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L'alba arrivò presto, troppo presto. Emma gemette. Le faceva male ogni fibra del corpo. Dannato albero!
«Alzati Em» le mormorò Ruby. «Devi pulire le stalle.»
Emma sbuffò.
«Odio l'alba» mugugnò. L'altra donna rise.
«Sì, anch'io. Dai, tirati su...»
Riuscì ad alzarsi, alla fine. Sospirò. Già odiava quella giornata. Sapeva che Regina aveva lezione fino al mezzodì, e poi avrebbe avuto da fare con quel duca roscio.

Si vestì e, dopo aver mangiato un boccone, andò alle stalle, dove prese a pulire le scuderie dal letame.

Passò tutta la mattina lì. Strigliò i cavalli e unse i finimenti.

Uscì dalle stalle solo per andare a prendere un po' di paglia dal fienile. Pesava un quintale e sopportò a stento la vicinanza inquietante con un grosso e arcigno ragno nero mentre trasportava il cumulo di fieno nelle stalle il più velocemente possibile. Lo mollò a terra e saltò all'indietro, pulendosi, per modo di dire, le mani sulla veste.

«Schifo, schifo, schifo...» sibilò a denti stretti, controllando di non avere qualche bestiaccia attaccata addosso. Girando intorno alla balla di fieno per evitare lo sguardo stizzito del ragno, sfilò una grossa manciata di fieno e lo portò a Rocinante, accarezzando il muso morbido del cavallo mentre mangiava dalla sua mano e stando attenta a non farsi azzannare i denti dal destriero nell'operazione.

«Fanno schifo anche a te i ragni, vero?» mormorò al cavallo, che drizzò le orecchie verso di lei con uno sguardo d'assenso, o almeno così lo interpretò lei. «Schifissimo, sì.»

«Alzati cara» La voce di sua madre la svegliò, e lei detestava quando succedeva. Aprì a stento gli occhi nella luce forte del mattino.
«Madre non mi sento bene» borbottò.
«Non ti sarai presa un malanno? Te l'ho detto che non devi uscire senza coprirti!»

Regina trattenne un sospiro.
«Posso restare a letto?»
«Sai che abbiamo ospiti...»
«Non vorrei contagiare il duca.»

Un attimo di silenzio mentre quelle parole avevano l'effetto sperato su Cora.
«Hai ragione. Farò le tue scuse al duca per la tua assenza» disse uscendo dalla stanza.

Almeno poteva avere un po' di tempo per stessa. Si rimise a dormire e si svegliò quando il sole era ormai alto. Era tanto che non dormiva così tanto ma si sentiva davvero stravolta. Si alzò e andò alla finestra.

Individuò Emma che usciva e rientrava dalle stalle portando carrette di... ugh. Osservò il suo modo di camminare, un incedere poco aggraziato ma che la rendeva adorabile; il suo sorriso si riflesse sul vetro.

Si spostò dalla finestra per paura che sua madre potesse vederla, afferrò un vecchio libro che stava leggendo e si sedette sul piccolo sofà con una coperta a scaldarla.

Mentre Emma si occupava del destriero, Blue percorreva a grandi passi il corridoio delle stanze nobiliari. Arrivò alla porta della principessa e bussò più volte.

Regina si affrettò a rimettersi a letto.
«Avanti.»

La precettrice entrò nella stanza ed eseguì un breve inchino.
«Altezza, mi manda vostra madre. La principessa mi ha informata che non vi sentite bene, pertanto faremo la nostra lezione qui, nelle vostre stanze.»

A Regina per poco non si dislocò la mandibola. Sua madre sapeva essere davvero perfida!

«Non mi sento bene, come può pensare che io possa seguire una lezione?»

Blue si richiuse la porta alle spalle.
«Una principessa non si esime mai dai suoi doveri, neanche quando non si sente bene» le spiegò, come se fosse palese.

Regina alzò gli occhi al cielo e si preparò ad ascoltare quella noiosa lezione, o a fingere di farlo, per lo meno.
«Bene» quasi ringhiò. «Iniziate pure.»

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