Capitolo 14
Il Sole sorse ad Est illuminando il reame elfico di Gran Burrone. I suoi abitanti si destarono uno alla volta, affrettandosi ciascuno ad adempiere ai propri compiti. Chi si occupava dei giardini, chi di sorvegliare i confini, chi delle cucine e via dicendo. Erano passati tre giorni dall'arrivo dei giovani Hobbit e della loro guida eppure niente sembrava essersi alterato. Ogni elfo svolgeva le proprie mansioni senza battere ciglio, nonostante alcuni non fossero abituati ad avere stranieri tra i piedi.Uno di loro si trovava nella piazzetta principale ad allenarsi sotto gli occhi di tutti.
Il giovane Minhorir, ospite da un paio di settimane, stava eseguendo delle flessioni a regola d'arte, che avevano catturato l'attenzione di qualche elfa più curiosa. Giunto in quel reame per un incontro politico con Re Elrain, si era trattenuto oltre quando aveva sentito dell'arrivo di un Hobbit ferito. Appresa la notizia che i Nazgul fossero in agguato nelle terre circostanti, aveva deciso saggiamente di rimandare la partenza. D'altronde, quell'atmosfera pacifica era così lontana da quella della sua terra natia che ne era rimasto estasiato. Lì veniva trattato con rispetto e persino ammirazione, mentre nel suo Regno veniva vessato in continuazione, persino dal sangue del suo sangue. Eppure, nel profondo, una parte di lui non aspettava altro che tornare alla Città dei Re, dove si sarebbe ricongiunto con suo fratello, l'unica persona al mondo a cui volesse bene. Scosse la testa, rompendo il filo di quei pensieri malinconici.
"Buongiorno." Lo salutò una voce femminile.
Sorpreso, si mise immediatamente in piedi, pulendosi le mani impolverate sui calzoni. Di fronte a lui, una ancora assonnata Francescagorn lo guardava incuriosita.
"Buongiorno a te, Granpasso. Già sveglia?"
"Ehm..." Sulle guance della ragazza apparve un leggero rossore. "Diciamo che non ho dormito molto. Sono stata fuori a passeggiare di notte." Mentì.
In qualche modo, ammettere che dal suo arrivo aveva passato la maggior parte del tempo con Taeminolas la metteva a disagio.Ebbe un tuffo al cuore nel ripensare alle ultime serate passate a discorrere con quel giovane fino alle luci dell'alba. Non aveva mai avuto un'intesa simile con nessuno e questo la destabilizzava.
"Tutto bene?" Fu la voce di Minhorir a riportarla alla realtà.
"Sì, assolutamente. Te invece, sei sempre così mattiniero?" Cercò di sviare l'attenzione su di lui.
"Diciamo che da dove vengo io
siamo abituati ad allenarci duramente fin da bambini.""Giusto, a Gondor. E di preciso in quale città vivi?"
"Minas Tirith, la Città Bianca. Hai presente?"
"Certo!" Gli occhi della ragazza si illuminarono. "Ho visto delle illustrazioni magnifiche sui libri di storia. Immagino che dal vivo sia anche meglio, no?"
"Non ne hai idea. E poi il Palazzo Reale, i suoi interni..." Continuò il ragazzo al ricordo degli incredibili affreschi ed arredamenti della sua dimora.
"Non mi dire che hai accesso al palazzo!" Esclamò sorpresa la raminga, abituata a ben più umili case.
"In realtà..." Minhorir si grattò la nuca imbarazzato. "Io ci vivo." Ammise.
"Ma esattamente, chi sei tu?" Domandò lei adesso incuriosita.
"Ecco... " Il ragazzo si morse il labbro esitante. Non era sicuro di voler rivelare la sua identità.
Lo avrebbe trattato in maniera diversa?
Forse non era neanche quello il problema. La verità era un'altra.
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The amazing Journey
FantasyNella pacifica vita della Contea scende un'ombra oscura. La Terra di mezzo è in pericolo. Smtauron è tornato e le sorti della vita di molti dipendono da una Compagnia. Una storia d'amore e d'avventura si fa largo in un viaggio che porterà i protagon...