Crepe

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Capitolo 16

Per fare quell'ultimo scatto e scappare dalle grinfie della raminga, Giam aveva impiegato tutte le sue forze e adesso sentiva le gambe tremare. Si trascinava lentamente, dirigendosi verso l'infermeria. Era così stanca che se non fosse stato per la grande forza di volontà che la trainava per rivedere Jonghodo dopo una lunga ed estenuante giornata, si sarebbe accasciata a terra e si sarebbe concessa un po' di riposo anche sul quel freddo marmo avorio.
La testa le faceva male. Molto male. Il dolore era pulsante, come se due bacchette picchiassero violentemente la pelle spessa di un tamburo, o in quel caso la parete delle sue tempie, battendo colpi cadenzali.
Nonostante la luce del crepuscolo fosse debole, le doleva agli occhi e un senso di nausea che a stento riusciva a trattenere le impediva di respirare a pieni polmoni.
Il sudore, inoltre, le si era ghiacciato sul corpo e sentiva freddo.

"Dai Giam, non arrenderti... Tra poco potrai riposare." Si disse, cercando di farsi forza.

Poi, ad un tratto, sentì le gambe cedere. Chiuse gli occhi e si preparò mentalmente alla caduta, piegando le braccia per almeno non battere la testa.

Tuttavia il contatto con il duro pavimento non arrivò mai. Al suo posto sentì due mani forti cingerle le braccia e una voce calda e densa come caramello chiederle:

"Stai bene?"

Giam aprì un occhio e poi l'altro, incredula. Dinnanzi a lei, accovacciato, un ragazzo con il viso da bambino velato di sincera preoccupazione la teneva ferma. La ragazza lo scrutò attentamente: gli occhi allungati e nocciola, il naso piccolo e dritto, gli zigomi alti, la pelle vellutata chiarissima e le labbra a cuore, delicatamente rivolte verso il basso sulle quali si soffermò forse più del dovuto.

Arrossì violentemente.

"Tu..." Disse in un soffio. Poi, tutto attorno a lei si fece sfocato fino a quando non si ritrovò immersa nell'oscurità.

Francescagorn sedeva su una panchina nel bel mezzo del giardino elfico. La stessa dove una settimana prima aveva passato la nottata a chiacchierare con Taeminolas. Si prese la testa tra le mani sentendola pesante. Aveva bisogno di schiarirsi un po' le idee. Anche se la conosceva da poco, quei giorni passati con Giam l'avevano fatta riflettere. Tutto quell' amore così devoto che la giovane Hobbit provava per Jonghodo l'aveva colpita nel profondo. Perciò aveva capito di dover riflettere sui suoi sentimenti. Era inutile negare ciò che provava da quando aveva incontrato Taeminolas. Per quanto ne fosse spaventata, doveva prendere coscienza delle emozioni che soltanto lui riusciva a suscitarle. Dopo la rottura con Kaien, si era ripromessa di non mostrare più a nessuno la sua parte più vulnerabile, il suo vero Io. Aveva innalzato delle barriere ancora più alte attorno al suo animo, lasciando tutto il mondo al di fuori. E per un paio di anni ci era riuscita alla perfezione. Si era calata nel ruolo di burbera direttrice di Locanda, allontanando a calci qualsiasi ragazzo che facesse un po' troppo il simpaticone.

Eppure erano bastati due occhi pieni di sincerità a mettere tutto in discussione di nuovo. Quando aveva visto l'elfo ballare e cantare tra gli alberi qualcosa si era acceso dentro di lei. Accanto a lui, il mondo sembrava acquisire un colore diverso. Lui le aveva insegnato ad osservare la natura con sorpresa, a conoscere ogni singolo fiore, pianta od animale di quel regno. Vista con i suoi occhi, la realtà di tutti i giorni si trasformava in una specie di sogno. L'elfo aveva camminato su quelle terre per centinaia di anni, visto regni nascere e cadere, aveva partecipato a guerre così come a feste e banchetti in ogni dove. Eppure, continuava a nutrire un profondo amore per ogni luogo e creatura del mondo.

Forse era proprio quella la ragione per cui si era persa completamente nel suo sguardo. Nonostante i molteplici anni passati su quella Terra, conservava incredibilmente un'aura di innocenza. In sua compagnia, i problemi della vita terrena sembravano scomparire. Restava soltanto un senso di tranquillità, di una quiete che non aveva mai conosciuto nel suo animo. Quell'elfo dai lunghi capelli le trasmetteva sicurezza. E lei, ormai, non poteva più fuggire da quegli occhi.

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