#ceneri#

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Cenere.
Il prato macchiato di smeraldo su cui sono distesa
è ricoperto di cenere,
il mio stesso corpo è ricoperto di cenere.
Il velo nuziale ha celato le gote e gli occhi della sposa.
La cenere pesa sui fili d'erba, si piegano al peso di quella sottile polvere,
cicatrici di qualcosa che non esiste più,
i papaveri si sono coricati,
il rosso si è sporcato e
i gambi inarcati si stanno per spezzare,
il capo sta per lasciare il corpo.
Non sarà una morte veloce per loro,
non come la falce che mozza la linfa e la spada che falcia la nuca.
La cenere sulla mia pelle pizzica, il tepore mi fa tremare i nervi.
Quel cinereo mantello ha sporcato anche il mio rosso,
il sangue si è congiunto alla cenere,
la vita che sgorga si è sposata con i suoi stessi residui,
rosso e grigio hanno dato vita ad un vergine colore che ricopre le mie membra.
Non fa freddo attorno a me e
tutto si è ammutolito e bloccato all'imponente peso della cenere,
come il mio blocco alla gola,
che non mi ha fatto dire quelle maledette parole.
Tasto con i polpastrelli la polvere malinconica
è natura bruciata, è vita consumata.
Forse l'uomo stesso è destinato a diventare così.
"Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris".
Oh... capisco...
sono circondata e ricoperta di me, di noi,
di tutti quelli prima di me e di tutti quelli dopo,
avanzi inutili di una lunga vita mortale.
È buffo come anche dopo la sua lunga esistenza
l'uomo sia in grado di piegare tutto al suo cospetto.
Però, chissà se un soffio di vento trasporterà via questa gravezza,
così da mostrarmi nuovamente
i vermigli fiori stanchi e questa mia debole purpurea vita.

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