Prologo

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«Questo college è lontano da casa.»

Esclamò mio padre una volta parcheggiato davanti all'enorme edificio.
Lo fissavo con stupore dal finestrino della mia macchina, abituato alle piccole scuole della mia città questo pareva più che immenso ai miei occhi.

«Tranquillo papà, sono solo due ore, in più non devi preoccuparti.»

Dissi per rassicurarlo, ma ovviamente so che rassicurare mio padre è impossibile.
È iperprotettivo con me, sopratutto dalla morte di mia madre.
Sono il suo unico figlio ed è giusto essere così protettivi e la sua esagerazione è giustificata considerato il modo in cui venivo trattato nella mia scuola, o direttamente nella mia città. Ma adesso non deve più preoccuparsi così tanto per me, sono certo che qua le cose andranno meglio e poi non sono più un bambino.

«Mh..non mi convince sai che ho paura.»

«Si lo so, ma sii ottimista.»

«Va bene, ma alla prima cosa che succede chiamami che ti vengo a prendere.»

«Non sono un bambino..» Farfugliai alzando gli occhi al cielo.

«Si stai crescendo scusa-disse scompigliandomi i capelli che velocemente aggiustai-ti voglio bene Lucas.»

«Anche io papà, ma non mi chiamare Lucas.»

Uscii dalla macchina con la mia valigia in mano e guardai mio padre allontanarsi continuando a sventolare la mano per salutarmi. Risi.
Finalmente mi voltai a guardare nuovamente quell'edificio che ben presto sarebbe diventato letteralmente la mia nuova casa.
Nessuno mi avrebbe più picchiato per il mio orientamento sessuale o quant'altro, non sarei più stato lo zimbello di nessuno.
Sii ottimista Luke, qui tutto andrà meglio. O per lo meno..spero.

****
Entrato nell'edificio mi diressi verso la segreteria e notai un ragazzo riccio intento a parlare con quell'ansiana signora seduta dietro la scrivania e arrivato là ascoltai involontariamente la conversazione.

«Irwin il numero della sua stanza è 126, è in camera con altri due ragazzi: Michael Clifford ed un certo Lucas Hemmings, un nuovo studente anche lui. Troverà i suoi orari scolastici nella camera domani mattina.»

Gli spiego la signora consegnandoli le chiavi della sua camera. Lucas Hemmings? Aspetta, ma sono io Lucas Hemmings.

«Signora scusi, sono io Hemmings.»

«Oh in tal caso ecco a lei le chiavi della stanza.»

Mi porse le chiavi che immediatamente presi e insieme al riccio mi avviai per i corridoi intento a cercare la camera.

«Allora, Uhm, tu sei Lucas giusto?»

«Si, ma nessuno mi chiama così, chiamami Luke grazie.»

«Uhm si, Luke mi piace.»

Arrossii appena rivolgendoli un piccolo sorriso. Ma possibile che devi arrossire per ogni singola cosa? Andiamo su.

«Tu sei?» Chiesi per distrarmi dai miei pensieri.

«Ashton, chiamami pure Ash se vuoi.»

«Va bene Ash.» Mi accennò un sorriso per poi fermasi davanti ad una porta.

«Eccoci, siamo arrivati, questa è la stanza.»

Infilò la chiave nella serratura e poco dopo entrammo nella stanza. Mi guardai attorno 'dio che casino' fu il mio unico pensiero.
Vestiti sparsi per tutta la stanza, lattine di birra a terra e un cartone di pizza lasciato in un angolino. Oh mio dio che schifo.

«Voi sareste?» Sentii chiesto da una voce acida e credo abbastanza infastidita.

Alzai lo sguardo e davanti agli occhi mi ritrovai, a mio parere, un dio.
Sdraiato sul letto c'era un ragazzo dai capelli rossi fuoco e gli occhi, occhi di un colore indefinito che si avvicina al verde, che non potevo smettere di guardare.

«Siamo i tuoi nuovi compagni di stanza, tu dovresti essere Michael giusto?» Interruppe il selenzio Ashton riportandomi sul piano terra.

«Si sono Michael.»

«Beh io sono Ashton e lui è Luke.»

Rimasi in silenzio. Luke parla, non fare il muto.

«Tu ce l'hai una lingua o non puoi parlare?»

«Uhm..no..io,umh si ce l'ho la lingua.»

Dissi con un tono di voce talmente basso che credo avrebbe dovuto leggere il mio labiale per capire le mie parole.
Okay Lucas, non stai iniziando affatto bene.

Michael

Stavo steso sul letto di quella stanza dipinta di un bianco spento e triste a ricordare con Calum, amico da sempre, dei nostri ultimi anni passati al liceo, tra l'alcol, il sesso e fumo nel mentre che ascoltavamo alcune canzoni rock, Nirvana precisando.
Tra una risata e l'altra sentimmo una chiave infilarsi nella serratura e poco dopo la porta si aprì lasciando entrare due ragazzi.

«Voi sareste?» Chiesi infastidito con un tono alquanto acido.

Scrutai i due ragazzi che esploravano la stanza senza dire una sola parola. Poggiarono le loro valige a terra e dopo qualche minuto d'attesa il ragazzo con i capelli ricci tenuti da una bandana nera rispose, troppo allegramente per i miei gusti, alla mia domanda.

«Siamo i tuoi nuovi compagni di stanza, tu dovresti essere Michael giusto?»

«Si, sono Michael.»

Mi alzai dal letto per raggiungerli, sembravano disorientati, come se la mia presenza li mettesse a disagio.

«Beh io sono Ashton e lui è Luke.»

Il riccio, stava immobile al centro della stanza ad osservare l'arredamento, mentre l'altro,alto, credo, quasi due metri, col ciuffo biondo e gli occhi azzurri, era rimasto a fissarmi, sembrava disconnesso da tutto, come se fosse entrato in un suo mondo magico con gli unicorni e i folletti con la pentola d'oro alla fine dell'arcobaleno.

Schioccai le dita davanti al suo viso cercando di riportarlo alla realtà.

«Tu ce l'hai una lingua o non puoi parlare?»

Si sentí un mormorio, ma non uscí nulla dalla sua bocca.

Continuava a guardarmi.

«Non parli? Sembri incantato.»

«No, ehm, sono Lucas.. Volevo dire Luke, intendo, chiamami Luke.»

Cos'è idiota? Restai a guardarlo per dei secondi per fargli capire la stupidità con la quale mi aveva risposto, ma non reagiva.

«Ti senti bene?» Chiesi sarcasticamente.

Lui annuì velocemente mordendosi, quasi nervosamente, l'anellino nero che aveva nell'angolo sinistro della bocca.

«Beh, visto che la situazione sembra alquanto imbarazzate e soprattutto noiosa, meglio che interferisca io. Sono Calum, piacere.» Disse porgendo loro la mano che a tempo debito venne stretta dai due.

Avrei preferito spararmi che passare cinque anni di college con loro. Uno più muto dell'altro. Uno che sorrideva come un ebete da quando aveva messo piede nella stanza, e l'altro non si capiva cosa avesse, se fosse tra di noi ed era semplicemente timido o era davvero nel mondo degli unicorni.

***
Decisi comunque di uscire con loro, giusto per conoscerli meglio. Peggio di così non sarebbe potuto comunque andare, no?

****
SPAZIO AUTRICE

La storia la sto scrivendo con una mia amica (_iwishiwasbesideyou_ ), ci dividiamo i personaggi è la prima che scriviamo insieme, speriamo vi piaccia perché noi ci teniamo davvero tanto :).Alla prossima.
-Denise e Nicole.

I hate you, don't leave me •Muke•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora