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Si svegliò stretta tra le sue braccia, un sorriso sul viso.

Emma gemette nel sonno, rigirandosi un po' e avviluppando gli arti intorno a lei come se avesse paura che scappasse.

«Emma» la chiamò dolcemente. «Devi svegliarti.» Per risposta la ragazza la strinse più forte a sé mentre cominciava a riemergere dai sogni.

«Devo prepararmi» le sussurrò all'orecchio. «È tardi.»

Regina sorrise vedendo gli occhi chiari di Emma che si aprivano lentamente.
«Possiamo ancora scappare. Dalla finestra» disse piano. Era seria.

«Il palazzo è pieno di guardie non riusciremmo neanche ad arrivare ai cancelli.»

Emma abbassò lo sguardo, avvilita.
«Ti farebbero passare...» protestò debolmente.

«Non dopo questo...» sollevò le braccia per mostrare le bende.

Emma sospirò. La guardò negli occhi.
«Non farlo più. Me lo prometti?»

Annuì abbassando gli occhi, quindi controvoglia si alzò dal letto.
«Devo vestirmi, il principe voleva vedermi per colazione.»

Emma nascose un sospiro e si alzò.
«Ti aiuto.»

«Non devi farlo» la rassicurò mentre apriva l'armadio e sceglieva, tra i tanti, un vestito verde smeraldo.

«Perché no?»

«Non devi sentirti obbligata.»

La sentì avvicinarsi alle sue spalle e voltò la testa per guardarla.
«Non è così. Mi piace aiutarti» le sorrise Emma, in un modo che le scaldò il cuore.
«Grazie.»

Emma le prese il vestito dalle mani e lo allentò per aiutarla ad indossarlo, poi le strinse il corpetto.

«I miei genitori arriveranno oggi.»

Emma si portò alle sue spalle e iniziò a stringere i lacci con gesti esperti.
«Sì?» un sorriso le incurvò le labbra. «Sarà bello rivedere tuo padre.»

«Peccato che non verrà da solo» constatò Regina, la voce che si abbassava di un'ottava, incupendosi. «Devi stare attenta con mia madre. Se dovesse anche solo immaginare qualcosa su di noi... Lo sai.»

Emma si fermò, rabbrividendo all'idea.
«Mi scuoierebbe viva» commentò.

«Se fosse di buon umore.»

Emma sorrise alle sue spalle. Strinse il corpetto e annodò i lacci, poi posò le mani sui suoi fianchi, rimanendo ferma, ma Regina si spostò scivolando tra le sue braccia, la schiena che sfiorava il suo corpo.

«Mi piace quando mi abbracci» sussurrò.

Emma sorrise.

«Anche a me.» Si sporse in avanti, tanto che il suo respiro le smosse i capelli scuri. «Non credevo avrei mai potuto farlo così» confessò.

«Potrai farlo sempre, quando saremo qui solo noi due.» Regina si girò per baciarla. «Adesso devo andare.»
«Lo so. Vuoi che venga con te?»

«Sicura di volerlo?» le chiese Regina, cautela negli occhi nocciola.

Emma le sorrise.
«Certo.»

Regina annuì e uscì dalla stanza; camminava rapidamente come se potesse recuperare il tempo che avevano appena perso così facendo. Emma la seguì all'esterno, in silenzio, un passo dietro di lei come era giusto.

Arrivate in giardino, Regina si inchinò davanti al principe che la stava aspettando.
«Mi dispiace per il ritardo» disse subito, senza guardarlo negli occhi mentre lui cercava il suo sguardo. Emma si inchinò al principe. L'uomo neanche la guardò, così lei si spostò di lato e si limitò ad osservarli da quella distanza, in silenzio.
«Non fa niente. Vi sentite meglio?»
«Sì, sto molto meglio, grazie.»
«Ne sono felice.»

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