3.Promise

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A mensa, io e Jimin ci sediamo nel solito tavolo in un angolino, lontano dal mondo. Le persone mi fanno paura, sono sempre pronte a giudicare... come in tutti questi anni.
Oggi c'è il riso con carne insieme alla frutta, e sono contento perchè mi piace parecchio, non è nemmeno piccante quindi ancora meglio.
Per quanto riguarda il resto dei giorni, hanno più scelta, soprattutto per via dell'alimentazione che svolge un ruolo importante per i ballerini come mio fratello.
Sento una mano posarsi sulla mia spalla, e mi prende un panico momentaneo abbastanza forte.
La stessa mano prende la mia e mi fa sollevare il viso: è Seokjin, e questo mi fa rilassare parecchio.
-Avevo paura che fosse quello stronzo...- spiego, e lui annuisce segnando che forse sarebbe stato meglio se avesse avvisato Jimin invece di fare così, ma non pensava di spaventarmi venendo nella mia direzione... sono io a non averlo notato.
Lo rassicuro, e si siede al tavolino tondo che abbiamo preso, in maniera da vederci tutti per comunicare bene.
-Vi siete messi in un posto molto appartato- fa notare.
-Beh... sono sempre stato vittima di alcuni bulli.- ammetto, non è facile parlarne... cioè, segnarne, non so mai se posso utilizzare parlare come verbo. Ma alla fine dei conti, la Lingua dei Segni è una lingua a tutti gli effetti.
-E meno lontano sono dal mondo, meglio sto. Essere disabili è difficile, hyung.-
Seokjin annuisce. -Grazie per le formalità, come avrai visto nonostante io sia più avanti come studi sono venuto nella vostra classe.- spiega, e ci racconta che lo ha fatto per monitorare l'andamento.
Mi domanda poi a che livello è la mia sordità, e gli spiego che qualcosa ancora sento, non abbastanza per una conversazione, e i miei genitori hanno insistito per mandarmi alla riabilitazione per mantenere l'uso della parola con le nuove tecniche che ci sono.
-Perchè hai detto di no?-
Sospiro. -Mi avrebbe solo creato frustrazione, non ha senso. Se riesco ad udire veramente pochissimo, non abbastanza per comunicare, perchè dovrei farmi il culo per parlare e non sono invece gli altri ad imparare la mia lingua?-
Seokjin sembra capire. -Se un giorno dovessero trovare il modo per ridarti anche un po' dell'udito, quanto basta per vivere meglio, non potresti parlare... non molto bene forse.-
Annuisco. -Lo so, ma non è detto. Però sono consapevole che le mie corde vocali siano ancora funzionanti. Per quanto io non vada dagli specialisti, faccio degli esercizi con i miei genitori per mantenerle in allenamento. Altrimenti non saprei come chiedere aiuto in caso di bisogno, non so più come sia parlare ma produrre dei suoni sì.- racconto, e lui sembra interessato.
Probabilmente non ha mai conosciuto qualcuno con una storia come la mia, io che ho deciso di diventare muto per scelta, perchè non mi andava bene farmi capire ma non essere capito.
-Rispetto la tua scelta.- mi rassicura, finendo la sua carne.

Seokjin mi racconta del suo gruppo musicale, e mi confessa che i ragazzi vorrebbero conoscermi, ma questo mi mette molto in agitazione. Onestamente? Non me la sento.
-Posso insegnare loro le basi della lingua dei segni, se vuoi.-
Questo mi rassicura e mi fornisce fiducia, sarebbe magnifico, anche solo sentirsi chiedere 《come stai?》o un semplice buongiorno in lingua dei segni per me sarebbe il paradiso.
Non ho mai incontrato nessuno all'infuori di Seokjin che abbia imparato la Lingua dei Segni pur non avendo a che fare con persone sorde in famiglia, è davvero un ragazzo speciale.
-Va bene, hyung.-
-Allora mi impegnerò per farli diventare bravi il prima possibile.- Giura, facendo una specie di promessa con il mignolino.

È ormai sera, sono a casa, più precisamente sul mio letto.
Io e Jimin abbiamo salutato Seokjin di nuovo alla fine delle lezioni, ma poi abbiamo dovuto prendere l'autobus di corsa perchè oggi alcuni autisti facevano sciopero e saremmo dovuti tornare a casa a piedi come alternativa.
Sto guardando un vecchio album di foto, alcune risalgono a prima dell'incidente.
Sono anni ormai che non posso sentire più nessuno parlare, mi chiedo come sia maturata sia la mia voce che quella di Jimin, rammento solo poco e nulla anche di cose basilari come i versi degli animali.
I suoni sono andati pian piano scemando dai miei ricordi, nel dimenticatoio.
Se esiste qualcosa che ricordo bene, però, è stato l'annuncio del medico in ospedale pochi giorni dopo il mio incidente.

-Purtroppo l'udito è danneggiato e andrà perdendosi progressivamente nel giro di un anno. Al momento non è reversibile, ma non escludo che con il tempo qualcosa di possa sistemare... sapete, le nuove tecnologie.- aveva detto il dottore, e mi ero ritrovato spaventatissimo, avevo quasi dieci anni, ero troppo giovane per perdere l'udito.
-Come possiamo fare, dottore?- era stata la domanda della mia mamma adottiva, e mentre mio padre stava per rispondere, il mii migliore amico era intervenuto. -Siete tutti dei bugiardi! Tae sentirà ancora, vero Taehyung? Non smetterai di parlarmi, vero?! Tae... rispondimi!-
Io allora sono sceso dal lettino, ancora debole, e sono andato ad abbracciare Jimin, per cercare di calmarlo. -Andrà tutto bene Chim... troveranno il modo di farmi guarire.-
-Sì... sì perchè tu continuerai a sentire!-
Ricordo ancora l'espressione del dottore, che con un semplice sguardo mi aveva fatto capire che il mio udito se ne sarebbe andato per sempre, e che se non potevo sentire forse avrei voluto smettere di parlare.

Sento qualcuno sedersi accanto a me, le braccia spalancate pronte ad accogliermi e il profumo inconfondibile del sapone alla vaniglia.
Chiudo gli occhi, lasciandomi andare nell'abbraccio del mio migliore amico, sa che di tanto in tanto ho bisogno di sfogarmi.
Quando eravamo molto piccoli e ancora sentivo qualcosa, ci scrivevamo le parole (una alla volta) sulla schiena, una sillaba per volta.
-Se vuoi, puoi piangere.- mi rassicura Jimin, dandomi il tempo di riconoscere ogni lettera.
-Anche tu.- consiglio, e non abbiamo bisogno di aggiungere altro, perchè ora tutto ciò che vogliamo entrambi è solo poter lasciar libere le lacrime.
Quando sono triste, Jimin lo capisce sempre subito, so che gli è bastato vedere quell'album per comprendere come mi sento.
Di una cosa sono sicuro: quel ragazzo è un angelo con un'empatia fuori dal comune, una benedizione, ed è l'unico a capirmi davvero.
Una promessa che mi ha fatto? Esserci per sempre.

𝐋𝐨𝐯𝐞 𝐧𝐨𝐭𝐞𝐬-𝐓𝐚𝐞𝐣𝐢𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora