L'anello del potere (parte II)

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Capitolo 4

"Non è possibile."

Un'espressione incredula era dipinta sul viso di Jonghodo. Non riusciva a capacitarsi di ciò che era gli era stato appena detto.

Osservò con attenzione il gingillo sul palmo della sua mano destra. Sembrava un semplice ed innocuo gioiello, di quelli che gli sposi si scambiano il giorno del proprio matrimonio. Come poteva trattarsi di quell'artefatto malvagio di cui aveva sempre e solo sentito parlare nei libri di storia o nei racconti popolari? Il famoso anello di Smtauron, capace di sedurre ogni essere e di trascinarlo nell'oscurità.

"Onewdalf..." Si rivolse a lui con voce tremante, ma desideroso di ottenere ulteriori informazioni. Stentava ancora a crederci. "Com'è arrivato nelle caverne di Gollum? Io pensavo fosse andato perduto."

Lo stregone accese la sua pipa che portava sempre incastonata nel bastone magico. Inalò una boccata di quella famosa erba del Decumano Sud per rilassarsi un po', prima di proseguire nel suo racconto.

"Conoscerai sicuramente a memoria la storia dell'ultima Grande Battaglia della Terra di Mezzo." Iniziò.

"In realtà non sono mai stato un allievo così diligente a scuola" ammise l'Hobbit grattandosi la nuca timidamente.

"Ebbene..." Continuò l'altro "tempo addietro, uomini ed elfi strinsero un'alleanza per opporsi al potere dell'Oscuro Signore. Alle porte di Mordor, affrontarono le armate di orchi con coraggio riuscendo, in un primo momento, a sovrastarle.
Eppure, quando il loro Padrone scese in campo, la situazione si ribaltò in un battito di ciglia. Brandendo una potente mazza chiodata e indossando l'Unico alle sue dita, Smtauron spezzò via l'avanguardia dei soldati in un soffio.
Vani furono i tentativi per contrastarlo: il suo potere, canalizzato all'interno dell'anello magico, non aveva eguali.
Persino Gil-Galad, Re Supremo degli elfi e Elendil, re di Gondor perirono nell'impresa.
Fu in quel momento che Isildur, figlio di quest'ultimo, afferrò la spada spezzata di suo padre e si scagliò con ardore verso il malvagio sire di Mordor. Grazie ad una mossa fulminea, recise in un colpo le sue dita, annientando la sua forma umana.
L'anello giaceva tra le sue mani e, nonostante fosse fuoco rovente su di esse, Isildur non riuscì a staccarsene.
Elrain di Gran Burrone, un altro eroe di quella battaglia, tentò inutilmente di convincerlo a gettare l'Unico nelle profondità del Monte Fato, dove sarebbe stato distrutto. Troppo debole e corruttibile era la razza degli uomini e la storia della Terra di Mezzo fu scritta quel giorno.

«L'anello andrà a Gondor!» Furono le ultime parole pronunciate dal suo Re. Ma esso non bramava un altro Padrone. Esso chiamò a sé i servi di Smtauron per essere recuperato. Bastò un'imboscata di orchi sulla strada del ritorno per porre fine alla vita di Isildur.

Ed inevitabilmente, l'Unico andò perduto.

Come sia giunto nelle mani di Gollum non mi è dato sapere. Ma scommetto che esso volle irretirlo per nascondersi finché il momento di tornare dal suo Padrone non fosse arrivato."

"Ne parli come se fosse vivo, come se avesse una sua volontà." Disse con un tono impaurito Jonghodo. L'aria s'era fatta improvvisamente pungente. Neanche la fiamma ardente del camino sembrava riscaldare la stanza.

"Oh ma lo è. E adesso lo vedrai."

Senza preavviso, Onewdalf prese le pinze del caminetto voltandosi, poi, verso l'ignaro Hobbit.

"Porgimelo."

Il giovane si rese conto di aver stretto, inconsapevolmente, l'anello nel palmo della sua mano. Lo aprì e lasciò che lo stregone lo afferrasse per portarlo vicino al fuoco. Rimasero in silenzio per un paio di minuti mentre l'Unico, esposto al calore delle fiamme, sembrava riscaldarsi.

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