Capitolo 2

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"Harry?harry?"

Una voce chiamava il ragazzo che si trovava su un letto del ospedale di Edimburgo.

"Credo si sia svegliato. Harry?"

La voce di una donna arrivava alle orecchie del ragazzo molto confusa e lontana.

"Harry se mi senti alza un dito."

Intervenne un altra voce da uomo. Il ragazzo,non capendo la situazione, reagì d'istinto e obbedì alzando l' indice della mano destra.

"Benissimo, ora prova ad aprire gli occhi e a seguire il mio dito con lo sguardo."

Disse di nuovo la voce maschile. Il ragazzo apri gli occhi. Ma non ci riuscì poiché non vedeva ancora niente. Allora riprovo. Buio. Non vedeva nulla. Percepiva però uno strano fastidio agli occhi mentre fissava il buio. Come un leggero dolore. Riprovo altre volte con sempre maggior concentrazione. Poi fu interrotto dalla voce maschile.

"Harry cerca di seguire il mio dito."

Il ragazzo ritento. Una volta, due volte, infinite volete. Ma sempre senza risultato. Non capiva cosa stava succedendo. Era un azione che compiva milioni e milioni di volte in una giornata, ma in quel momento gli parve impossibile. Non riusciva nemmeno a intravedere un filo di luce attraverso le palpebre.

"Harry prova a non sbattere le ciglia ma a seguire il mio dito ora."

Il ragazzo si senti preso in giro. Come poteva sbattere le ciglia se non era ancora riuscito ad aprirle? Avrebbe voluto gridarlo al uomo che gli parlava ma attaccata alla bocca portava mascherina che gli impediva di parlare continuando a soffiati ossigeno in bocca. Nonostante l'ultima affermazione del uomo, il ragazzo continuo a fanfare di aprire gli occhi. Nulla. Non riusciva. Una rabbia iniziava a nascergli dentro. Un forte senso di frustrazione. Non capiva cosa stesse accadendo, ma meno di tutti voleva saperlo dato che la cosa non gli piaceva.

"Irene, vieni qui." Disse la voce maschile.
"Dimmi." Disse la prima voce che il ragazzo aveva sentito dal risveglio.
"È cosciente, ma non riesco a capire perché non reagisce correttamente al test oculare." Ribatté l'uomo.
"Sospetta una perdita della retina?" Chiese la donna.
"Non lo so. Sarebbe un analisi azzardata, ma non possiamo correre il rischio che peggiori. Potiamo in reparto oculistico."

A quelle parole la mente del ragazzo cadde in un abisso. Continuava a non rassegnarsi e continuava a sbattere ed a stringere le palpebre. La sua mente aveva categoricamente deciso di non tenere in considerazione le parole del medico. Mentre torturava le sue palpebre nella speranza di vedere una semplice luce o un semplice colore, sentì che il letto su cui era sdraiato si era messo in moto.
"Harry, se mi riesci a vedere alza un dito." disse la donna che stava spingendo il letto alle spalle del ragazzo. Il ragazzo inclinò il capo leggermente all'indietro verso la voce della donna. Buio come prima. Desiderava dover alzare un dito in segno di successo, ma ciò non accadde, perché l'unico successo che si mosse dentro il ragazzo fu quello della paura. La paura stava avendo la meglio sulla sicurezza. Improvvisamente nel ragazzo iniziò ad ardere un'immensa voglia di fermare il tempo, di prendere un respiro, di avere delle spiegazioni razionali per ciò che stava accadendo, di poter intravedere anche solo un insignificante filo di luce attraverso quel buio che, con i continui tentativi di squarciarlo, diventava sempre più profondo ed impenetrabile. Il ragazzo scosse leggermente il capo. Quel gesto venne letto dalla donna come un 'no, non la vedo.', ma per il ragazzo era solo una manifestazione d'un ostinato bisogno di allontanare da se quella cruda verità che penetrava sempre più radicalmente nelle sue certezza, per poi distruggerle spietatamente.
Dopo varie curve il movimento del letto si fermò. Il ragazzo sentì bussare tre volte ad una porta.
"Avanti." disse una voce maschile dall'altra parte della porta.
"Salve dottor Ruess, dovrebbe visitare questo paziente. È stato ricoverato d'urgenza questa notte dopo un ipotetico incidente. Ha ripreso coscienza circa un ora fa, quindi credo che i riflessi siamo ancora parecchio rallentati. Non si può mettere in posizione seduta perché presenta una frattura al femore e a tre costole." disse la donna che era stata con il ragazzo dal suo risveglio.
"Okay Irene; ma come mai lo devo visitare io? Ha avuto particolari lesioni oculari?"
"Non ne siamo certi, ma il dottor Antonof ha sottoposto il ragazzo a un semplice controllo oculare per verificare i riflessi, e non ha risposto positivamente."
"Okay, ho capito. Appena ho finito ti richiamo."
La donna uscendo dalla stanza sfiorò con gentilezza la mano del ragazzo in segno di incoraggiamento. Il ragazzi sembrava non reagire a nulla. Ma la verità era che dopo aver sentito il dialogo tra i due era rimasto pietrificato fisicamente e moralmente. Molte l'immagine lamparono confusamente per un attimo nella sua mente. La sfuocata immagine della strada davanti a se. Il panorama tranquillo attraverso i suoi occhi in tempesta. La debole luce del suo farò sulla strada davanti a se. Poi il rumore crescente del motore che gli correva incontro velocemente fino a esplodere in un boato. Quelle parole avevano chiarito un minimo l'idee del ragazzi. Ma chiarendo le idee l'umore non aveva fatto altro che peggiorare.sentiva la verità soffocarlo con una morsa sempre più stretta.
Quel tocco, che trasmetteva un minimo di coraggio, da parte della donna lo aveva sollevato dall'abisso dei suoi pensieri. Ora si trovava solo con il dottor Ruess.
Il ragazzi sentii uno struscio di fogli poi subito la voce del medico.
"Allora harry, se mi senti alza un dito."
Il ragazzo obbedì.
"Okay, secondo quello che c'è scritto qui, tu dovresti essere in grado di respirare da solo, quindi se sei d'accordo che ti tolgo il tubo dell ossigeno alza di nuovo il dito."
Il ragazzo non esitò a rialzare il dito, data la voglia di togliersi quel fastidio.
Il medico tolse l'apparecchio dalla bocca del ragazzo con estrema cautela, per paura che quella debole creatura si potesse frantumare tra le sue mani.
"Riesci a parlare."
"Si."
Fù la risposta del ragazzo, che con un estremo sollievo parlo dopo ramo tempo che aspettava.
"Allora io ora ti farò addormentare per sottoporti a alcuno analisi, pensiamo che tu abbia perso entrambe le retine, nulla di certo, ma quando avrò finito ti saprò dire tutto nel minimo dettaglio."
Disse il medico con un po' di amarezza.
Il ragazzo non disse niente.
Aspetto soltanto che il medico gli iniettasse il sonnifero e cadde in un sonno profondissimo.

Il ragazzo si risveglio nel silenzio più totale. Non sentiva nulla di diverso rispetto a prima. Allora si azzardo a parlare per sentire se con lui ci fosse qualcuno.
"Ciao."
Fù l'unica cosa che riuscì a dire.

"Oh ciao harry!"

Disse una voce nuova alle orecchie del ragazzo.

"Io sono Louis e sarò il tuo mentore. Ti insegnerò a vedere senza gli occhi."

You were my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora