Capitolo 12

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ALEC'S POV:
Con Magnus mi diressi verso la serra per poter parlare.
Le vetrate erano completamente buie, illuminate dalla luce della luna. Magnus si sedette su una panchina lì vicino e mi fece cenno di sedermi accanto a lui.

-Di cosa mi vuoi parlare?- chiesi io sedendomi al suo fianco. Non osavo guardarlo, incrociare il suo sguardo mi avrebbe mandato il tilt più di quanto già non lo fossi.

-Voglio essere sincero Alec, tu mi manchi e non poco. Alcune volte mi tornano in mente tutti i ricordi di quello che abbiamo vissuto insieme, il nostro primo bacio e la nostra prima volta- cominciò lui. Chiusi gli occhi tentando di tranquillizzarmi.

-Magnus, anche io voglio essere sincero. Tu per me sei stato una parte importante della vita e per me non è stato facile accettare la nostra fine. Ma ora io sto con Jade, anche se il senso di mancanza divaga sempre dentro di me- spiegai io in tono tranquillo. Magnus mi guardava con comprensione, come se potesse capire la mia situazione.

-Jade è una ragazza coraggiosa e avete fatto tanto, avete lottato tanto per stare insieme. Tu la ami, ma io amo ancora te, Alexander-

JADE'S POV:
-Sbaglio o tu prima avevi detto che sarebbe andato tutto bene?- mi chiese Isabelle con la spada in mano.
-Non l'ho mai detto- ribattei dura. Uno dei mondani mi scagliò addosso, ma lo trafissi con la lama roteando su me stessa.

-Megliò così, altrimenti l'avresti gufata- aggiunse la mora mentre combatteva. La sua spada era luminosa tra le luci della discoteca ed era riconoscibile da mille metri la sua chioma scura.

-Sono troppi, ci serve aiuto, in due non riusciremo mai- esordii.
-Idea, tu seguimi!- esclamò Isabelle. La folla di mondani posseduti si accalcava addosso a noi, armati di bottiglie di vetro, bicchieri e artigli.
Gridavano, urlavano i nostri nomi e invocavano quello di Valac, re dell'inferno.

Tutto quel caos mi stava facendo esplodere la testa, tanto che riuscii quasi a sentire il pavimento cedermi sotto i piedi.
-Jade! Vieni!- urlò Isabelle dall'altra parte della pista.
Riportai lo sguardo e vidi che era vicino all'uscita e la porta aperta.

Liberati altri due demoni, con uno scatto agile riuscii a raggiungere la ragazza e insieme uscimmo da quel locale.
-Sei ferita?- chiese lei accovacciata al mio fianco.
-Neanche un graffio- risposi con un sorriso.
-Meglio, Alec mi avrebbe ucciso- commentò ridacchiando. La guardai malissimo.
-Non ho bisogno di protezione, me la cavo da sola, grazie, Isabelle- ribattei dura.

-Sto scherzando- aggiunse lei continuando a ridacchiare. Roteai gli occhi sospirando.

ALEC'S POV:
Ero rimasto scioccato dalle parole di Magnus...lui mi amava ancora...
Le parole mi morivano in gola appena avevo intenzione di pronunciarle.

Senza dire alcuna parola, mi ritrovai le labbra di Magnus sulle mie.
Erano morbide, calde, come quasi me le ricordavo.

Lui mi tirò la maglia per avvicinarmi di più a sé. I nostri corpi combaciavano perfettamente e le sue braccia erano intorno al mio corpo. Qualcosa diceva di non staccarmi e la mia mente era totalmente in lotta contro la voglia di baciarlo ancora e la consapevolezza di star facendo male ad un ragazza che amavo...

In un momento di lucentezza mi staccai da lui bruscamente, provocando da parte sua uno sguardo confuso.

-Magnus...non possiamo, non posso. Mi dispiace- blaterai muovendo le braccia. Sembrava che volessi convincere più me stesso che lo stregone che mi guardava comprensivo.
-Okay, Alexander lo so, mi dispiace-

JADE'S POV:
L'aria di Los Angeles era sempre fredda e e le strade erano ancora trafficate, nonostante ormai fosse notte fonda.
Ero fuori dal locale insieme a Jace dopo essere riusciti a sfuggire a quella folla di mondani.

La mora aveva qualche ferita sulle braccia, ma nulla di grave che un Iratze non potesse curare.

In fondo al vicolo, c'era una figura  avvolta nelle tenebre della notte. Una luce azzurra scintillante illuminava quella piccola parte di nero, una luce proveniente da una lama...Si muoveva come un nastro liscio in mano ad una ballerina.

Sentii qualcosa avvinghiarmi il collo in una presa salda. Delle dita si stringevano sulla mia pelle impedendomi quasi il respiro.

-Facilis descensus ad Inferios- mi sussurrò una voce nell'orecchio con la presa stretta intorno al mio collo.
Le dita lunghe e callose si stringevano sul mio collo sempre di più, conficcando le unghie nella carne.

La gola bruciava, gli occhi lacrimavano e la bocca era secca. Provai a staccare la mano dal collo ma era impossibile.

La bocca diventava sempre più secca e la mia presa intorno al polso dell'assalitore era sempre più stretta.
Lacrime scendevano dai miei occhi e il respiro era sempre più sottile e quasi inesistente.

Mi ricordai di quella volta in cui vidi per la prima volta quel demone lucertola che mi aveva avvinghiato il collo.
-Jade Anderson...ti ricordi di me?- mi sussurrò la voce, la stessa voce roca che ricordavo.

Con la mano riuscii ad arrivare alla cintura e sfoderai la spada, ma la presa divenne sempre più stretta e mi cadde di mano. La pelle della creatura era verde, rugosa e squamosa, esattamente come quella di un rettile.

Con la punta della lingua biforcuta mi solletivaca la pelle mentre ridacchiava.

-I.....Isabelle ti p....prego aiu....aiutami- sussurravo con la rotta ma la ragazza continuava a tenere lo sguardo fisso davanti a sé, come si non mi stesse ascoltando.
-I....Isabelle....- continuai a chiamarla ma invano. Era immobile.

Sembrava chiusa in un limbo, in una dimensione in cui non esisteva nessun altro.

Se mi stessi immaginando tutto? Se fosse solo frutto della mia fantasia tutto questo?

-T...ti prego l....lasciami andare- mormorai io con il fiato corto e le lacrime agli occhi.
-Facilis descensus ad Inferios. Preparati, la guerra sta per cominciare - sussurrò nel mio orecchio prima di lasciare la presa dal collo.

FIGLIA DEL NEMICO 2: Una Nuova Minaccia// Alec LightwoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora