione...
non è sempre e solo incontentabilità,
è la paura di immergere per l'ultima volta il pennello nell'olio,
l'angoscia di fermarmi e analizzare ciò che ho creato,
l'ansia di rimetterci le mani un giorno e ricominciare da capo,
la preoccupazione di esporlo ai saloni
e di vederlo ogni mattina appeso alla parete.
In un futuro potrebbe rovinarsi, il colore scrostarsi,
cadere dalla parete o diventare troppo ingombrante;
potrebbe essere rubato o addirittura vandalizzato,
le mie paure sono tante...
e nessuno ha il potere di bloccare il decadimento
e custodirlo rinchiuso in una teca, lontano dai baci del sole.
Ho il terrore di vivere e di sentire il legame appena delineato
e dell'incertezza che lo circonda.
Così, rimango seduta a osservare il colore rappreso
e a creare sfumature discordati che si annullano l'una con l'altra.
La tela è già grigia e io ho appena diciotto anni.
Non c'è più spazio e il bianco non può coprire.
Nelle nostre vite non siamo solo artisti,
ma anche soggetti raffigurati da altre mani.
Nessuno, però, concluderà il suo quadro con me,
sono un soggetto stanco, irrequieto e sfuggevole
che ha paura della fine del lavoro e di giudicarlo,
forzando così l'interruzione delle opere altrui.
Ogni tanto, mentre siedo davanti a quel cavalletto
mi piacerebbe che qualcuno allungasse il braccio,
prendesse la mia mano
e trascinasse il pennello con me lungo quella tela sgualcita;
vorrei che guidasse quelle linee e quelle curve,
che scegliesse per me i colori più accessi,
desidererei che le nostre dita iniziassero a formicolare
strette sul bastoncello di legno.
Vorrei avere la forza di finire un'opera,
l'orgoglio di aver creato e completato qualcosa,
vorrei per una singola volta dipingere un legame
che resista alle tiranne forze del tempo
e alle mie confuse debolezze.
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~COGITATIONES~
PoetryPensieri, solo stupidi pensieri di qualcuno che non ha ancora aperto gli occhi davanti alla vita...