Capitolo 3

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"Io sono Louis e sarò il tuo mentore. Ti insegnerò a vedere senza gli occhi."

Disse la voce con un tono che trasmetteva simpatia e disponibilità. Per un attimo Harry si distacco dalla realtà per apprezzare quella voce rassicurante. Si perse per un istante nel piccolo mondo piacevole in cui si era immersi ascoltando quella voce: gli sembrava una voce familiare perché gli trasmetteva una sicurezza tale che solo qualcuno o qualcosa che lo conoscesse bene poteva donargli, ma allo stesso tempo gli pareva una voce nuova e avrebbe voluto conoscerla meglio e perdersi tra le storie da essa raccontate. Ma immediatamente la brusca elaborazione delle parole sentite da quella voce lo fece tornare su quello scomoda letto dell'ospedale di Edimburgo. Un mentore? A cosa gli serviva un mentore? 'ti insegnerò a vedere senza gli occhi.'? Dentro Harry il mondo si stava ribaltando. Allora era come avevano detto prima i dottori: aveva perso la retina e di conseguenza aveva perso la vista. Dentro di lui si aprì una voragine difronte a questa consapevolezza. Una voragine che stava risucchiando tutto il suo coraggio, tutta la sua conoscenza di se stesso, tutte le sue certezze, tutto il suo amore per la vita, tutte le sue vittorie, tutte le sue confitte, tutto il suo orgoglio, tutta la sua autostima, tutto, aveva perso tutto. Si senti perso in quelle calde lenzuola. Quando capì che non avrebbe più rivisto il mondo attraverso i suoi occhi molte immagine gli tornarono in mente: le gambe sporche di fango durante una partita di calcio sotto la pioggia, le sue mani che guidavano il manubrio della moto singola le strade del mondo, gli sguardi d'intesa tra amici dopo i quali scoppiavano le risate più gustose, gli appetitosi piatti che sia nonna gli preparava con tanto, forse troppo affetto per essere contenuto in un piatto, lo sguardo deluso dei suoi genitori quando la sera rientrava a casa in condizioni pietose, lo sguardo incazzato del professore quando faceva battute fuori luogo, il filo di luce che passava tutte le mattine tra le persiane rotte di camera sua, gli azzurri e salari schizzi d'acqua del mare tra le risate degli amici, il dolce verde delle colline del campo da golf dietro casa sua dove si intrufolava quando aveva bisogno di stare solo, i dolci occhi socchiusi delle ragazze mentre si avvicinavano a lui per baciarlo con passione, lo sguardo annacquato di lacrime della sorella preoccupata, il roseo tramonto quotidiano che faceva da sfondo al fumo della sua sigaretta che si gustava tutte le sere sul tetto di casa sua riflettendo sul futuro... Tutte queste immagini e molte ancora continuavano ad apparire nella sua testa ferendolo con colpi sempre più profondi. Mentre dentro moriva abbandonando tutti quel semplici ricordi che improvvisamente diventavano oro, non si rese conto che una lacrima era gli scivolata dolcemente fuori da un occhio.
Louis non aveva ancora detto niente dopo il suo ultimo intervento che non aveva avuto risposta.
Louis era un ragazzi con una storia che si potrebbe definire banale: infanzia piena di ricordi felici con la familia, aveva proseguito gli studi con costanza ed ottenendo ottimi risultati, durante questi studi aveva conosciuto la donna della sua vita Eleanor con la quale aveva già intenzione di sposarsi e lavorava come specializzando all'ospedale di Edimburgo. Era un ragazzo oggettivamente bello: statura media, capelli corti castano chiari, occhi azzurri e un sorriso sempre pronto.
Sono dal primo momento in cui il dottor Ruess gli aveva affidato Harry, Louis ne era rimasto incuriosito: il suo dolce viso addormentato, i capelli mossi sparsi confusionalmente sul cuscino bianco, le labbra screpolate leggermente socchiuse, gli occhi chiusi senza forza, tutto questo fece nascere qualcosa dentro Louis che non aveva mia provato prima, ma lo giustifico con il fatto che aveva sonno e che non mangiava da parecchio tempo a causa dei massacranti turni di lavoro.
Quando Harry si era svegliato aprendo gli occhi guardando confusamente in giro, Louis aveva provato una forte tristezza nel vedere quei occhi bellissimi vagare per quella stanza vuota di ogni emozione, fredda a causa della mancanza di speranza. Aveva colto nel suo sguardo la paura, l'incertezza, la voglia di svegliarsi da quello che sembrava un incubo perenne. Poi lo sentì mormorare quel timido 'ciao.', pronunciato più per accertarsi di essere ancora vici che per capire di non essere solo.
Subito Louis si era affrettato a fargli capire che lui era lì al suo fianco, come se sentisse già ardere dentro i sé il bisogno di stargli vicino e proteggerlo da mondo che da quel giorno sarebbe cambiato nei suoi confronti. Poi aveva visto Harry socchiudere gli occhi e fermarsi perso nei suoi pensieri. Così il silenzio regno per qualche minuto, fino al momento in cui dall'occhio sinistro di harry si era staccata una piccola lacrima carica di paura. Louis, spinto dall'istinto, si avvicinò al letto e con l'indice destro raccolse la lacrima dalla guancia di Harry, il quale colto di sorpresa, scostò bruscamente il capo lontano dalla mano.
"Sei il mio mentore non mia madre."
Aveva detto Harry con asprezza, nascondendo ogni emozione. A quelle parole Louis si allontanò dal letto facendo un passo indietro.
"Scusa pensavo ti servisse." Disse Louis incredulo dietro un aspetto tanto angelico e bello si potesse nascondere una personalità così acida e dura.
"Bhe, se non lo hai capito non mi serve nient'altro se non mi miei occhi." Ribatté duro Harry.
"Allora hai bisogno di me."
"Tu non puoi ridarmi i miei occhi."
"Lo so. Ma posso diventare i tuoi occhi." Rispose Louis con tale prontezza e sicurezza che sembrava aver già preparato quella risposta da tempo. Ma la verità era che quelle parole non erano state pronunciate dalla sua mente ma dal suo cuore, che iniziava a battere sempre più in fretta per paura della reazione di Harry. Quest'ultimo, che non aveva ancora aperto gli occhi per paura di lasciar scappare un altra lacrima e si era mascherato per tutto il dialogo dietro ad un Harry forte e sicuro per paura che l'altro capisse che nelle sue vene scorreva solo paura e che il suo cuore non avrebbe retto ancora per molto quel terrore, dopo l'ultima affermazione di Louis senti come un impulso ad aprire gli occhi per vedere il ragazzo da qui venivano quelle che erano riuscite a distrarlo dalla paura, che avevano sciolto un po' della sua paura facendo scorrere un brivido lungo tutto il corpo. Si sentì perso quando video solo il buio. Qualche quella speranza si era infranta, ma dentro di lui quelle parole avevano mosso qualcosa.
"Mi dispiace solo che i miei occhi non siamo belli come i tuoi, ma prometto che farò del mio meglio per farli diventare tali, così che ne potrai andare fiero anche te."
Disse Louis con voce spezzata sfregando le sue dita su quelle dell'altro mentre una altra lacrima era scappata da un occhio di Harry.

You were my eyesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora