25.

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25. The legend of Sakura.

Pov's Harry.

"Harry, voglio che tu mi dipinga."
il mio viso si gira meccanicamente sulla sua figura esile posta sul divano, mentre le sue mani abbandonano il libro che stava leggendo fino a cinque minuti fa.
La sua espressione è seria mentre si alza da quella posizione venendomi incontro.

Giro il mio corpo sullo sgabello fino ad averla proprio davanti a me, in tutta la sua sinuosità. Il suo corpo è coperto da una misera t-shirt che lascia spazio all'immaginazione e io sono succube della sensualità che esce da ogni poro della sua pelle liscia e invitante. La cosa che più amo di lei sono le sue gambe. Lunghe e altrettanto invitanti. Se le sue gambe fossero un mondo io ci vivrei volentieri. E amo il modo in cui le lascia scoperte intenzionalmente solo per me, per provocarmi e farmi pendere dalle sue labbra come solo lei sa e può fare.

"Vuoi che ti faccia un ritratto?" Chiedo interessato osservando la sua figura avvicinarsi per poi mettersi fra le mie gambe. Porto una mano sul suo fianco e lei sussurra: "Voglio che tu mi dipinga. Nuda."

La mia bocca si schiude leggermente davanti alla sua richiesta e la mia saliva viene ingoiata rumorosamente immaginando il suo corpo nudo davanti a me. Potrei seriamente perdere il controllo.

"Okay." Annuisco ricevendo un piccolo sorriso.

Lei si allontana di poco privandomi del calore del suo corpo mentre aspetta che le dia delle istruzioni.
"Puoi..puoi metterti sullo sgabello." Balbetto per poi maledirmi mentalmente della figura che sto facendo.

Con una lentezza disarmante arriva vicino allo sgabello e io per l'ennesima volta ingoio pesantemente la mia saliva. Porta le sue mani sull'orlo della maglia sfilandola dal suo corpo perfetto e mandando in completo subbuglio il mio.
Si accomoda sullo sgabello e porta una gamba avanti, così da coprire il seno destro.

Senza rendermene conto, comincio a prendere l'occorrente in modo impacciato. Non è di certo la prima volta che la vedo nuda, ma ogni volta è come se fosse la prima. È come se mi attirasse nella sua trappola e io ci cascassi ogni volta inerme.

Con un movimento veloce porta i suoi capelli biondo cenere sulla spalla destra e racchiude il suo labbro inferiore trai denti.
Osservo assorto le sue forme e comincio a tracciare lo schizzo sulla tela bianca, cercando di racchiudere la sua aura dorata in essa.
"Di solito si parla in queste occasioni?"
Chiede rompendo il silenzio.

"Beh, dipende. Credo che potremmo parlare."
Altrimenti ti salterei addosso senza ritegno, Amélie.

Lei annuisce e io continuo a tracciare la sua immagine con pennellate decise e astratte, racchiudendo in esse le emozioni che sto provando in questo preciso istante.

"Cosa stavi leggendo?" Mi schiarisco la voce.

"Una raccolta di leggende giapponesi." Spiega. La cosa che mi fa strano è che lei sembra a suo completo agio in questa situazione nuova, come se fosse abituata a farsi dipingere, ad essere una musa. Ma poi mi ricordo che è semplicemente Amélie. L'imprevedibile e sorprendente Amélie.

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