Capitolo 5

814 55 14
                                    

"Permesso." La voce del dottor Antonof disturbò la lezione di lettura dell' alfabeto braille che Louis stava insegnando ad Harry. "Harry hai visite, un certi Zayn è qui per vederti. Lo faccio entrare?" Chiese il dottore.
"Si si." Rispose Harry insicuri sia di voler vedere l'amico sia di interrompere quella piacevole lezione, che di piacevole aveva solo l'insegnate. Louis per rispetto della privacy, fece per alzarsi ed andarsene, ma appena Harry sentì il rumore dei suoi passi che si avviavano verso la porta disse " Resteresti qui?" "Certo." Rispose l'altro senza chiedere spiegazioni. Aveva notato nel tono di Harry un cenni di paura ed insicurezza e subito aveva capito che aveva bisogno di qualcuno vicini perché quell'incontro non sarebbe stato facile.
La porta della stanza si spalanco sbattendo contro la parete, per poi richiudersi con pari violenza. A quel botto Harry si irrigidì, incapace di reagire perché era incatenato dai sensi di colpa. Louis notò la reazione negativa di Harry e subito li afferrò la mano e la strinse. Senti la pelle dell'altro tremare contro la sua. Strinse ancora più forte per trasmettergli ulteriore sicurezza. Zayn era entrato nella stanza con lo sguardo pieno d'odio. Quasi aveva visto Harry con gli occhi chiusi aveva subito pensato che lì stesse chiudendo per evitare quel incontro.
"Non mi guardi nemmeno più Harry? Eh? Cosa fai lì impalato come una femminuccia del cazzo? Non ti sentì nel dovere di dire qualcosa? A casa tu aspettano tutti e tu? Sei qui che non dici un cazzo! Harry sei un egoista del cazzo! Poi la tua ragazza? Dove cazzo è lei? I suoi genitori hanno aperto un mandato per cercarla! I tuoi no perché giustamente hanno capito che non ti periti il tempo di quei poliziotti. Non vali la pena. Fai schifo! Te ne vai, non dici niente a nessuno, mi chiami perché vuoi che io ti porti i tuoi documenti e si, si te li ho portati, tieniteli." Mentre stava ancora urlando queste parole, lanciò un portafoglio che rimbalzo due volte sul letto di Harry." Però sappi una cosa, e non provare a dimenticarla, io per te non ci sarò più! Perché io non ho fatto nulla per essere trattato così di merda! Non riesco più a volerti del bene Harry. Non riesco più ad aiutarti. Harry tu mi ha distrutto. Non puoi chiamarmi e dirmi che sei in ospedale, non aggiungere altro ed attaccarmi, lasciandomi lì, da solo, preoccupato, disperato." Il tono di Zayn era cambiato: si era appiattito, le parole iniziavano a uscire faticosamente dalla sua bocca per colpa del nodo che gli stringeva sempre più forte la gola. "Harry perché non mi dici niente? Perché non mi guardi nemmeno? Harry come stai? Harry..." Chiamò per l'ultima volta l'amico prima che il nodo lo strangolò. Le lacrime iniziarono a correre lungo il suo viso. "Harry non farmi questo, Harry non farti questo." Aggiunse voltandosi verso la porta. La aprì, esito un secondo in cui si voltò sperando in un minimo segno di risposta, ma vide solo l'amico immobile. Poi si girò abbassando lo sguardo pieno di frustrazione. Uscì. Chiudendo la porta alle sue spalle.
Quella porta chiusa simboleggio dentro Harry una distanza infinita. Rimase immobile per ore. Sentiva un vuoto dietro che si sarebbe colmato solo se la porta della stanza si fosse riaperta e Zayn rientrasse. Voleva dirgli tutti come aveva fatto Sun da quando erano piccoli e crescevano assieme, voleva poterlo stringere tra le sue braccia come avevano fatto tutte le oltre che uno dei due stava crollando a pezzi, l'altro con quel abbraccio riusciva sempre a ricomporlo alla perfezione magari aggiungendo anche del amore in più, voleva alzarsi e corrergli dietro per fermarlo, per impedirglielo di uscire dalla sua vita. Ma non poteva fare nulla. Poteva solo piangersi addosso. Non riusciva più a di trovare la sua mente. Continuava ad auto infliggersi colpi sempre più profondi. Poi sentì un delicato calore scorrere sul dorso della mano. Nella sua mente una parte si riscaldò quando si ricordò che al suo fianco c'era ancora Louis.
"Perché sei ancora qui? Cioè, dopo tutto quello che hai sentito. Hai sentito la voce del mio migliore amico? È lui è la persona che tratto meglio. Ora sai che cosa intendevo quando ti dicevo che faccio solo del male.Perché fai questo? Perché non sei ancora scappato? Louis io non voglio farti del male. Ma finirò per farlo, perché io solo così." Mentre parlava stringeva sempre più la mano di Harry in contraddizione alle sue parole, come per sublocar lo di restare.
"Hey. Hey. Hey. Calmo riccio. Io non ho sentito una parola di quello che ti ha detto. Anche perché non sono affari miei finché tu non decidi di raccontarmelo. Ed essere invierò mi ero semplicemente incantato guardandoti." Riuscisse l'altro sorridendo, sapendo che Harry avrebbe colto qual sorriso attraverso il suo tono.
Harry sorrise, sapeva che non era così. Louis aveva capito tutto, era rimasto lì perché sapeva di non poterlo lasciarlo solo, sarebbe crollato. Quindi aveva preferito non chiedere niente, non dire niente, limitarsi a farlo sorridere per aiutarlo ad andare avanti.
"Ora dovrei tornare a casa, anche perché il mio turno è finito da une ore e mezza. E non è orario di visite, quindi se mi beccano qui mi licenziano. Però se tu hai bisogno che io tua qui mi nascondo sotto il letto." Disse ironizzando. "No no tranquillo, vai pure, ci vediamo domani. Grazie mille Louis." Disse Harry prima sorridendo poi diventando serio nel ringraziamento. Louis sorrise, si alzò, si chinò sopra Harry, gli bacio la fronte lanciando un brivido caldo che trapasso Harry fermandosi alla bocca dello stomaco, trasformandosi in un blocco che gli impediva quasi di respirare. "Buona notte Harry." Disse Louis uscendo dalla porta della stanza. Uscì dal ospedale distrattamente mentre pensava a tutte le parole che aveva sentito da Zayn. Ogni parola lo aveva avvicinato sempre di più ad Harry. Voleva proteggerlo da tutto quell'odio. Voleva farlo sorridere. Non gli importava il suo passato. Voleva fargli la possibilità di una seconda vita. Quando Zayn aveva chiesto ad Harry della sua ragazza, Eleanor era piombata nei suoi pensieri: l'amore della sua vita, la donna che doveva sposare, la donna con cui dormiva ogni notte, la donna a qui aveva promesso l'infinito. Ma quell'infinito si infrangeva ogni volta che Louis era con Harry, lei spariva dalla sua mente quando lui era con Harry, lei svaniva dal suo cuore quando Harry gli sorrideva, lei non era più l'amore della sua vita. Lei era diventata un peso, un ostacolo tra lui ed Harry.
Parcheggio la macchina.
Apri la porta del suo appartamento. Ad aspettarlo c'era la sua ragazza preoccupata
"amore sei in ritardo di più di due ore, mi aspettavo una chiamata, ti ho aspettato per cenare, però sappi che non è stato per niente gentile non avvisarmi."
Parlando di avvicino a Louis e gli lascia un bacio sulle labbra che Louis non ricambio.
"Scusa ma non ho fame, ho avuto una giornata pesante, vado subito a dormire." Camminò lontano da Eleanor lasciandola impalata davanti alla porta. Senza pensare nemmeno al torto che stava facendo alla ragazza, andò in camera, sfilò le scarpe, si svestì rimanendo in boxer, si lasciò cadere sul letto.
Dopo poco Eleanor entrò nella camera sdraiandosi al fianco di Louis. Lo strinse in un abbraccio.
"Qualcosa non va? Posso fare qualcosa per te?"gli sussurrò avvicinandosi con le labbra al orecchio con l'intenso di eccitarlo. Louis fu scosso da quel inutile tentativo. "Ho solo sonno."
"Allora buona notte amore." Rispose Eleanor prima di staccarsi da lui per spegnere la luce. Si infilarono sotto le coperte. Eleanor si riavvicinò ad Louis e lo abbraccio ad dietro, avvolgendo i fianchi dell'altro con le sue gambe. Louis non provò alcun senso di calore, come era solito a provare. Louis che di solito si sentiva a casa tra quelle braccia, ora si sentiva fuori luogo. Gli mancava il piccolo contatto di calore che provava nel stringere la mano di Harry. Il freddo di quella sera gli fece capire che le cose stavano cambiando, che aveva cambiato idea , o meglio, era l'idea che aveva cambiato lui.

You were my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora