Capitolo 5

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Quello che si ergeva davanti ai miei occhi era forse la cosa più orrenda che io abbia mai visto in tutta la mia vita...

Una creatura alta e dalla pelle bruciata, si ergeva davanti a noi in tutta la sua imponenza, mostrando i suoi lunghi artigli. Era ricoperta da squame rosse, come se fosse appena riemersa dalle ceneri di un vulcano.
I suoi occhi, completamente rossi, si muovevano da una parte all'altra esaminando ad uno ad uno i nostri volti.
Aprì la bocca mostrando denti incredibilmente aguzzi, perfettamente levigati da formare una corona di punte nella sua bocca.

Un demone di queste dimensioni e di questo aspetto non si era mai visto prima...
Ringhiò, emettendo un verso simile ad un urlo strozzato, ma allo stesso tempo così forte da far rabbrividire anche il più coraggioso Shadowhunter esistente sul pianeta.
Con un colpo secco provai a colpirlo, ma i miei riflessi non furono abbastanza veloci da evitare un colpo di artiglio in pieno petto, che mi fece volare dall'altra parte del corridoio, sbattendola testa al muro.

-Di male in peggio- commentati dolorante spostando la mano sulla ferita. Tastai il pavimento in cerca della mia spada caduta a pochi metti da me, ma non riuscii a prenderla...

Sentii un calore inaspettato sopra di me, così voltai lo sguardo incontrando gli occhi di quella creatura che mi scrutavano e la sua mano pronta per colpirmi.
Rotolai di fianco schivando il suo colpo, riuscendo finalmente ad impugnare l'elsa della spada.

Il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita, ma non mi interessò, così mi alzai in piedi leggermente dolorante e sferrai un altro colpo con la spada, che si conficcò nell'arto della creatura, facendola gemere di dolore.

La poca potenza della stregaluce, non era sufficiente per permetterci di vedere dove camminavamo e i bagliori delle nostre armi angeliche non aiutavano granché. I miei occhi stavano per chiudersi e la luce della mia lama mi accecava quasi totalmente.

-Jade!- mi urlò una voce da lontano come per richiamarmi.
Non la ascoltai e continuai la mia battaglia con il demone. Ero decisa ad ammazzarlo, a porre fine alla sua inutile esistenza...

Alzò di nuovo il suo artiglio e con un colpo strappò la manica del mio giubbotto, procurandomi un dolore incredibile sul braccio.
Riuscii a scorgere in avvicinamento la figura magrolina di Clary con in mano la sua spada, seguita poi da Isabelle.

Ci scambiammo un'occhiata complice e tutte e tre partimmo all'attacco.
Per i successivi cinque minuti, quello che si vedeva in quel corridoio era solo il bagliore delle nostre spade, che accompagnavano a poco a poco ogni nostro movimento. Il petto mi bruciava e respiravo a malapena, ma questo non mi fermò, tanto che riuscii a conficcargli la spada al centro di cuore.

Il demone urlò e si dimenò.
Le sue squame rosse fuoco si stavano indebolendo e le fiamme intorno ad esse si stavano spegnendo...si accasciò a terra e scomparve, in una nuvola di fumo nero che si dissolse nell'aria.
Esausta e ferita, caddi a terra in ginocchio, ma Isabelle e Clary mi presero per portarmi fuori.
-Andiamocene, subito- disse la mora sollevandomi.

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-Sei forse impazzita!? Potevi farti uccidere!- esclamò Alec una volta fuori da quelle catacombe, mentre si sistemava l'arco e la faretra.
L'aria fredda della notte era un toccasana per me, anzi, per tutti noi.

Ero riuscita a tamponarmi la ferita sul petto e dopo aver tracciato Irtze su Iratze si era finalmente rimarginata.
La luna splendeva sul cimitero come una grandissima palla da bowling bianca e luminosa e i miei occhi, ormai totalmente abituati al buio, si chiusero alla vista di quella luce.

-È tutto apposto Alec, sono viva, non è meglio?- risposi io, sbattendo le palpebre.
-Certo, sei viva grazie a loro due- insistette indicando le figure di Izzy e Clary davanti a noi.
-Ragazzi-
La voce di Jace echeggiò a poca distanza da noi. I suoi capelli biondi erano scompigliati, impregnati di sudore e la sua maglietta sporca di sangue, probabilmente suo.

-Ho trovato i Fratelli Silenti e credo sia meglio che veniate a vedere- disse indicando nuovamente l'entrata della città.
Noi quattro ci scambiammo un'occhiata confusa e decidemmo di seguire il ragazzo.

Di nuovo quel freddo....
Lo stesso che mi faceva rabbrividire dentro...
Era un freddo diverso da quello della notte...
Un freddo che sapeva di morte, di distruzione e le celle lo dimostravano...erano buie e spente, vuote e prive di vita....
Quella visone mi riportò alla mente ricordi che io avevo quasi del tutto cancellato...

Quelle notti gelide trascorse in quella cella...
Quei maledetti incubi che mi perseguitavano appena chiudevo gli occhi...
La mia mente tornò a vagare fra le memorie ormai del tutto sparite, fino a quando la voce del biondo non mi riportò sa realtà.

-Ecco, proprio come immaginavo...- furono le uniche parole che sentii pronunciare da lui.

FIGLIA DEL NEMICO 2: Una Nuova Minaccia// Alec LightwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora