1.Friends

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La sveglia sta vibrando da dieci minuti, ma non mi va di alzarmi per spegnerla.
Probabilmente mio fratello ora mi ucciderà se non mi sveglio in tempo, così decido di mettermi almeno seduto per disattivarla e cercare una connessione con il mondo dei vivi.
Alzarsi alla mattina non rientra tra i miei hobby, soprattutto se è lunedì e non ci sarà alcuna lezione pratica in accademia, ma solo della gran teoria.
Una cosa facile esiste, ovvero la divisa: è sempre la stessa, quindi non serve stare a pensare che colore abbinare con cosa.

Esco dalla mia stanza e vado in bagno, mi lavo la faccia e scendo giù, dove trovo Jimin che sta cucinando dei pancakes.
-Buongiorno, Tae.- saluta, utilizzando la lingua dei segni: eh già, io e Jimin comunichiamo così... o meglio, questo è il mio unico modo per comunicare con il mondo, per lo meno da dieci anni a questa parte, prima utilizzavo le parole come la maggior parte di noi esseri umani.
-Buongiorno, fiorellino.- ricambio, prendendo un frullato di frutta dal frigorifero: melograno, clementine e uva. È il mio preferito, da quando avevo 10 anni.
Mi ritrovo un bel piatto di pancakes con il cioccolato fuso davanti, e il mio adorabile fratello adottivo che mi prende in giro perchè ogni volta che le mangio mi sporco la bocca come i bambini.
Fanculo, mochi.
-Non chiamarmi mochi, e nemmeno fiorellino.- si lamenta, finendo il suo primo pancake.

L'orologio segna le 8, e questo significa una sola cosa: siamo in ritardo, l'autobus che arriva in accademia passa tra quindici minuti.
Dopo aver trangugiato altri due pancakes e finito il frullato, mi lavo velocemente i denti e mi pettino i capelli nel bagno del piano di sopra, mentre Jimin si prepara in quello del piano di sotto.
Sistemo i miei capelli neri in modo che siano mossi e mi metto gli orecchini: sono un po' particolari per gli standard che qui definiscono "da ragazzi" ma io li amo. Sono un regalo dei signori Park, ovvero i miei genitori adottivi, anche se hanno deciso di lasciare il mio cognome invariato per rispetto nei confronti dei miei genitori, erano amici dopotutto. Gli orecchini rientrano nel mio stile essendo particolari: sono un artista, e lo stereotipo di artista alternativo lo adoro.

Prendo lo zaino con i libri e i quaderni di teoria, e la valigetta che contiene i miei pennelli e colori: non si sa mai che manchi un professore.
Jimin afferra le chiavi di casa e ci chiudiamo la porta alle spalle, arrivando giusto in tempo alla fermata dell'autobus.
Entriamo a scuola perfettamente in orario, anzi, con dieci minuti di anticipo: quanto basta per mettere nell'armadietto le cose che non serviranno per la prima ora.
Prendo con me il libro di storia delle arti, materia obbligatoria che viene seguita in tutti i corsi.
L'arte si intende in ogni sua forma... pittura, scultura, danza, scrittura, poesia, musica e canto, magari sto anche dimenticando qualcosa.

Mi siedo al primo banco dell'aula A1 con mio fratello, oggi l'interprete non ci sarà perchè ho Jimin accanto a me, e posso seguire guardando il labiale del professore, che spiega con calma e questo mi dà la possibilità di vedere ciò che dice, mentre prendo appunti sul PC del quale ormai conosco a memoria i tasti.
Mi volto per vedere chi si è seduto al banco alla nostra destra, immagino sia il solito Michael Spike, un americano con la puzza sotto il naso che si diverte ad insultare un po' tutti credendosi superiore.
Al posto suo, però, c'è un ragazzo diverso, a quanto pare Michael ha cambiato banco.
Ha i capelli tinti di un viola tenue, gli occhi scuri e il profilo è davvero delicato.
Okay, chi è quel gran figo?
Penso abbia notato il mio sguardo, perchè mi guarda e sorride, ma poi arriva il professore e mi tocca stare attento alla lezione.
Piuttosto, attento alle sue labbra, perchè è il mio modo per ascoltarlo.
È parecchio noioso a differenza di come mi aspettavo, ma alla fine della sua lezione ho preso quattro pagine di appunti in carattere 12 sul mio PC, che salvo immediatamente come file di Word per non perdere nulla.
Mio fratello mi segna che dobbiamo andare nell'aula della lezione successiva, oggi ci sarà una nuova professoressa di storia della musica (ecco perchè odio il lunedì, storia di qualsiasi cosa...) e che probabilmente non sa della mia particolarità, chissà come reagirà.

Di solito I professori non si fanno problemi, ma lei inizia ad insultarmi in tutti i modi, e Jimin si trova costretto a segnare per me le sue parole.
"Sei una disgrazia per questa scuola, mi chiedo perchè tu non sia in un istituto per sordi, è un vero peccato."
Ci rimango male e resto a testa bassa, ma torno al mio posto e seguo in silenzio la sua lezione, con in testa solo le parole cattive che mi ha rivolto.
È un'insegnante, dovrebbe saperci fare con le persone, cosa le importa se sono sordo o meno?
Sto seguendo comunque la lezione, quindi a lei non cambia nulla, sono io in difficoltà... mica lei!
Sono comunque una persona, ed è questo che mi ferisce.
Mentre usciamo dalla classe, qualcuno mi tocca delicatamente la spalla e mi giro: oddio, è il ragazzo figo di prima.
Mi sorride e segna che gli dispiace, che quella donna è una maleducata e che dovrebbe pensare agli affari suoi.

Rimango stupito dal fatto che segni, quindi gli domando se sia sordo, alchè mi risponde negativamente: non lo è, ma ha imparato quando era più piccolo, e vorrebbe diventare amico mio e di Jimin, così oltre all'amicizia può anche fare pratica.
-Mi chiamo Taehyung.- Segno, presentandomi, per sicurezza.
-Lo so, hai la targhetta sulla divisa. Come avrai letto, il mio nome è Seokjin.-
Annuisco, sorridendogli gentilmente.
-Sei sordo dalla nascita?- Domanda, e noto mio fratello con la coda dell'occhio messaggiare, chissà a chi sta scrivendo.
-No, ho avuto un incidente da piccolo e ho perso l'udito.- Segno in risposta.
-Scusami per avertelo chiesto, è stato piuttosto inopportuno.- Si scusa, sembra in imbarazzo.
-Non importa, non è una cosa cattiva anzi, finalmente qualcuno che conosce la lingua dei segni!- mi sento davvero felice, mi ha fatto sentire più normale.
Lui guarda l'ora. -Devo vedermi con alcuni amici, suono in una band. Vieni a trovarmi dopo con Jimin nell'aula 5 al primo piano, o al massimo ci vediamo a pranzo.-
-Meglio a pranzo, hyung, ho un'altra lezione.- mi scuso, poi ci saluta e si congeda.
-Jimin, con chi ti stai scrivendo?-
Lui scuote la testa. -Nessuno.-
-Certo come no, sarà BunnyBoy97, il ragazzo che hai conosciuto su quel sito per fare amicizia e anche altro.-
Mio fratello mi colpisce con il telefono, e finiamo per rincorrerci nel corridoio, fino a quando non riesco a prenderlo e vendicarmi con una buona dose di solletico.
Sono fortunato ad avere qualcuno come lui accanto.

𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐧𝐨𝐭𝐞𝐬-𝐓𝐚𝐞𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora