Capitolo 13

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"Buon giorno Harry."
L'infermiera entrò nella stanza di Harry come tutte le mattine, ma da sei giorni non riceveva alcuna risposta da lui. Harry stava crollando. Tutte le sere lasciava la finestra aperta nella speranza che entrasse la voce di Louis. Non dormiva per paura che Louis sarebbe tornato e vedendolo dormire se ne sarebbe riandato. La sua situazione peggiorava sempre di più. Peggiorava perché la verità lo stava convincendo, allontanando da lui ogni sua speranza: Louis non sarebbe più rientrato da quella finestra. Aveva freddo, molto freddo: ma a fargli freddo non era l'aria gelida che la notte entrava dalla finestra ma la consapevolezza che le braccia di Louis non lo avrebbero mai più scaldato.
Si sentiva oppresso da quel buio che vedeva ormai da giorni. Aveva bisogno che gli occhi di Louis squarciassero quell'oscurità con il loro azzurro. Trovava assurdo che solo una settimana prima Louis era lì accanto a lui, talmente tanto coraggioso da fidarsi di lui senza sapere niente. Capì che ogni bacio che aveva ricevuto, ogni sorriso, ogni abbraccio, ogni 'ti amo' ora gli causavano una lacrima in più. Ogni notte, mentre aspettava tra i soffi di vento, nel letto di Harry si scatenava una tempesta. Così ogni notte cadeva sempre più in basso. Concretizzava ogni suo errore versandoci sopra imbonite lacrime di disperazione. Non aveva più il coraggio di sorridere, non aveva più il coraggio di parlare, non aveva più il coraggio di alzare lo sguardo al cielo dove ,oltre l'oscurità che vedeva, volavano leggeri i desideri.

"Harry, è tuo l'aeroplano di carta per terra?"

Harry iniziò a dare attenzione alle parole dell'infermiera.
"Cosa?"
"C'è un aeroplano di carta per terra vicino al tuo letto. È tuo?"
"No."
L'infermiera di avvicinò al letto. Si piegò e raccolse il foglio piegazato. Lo spiegò per leggere i contenuti. Esitò un attimo, come se le sue labbra non volevano aprirsi, come se le sue labbra volessero che pensasse bene alla responsabilità che avrebbe ottenuto pronunciando quelle parole. Ma infine parolò.
"Harry credo sia per te." Disse con voce insicura.
"In che senso?! Cosa c'è scritto?" Harry era incuriosito da quell'oggetto che era entrato nella sua stanza senza che lui se ne accorgesse.
Sentì l'infermiera prendere un sospiro profondo.
"Cosa c'è scritto?" Domandò di nuovo con tono insistente.
"Harry, oggi mi sposo. Alle ore 10.30, alla Chiesa nord. Louis."
Harry non capì più nulla.
"Non prendermi per il culo! Leggi cosa c'è scritto senza fare sti scherzi di merda."
"Harry. Io ti ho letto quello che c'è scritto qui."
Harry capì che era seria quando sentì la una mano prendere la sua. Come era possibile? No. Louis amava lui.
"Tu hai la macchina? Mi puoi portare lì?" Chiese harry all'infermiera senza nemmeno pensare.
"Harry sto lavorando... E tu non puoi uscire."
"Va bene, va bene. Andrò da solo."
Harry si mise seduto. Con fai a si alzò dal letto: i sei giorni immobile lo avevano reso debole. Barcollò. Rischiò di cadere, ma fortunatamente l'infermiera ci avvicinò rapidamente a lui e lo sorresse.
"Harry non sei nelle condizioni di andare."
"Devo. Devo andare..."
Harry scoppiò in lacrime sulla spalla dell'infermiera. Si sentiva incapace di tutto. Non era stato in grado di amare Louis ed ora non era nemmeno in grado di andare a vedere il giorno del suo matrimonio.
"Harry tra 30 minuti passò di qui e andiamo. Ora stai calmo e vestiti."
Harry scrisse l'infermiera ancora più stretta tra le sue braccia in segno di immenso riconoscimento.

"Harry siamo arrivati. Sei sicuro di voler entrare?"
Il motore dell'auto si spense.
"Si andiamo."
Harry era sicuro di volere entrare in quella chiesa. Non si sarebbe mai perso il giorno più bello della vita del ragazzo che amava, indifferentemente dal motivo della felicità. Lo amava e ciò rendeva cieco anche il suo cuore.
Camminarono verso l'entrata. Attraverso le mura della chiesta si potevano sentire dei canti gioiosi: la messa era già iniziata. Entrarono e si sedettero infondo. Harry si sentiva spaesato. Odia pensare che poco distanze da lui ci fosse Louis ma lui non poteva toccarlo o ascoltarlo o baciarlo, poteva solo sentire la sua voce promettere l'eternità ad un altra persona.

-
"Amore va tutto bene?"
Louis era in piedi difronte alla ragazza che stava per sposare: bellissima a dir poco.
"Amore..."
Ma lui non la guardava la sua di bellezza.
"Amore!"
Al terzo richiamo di Eleanor Louis si disincantò dal volto di Harry.
Si girò verso Eleanor e la guardò con degli occhi vuoti. Lei si limitò a fargli un sorriso forzato cercando di fargli assumere un atteggiamento corretto. Ma Louis non poté far altro che fissare Harry per tutta la messa. Louis desiderò per tutta la messa che al posto di Eleanor ci fosse stato Harry. Rivederlo aveva annientato ogni singola briciola di rabbia che provava nei suoi confronti. Lo amava troppo. Nessun passato il avrebbe potuti separare: loro erano il presente, loro erano un futuro infinito. La sue pelle voleva lui. La sue orecchie volevano la sua voce. La sua mante voleva il suo sorriso. Il suo cuore voleva il suo amore. I suoi occhi volevano i suoi. Ma la situazione non voleva loro.
"Vuoi tu Eleanor prendere quest'oggi in sposo Louis?"
"Si lo voglio."
La situazione stava degenerando. Louis non si era reso conto che si stava sposando. Quella domanda lo scosse, ma la risposta di Eleanor ancora di più: bhe era scontata a quel punto, ma non per lui. Lui non avrebbe mai detto di si. Perché non era ciò che desiderava. Si voltò verso la sposa. La guardò. Poi guardò il prete. Cercò tra la fretta del momento una scusa valida per fermare il tempo e spiegare la situazione.
"Louis vuoi tu quest'oggi prendere in sposa Eleanor?" Il tempo gli si infranse contro. Era il momento di decidere. Doveva scegliere tra un amore sicuro e felice ed un amore fragile come il cuore di Harry che in quel momento stava per scoppiare.
Louis decise.
Senza dire una parola a nessuno si girò verso la navata.
I suoi occhi puntarono alla sedia su cui si era seduto Harry.
Ma Harry non era più lui.
Non pensò.
Corse giù dai gradini dell'altare.
Corse tra le panche piene di esclamazioni sorprese da quell'azione non prevista.
Spalancò con tutta la forza il portone centrale che dava su alla piazza, facendo entrare nella chiesa una forte luce del sole.
Cercò Harry tra la piazza affollata.
Vide l'infermiera che aveva già notato prima in chiesa seduta accanto ad Harry.
Le corse in contro.
"Dov'è?"
"Non lo sò! Mi ha chiesto di portarlo fuori dalla chiesa. Poi mi ha sublocato di fermare un taxi.."
"Dov'è? Dov'è andato?" Urlò Louis.
"Non lo sò! Quando è salito mi ha detto di non salire con lui."
Louis si strinse le mani tra i capelli.
Non poteva credere che in quell'attimo in cui non lo aveva guardato lui se ne era andato.
Corse verso la sua macchina.
Salì, la mise in moto, ed iniziò a guidare velocemente senza motivo, forse per allontanarsi dal quella chiesa, forse per avvicinarsi ad Harry.

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