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«Chi è?» chiese senza neanche sollevarsi

«Emma.»

«Entra» rispose con rabbia.

Emma aprì la porta ed entrò timidamente. Si richiuse la porta alle spalle.

«Se sei venuta per litigare ti pregherei di uscire, non ne ho la forza.»

«Io... non sono qui per questo. Volevo chiederti scusa» disse con gli occhi fissi sul pavimento.

«Emma lo so che è troppo per te. Finiamola qui.»

Spalancò gli occhi.
«Cosa? No, io... mi dispiace, è stato solo un attimo...»

«Non è stato un attimo Emma» rispose sollevandosi. «Tu stai soffrendo e hai ragione. Non possiamo continuare così.»

Si avvicinò a lei.
«Io ti amo. Ce la faccio.»

«Emma non riesci a gestire la situazione. Era difficile prima ma adesso, con la gravidanza, vedo la sofferenza nei tuoi occhi e mi fa stare male.»

«Non posso stare senza di te» mormorò la ragazza, gli occhi lucidi, color acciaio. Regina deglutì, il cuore che faticava a battere.

«Non abbiamo un futuro, solo attimi rubati mentre tu potresti avere una vita piena e felice» disse a fatica. Emma scosse lentamente la testa, come se avesse paura di muoversi.

«Io non sarò mai felice senza di te.»

«Perché adesso sei felice? Sei felice di sapermi la notte con lui? Sei felice di sapere che vuole fare l'amore tutte le notti? Sei felice che io aspetti un bambino da lui?»

Le sfuggì qualche lacrima.
«Meglio questo che niente.»

«Puoi costruirti una tua vita, che non sia piena di sofferenza.»

«Sei sempre stata tu la mia vita.»

«Che vita hai, Emma? Ti piace davvero?»

La guardò vagamente confusa.
«Regina io... noi... A me piace stare con te.»

«Emma noi non stiamo insieme, ci ritagliamo dei momenti, rubiamo degli attimi... perché se qualcuno lo scoprisse...» non riuscì a finire la frase.

«Mi ucciderebbero» finì Emma per lei, con una calma che la raggelò. «E ne sarebbe valsa la pena. Anche solo per un attimo in più con te.»

Le credette. Non c'era altro che verità nei suoi occhi cangianti, e seppe che ad Emma bastava davvero, quello che avevano. Che togliendoglielo non avrebbe fatto altro che alimentare il fuoco di quella sofferenza che la stava consumando.

Regina la prese per mano e la strinse.
«Ti amo Emma.»

«Ti amo anch'io» sussurrò la ragazza, il tono un po' incerto. Probabilmente aveva paura che fosse un addio. Doveva farle capire che non lo era.

«Lo so che questo bambino cambierà le cose, ma non cambierà mai quello che provo per te.»

Emma la abbracciò stretta, e in quel contatto Regina sentì quanto avesse bisogno di lei. Quanto avessero bisogno l'una dell'altra.
«Neanche quello che io provo per te.»

«Mi dispiace che il fatto che io sia gentile con lui ti infastidisca, ma questo non vuol dire che io lo ami.»

Emma annuì.
«Mi dispiace. Sono una stupida.»

«Sai come riesco ad andare avanti?»

«Come?»

«La nostra casa, quella che abbiamo immaginato immersa nel verde, in un piccolo villaggio. Solo noi due.»

Emma la guardò negli occhi, un sorriso triste sul viso.
«Sarebbe bello...»

«Immagino cosa faremmo se fossimo lì... è cosi che riesco ad andare avanti.»

Emma si scostò appena per donarle un bacio timido. Ricambiò il bacio e la strinse forte.
«Solo noi due.»

Si appoggiò a lei, godendosi quella vana e temporanea felicità. Ma era tutto ciò che avrebbe mai potuto avere. Attimi di illusione con lei.

Emma allungò una mano a sfiorare la sua.
«Sai, qualunque cosa abbiamo...» sussurrò. «...anche se è solo qualche attimo in mezzo al resto, per me è tutto.»

«Non dovrebbe essere così. Vorrei tanto che tu avessi una vita felice, una persona che puoi amare alla luce del sole.»

Si scostò per guardarla negli occhi.
«Sole, luna, pioggia, tempesta... non cambia nulla. Ti amo, nient'altro conta.»

Non poté fare a meno di sorriderle mentre un calore piacevole si irradiava nel suo petto.

«Anch'io ti amo, Emma.»
Un improvviso quanto lieve bussare alla porta la mise in agitazione.

Emma si scostò di scatto da lei, ma le rivolse un sorriso rassicurante prima di alzarsi e allontanarsi rapida, lo sguardo basso.
«Avanti.»
James entrò nella stanza, affiancandosi immediatamente a lei.
«Ho saputo che non stavate bene, mia amata, che succede?»
«Non dovete preoccuparvi era solo un leggero capogiro.»
«State meglio adesso? Volete che vi faccia preparare qualcosa?»
«Ho solo bisogno di un po' di riposo.»
James le diede un bacio sulle labbra.
«Vi lascio riposare, mia dolce sposa» disse prima di uscire.

Emma, rimasta con lo sguardo a terra per tutto il tempo, rialzò gli occhi su di lei.
«Stai bene?» bisbigliò.

«Sono molto stanca» rispose stendendosi sul letto. «Vorrei riposare.»

La osservò con un po' di preoccupazione negli occhi, ma annuì.
«Ma certo. Chiudo gli scuri, così la luce non sarà fastidiosa» disse, veloce ad adoperarsi per lei.

«Grazie Emma» chiuse gli occhi e si coprì con una coperta.

Le sorrise mentre si sedeva sul divanetto.
«Non devi ringraziarmi.»

Regina si addormentò qualche istante dopo e lei, cullata dal suo respiro e dal buio nella stanza, crollò addormentata a sua volta in breve tempo.

Gli incubi non tardarono ad arrivare. Lei ed Emma che venivano scoperte, Emma gettata nelle prigioni e torturata mentre a lei veniva strappato via il suo bambino prima di essere uccisa. Si svegliò con un senso di angoscia e con le lacrime che le rigavano il viso.

Emma dormiva, esausta. Disse qualcosa di inintelligibile nel sonno, un sorriso le curvò le labbra sottili. Il senso di colpa le attanagliava lo stomaco. E se non si fosse trattato di un semplice incubo, ma di una premonizione?

Una fitta al ventre, il suo sguardo si macchiò di preoccupazione. Emma si corrucciò, come se l'avesse percepito. Si rigirò sul divanetto, un piccolo gemito ad animare il suo sonno.

Regina si alzò e uscì dalla stanza senza far rumore.

Emma continuò a sognarla.

Si rigirò di nuovo nel divanetto e, privata del sostegno di Regina, cadde a terra. Imprecò sottovoce mentre si rendeva conto del dolore alle ginocchia e alla fronte. Si alzò e trattenne le ulteriori imprecazioni per non svegliare Regina, finché non si accorse che non era nel suo letto.

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