𝗰𝗮𝗽𝗶𝘁𝗼𝗹𝗼 𝘂𝗻𝗼

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Trovate il nome della playlist che ho creato per questa storia nella descrizione.

Buona lettura!

❦︎

Deboli raggi di sole si posarono sul volto del giovane Ushijima, donando bagliore alla sua carnagione scura. Metà della mattinata era già trascorsa.
Percependo il calore, egli portó le mani al viso, strofinando gli occhi nell'assonnato tentativo di svegliarsi: fare tardi la sera prima non era stata una così buona idea.
Perciò, a malavoglia, decise di porre fine alla raffica di notifiche che già invadevano il suo cellulare. Lo afferró e si mise a sedere.
"Wakatoshi-kun, sei sveglio?"
"Oggi vieni a farmi visita, non è così?"

Come se una lampadina avesse preso vita nella sua mente, egli si ricordó della promessa fatta all'amico: quel pomeriggio sarebbe andato a trovarlo in ospedale, così da trascorrere una delle loro magnifiche giornate assieme.
Tendou ed Ushijima, dal canto loro, si conoscevano sin dalla tenera età; ma non tutto è sempre stato rose e fiori. Tra controlli, ospedali e medicine, il primo da sempre soffriva di una malattia genetica. Nonostante la fibrosi cistica peggiorasse sempre di più, egli mai si è lamentato sin da quando Wakatoshi ha memoria. Tuttavia, neppure il suo umorismo e la sua maschera poterono battere la salute, e quando la situazione degeneró, venne ricoverato all'ospedale.
"Sì, ti raggiungo dopo pranzo." digitó il più piccolo.
"Che bello! A dopo Wakatoshi-kun"

Ushijima spense il telefono, portando le mani sul volto e liberando la tensione. Sbuffó, sospiró al pensiero di rivedere il ragazzo dopo tanto tempo, e scese a fare colazione.
Difatti, raramente si recava in ospedale, quando poteva evitarlo. Nonostante amasse trascorrere del tempo col ragazzo, vederlo in quelle condizioni gli faceva provare un così grande senso di... impotenza. Si sentiva impotente a stare là, immobile, vedendo quel chiarore appassirsi e spegnersi giorno dopo giorno davanti ai suoi occhi.

Le ore, fortunatamente, si susseguirono ad una velocità strabiliante. Da molto ormai, Ushijima aveva finito di pranzare, e per di più aveva messo un po' in ordine il salotto. Decise così di uscire di casa. Prima di recarsi alla struttura, passò da una fumetteria: Natale era passato da poco e pensò che un pensiero per Satori fosse il minimo per farsi perdonare dalla sua assenza. Sapeva bene che il mondo non funzionasse in quel modo, ma il regalo era sentito.

Non ci mise molto ad arrivare in ospedale, anzi, forse impiegó più a salutare le poche persone che conosceva. O meglio, loro salutarono lui. Attraversó i lunghi corridoi, imbattendosi in quell'odore di disinfettante, amuchina e malattia. Il piano di Tendou era stracolmo di bambini, ragazzi, a cui la vita aveva giocato un brutto scherzo, e questo mai gli era piaciuto.
Wakatoshi non ebbe neppure il tempo di metter piede nella camera del rosso, che questo gli saltó addosso. Un abbraccio, caldo e sincero.
"Mi sei mancato, Wakatoshi!" per poco non urló, non osando separarsi dall'amico. Questi, preso alla sprovvista, titubante ricambió.
"Oh, ehm... anche tu, Tendou."

Percepiva il suo calore inondargli le membra, che quasi si rilassarono sotto il suo debole, respiro sollevato. Non appena si separó da lui, Ushijima rimase estasiato dal suo aspetto, e prese ad osservarlo.
Davanti a lui scorgeva una figura alta, slanciata, esageratamente magra. La malattia, però, pareva non aver contagiato troppo il suo aspetto, se non fosse stato per la piccola cannula nasale che gli attraversava il volto, o per i capelli rossi, smorti, che adesso ricadevano su esso. Una volta, Tendou, era solito a portarli all'indietro.

"Oi Wakatoshi, sei ancora tra noi?" Satori corrugó le sopracciglia, prendendo a sventolare la mano.
"Mh?"
"Che guardi?" chiese, tentando invano di captare il suo sguardo. Non capendo, scrolló le spalle "Dai, vieni."
Oh, se era un ragazzo impulsivo. Afferró il polso dell'altro, trascinandolo in fretta e furia sul suo letto. Pareva che a volte si scordasse che sforzi esagerati gli fossero stati sconsigliati, visto il suo progressivo peggioramento, e trascinare Wakatoshi non era proprio come spostare una piuma d'oca.
Perciò, qualche colpo di tosse risalí per la sua gola, lasciandogli emettere i forti suoni gutturali che da sempre la grattavano. Tornò presto a guardare l'amico, il sorriso stampato in volto, nonostante tutto.

"Tutto bene?" domandò Wakatoshi un po' sorpreso.
Sbrigativo, il rosso annuì, indicando la piccola busta che il ragazzo portava con sé.
"Che cos'è?" chiese poi, sollevando un sopracciglio.
"Oh, giusto." l'altro parve come risvegliarsi dall'accaduto, portando le proprie mani ad aprire il piccolo pensiero. Dalla busta prese un manga Shonen, uno dei generi che l'amico preferiva. Gli occhi di questi si illuminarono all'istante.
"Ero in dubbio, non sapevo davvero cosa prendere. Comunque, spero ti piacc-".
La sua frase venne interrotta dalla sorpresa suscitatogli dal rosso, che di stare calmo proprio non ne voleva sapere. Il suo calore lo circondó una seconda volta, stringendolo in un abbraccio.
Qualche forte colpo di tosse inondó la stanza.
"Non dovevi, Toshi. Ti ringrazio."
"Figurati." un piccolo sorriso.

Esso suscitó non poca sorpresa agli occhi di Tendou. La vide quasi come una vittoria, dal momento che, far sorridere l'amico, era una delle cose più ardue che avesse affrontato in vita sua. E diceva sul serio.
"Ho anche le allucinazioni, ora?"
Ushijima, confuso, aggrottó le sopracciglia.
Il rosso, di rimando, prese a sfogliare il manga a lui regalato, distogliendo lo sguardo con disinvoltura.
"Posso contare questa tra le volte in cui sono riuscito a farti sorridere. Le conto sulle dita, ancora, ma a differenza di molti i tuoi sorrisi son tutti sinceri."

Tra la confusione di Wakatoshi e il teso silenzio nella stanza, Satori emise poi una piccola risata. Non osó distogliere lo sguardo dal manga, e il silenzio regnó nuovamente. Il più piccolo riusciva a sentire i deboli fischi che il respiro dell'altro produceva, e si rese conto che quel suono era divenuto un po' più forte, rispetto all'ultima volta.
Allo stesso tempo, Tendou rimuginava. La sua mente era solita a produrre scenari, a porsi domande su domande. Voltò una pagina, chiudendo piano il fumetto.
Non osó guardare Ushijima.
"Ti fa piacere venirmi a trovare, Wakatoshi?"

L'interpellato rimase immobile, chiedendosi la natura di quella domanda. Che, evitando l'amico nell'ultimo mese, avesse fatto sorgere a quest'ultimo dei dubbi?
Le sue labbra si mossero cercando di dar voce al titubante "sì", ma le iridi dell'altro lo fermarono. Tendou si era era voltato, e mai i suoi occhi avevano trasmesso tale sofferenza. Nemmeno nei picchi più alti della sua malattia.

"E allora perché non sei più passato a trovarmi?" sospirò "Tu... soffri nel vedermi star male, giusto?" fece una pausa, cercando la verità negli occhi smeraldo dell'altro.
"Wakatoshi, io non so quanto mi resta da viver-"
"-Tendou. Sì che mi fa piacere vederti. Verrò più spesso, te lo prometto." Ushijima gli prese la mano, interrompendolo. Le parole dell'amico lo avevano fatto rabbrividire, mai, mai gli avrebbe permesso di concludere quella frase.

Tuttavia, perlomeno Satori parve sollevato. Un poco rassicurato, sorrise, annuendo e dirigendosi verso la finestra. Osservò un po' il panorama, incrociando le braccia sul davanzale.
"Che stai facendo?" domandò l'altro.
"È una bella giornata per essere soltanto a Gennaio, vieni qua."
Wakatoshi, percependo la lieve brezza entrare dalla finestra, lo raggiunse. Il panorama, là, era davvero spettacolare.
"Vorrei tanto poter uscire." ammise il rosso, malinconico.

Comprendendo che quella del ragazzo fosse più una richiesta che un'ammissione, Wakatoshi si diede qualche momento per pensare.
"Oggi fa ancora troppo freddo, Satori. Se il vento si placa, uno ti questi giorni andiamo a fare un giro nei dintorni."
Tendou sorrise piano, poggiando il capo sulla spalla del ragazzo. Un fremito attraversó la spina dorsale di questi, che riportò il suo sguardo al panorama.
"Grazie mille, Toshi."
Il più piccolo poggió la mano sulla sua chioma, scompigliandola un po'.

A seguito di nuovi colpi di tosse, i due tornarono sul letto.
Tra medicine e antibiotici, il resto del pomeriggio trascorse assieme a film, risate, e discorsi. La sera balenó davanti a loro, ed Ushijima già si trovava costretto ad andare a casa.
"Domani torno." esordí infine, uscendo dalla porta. Il rosso rimase come imbambolato, col sorriso stampato che neppure con la notte nera osó svanire.
Una volta arrivato a casa, Ushijima, stremato, impiegó poco ad addormentarsi.
Dopo la discussione con Tendou, aveva compreso che egli, purtroppo, avesse ragione: sarebbe stato meglio trascorrere del tempo con lui, adesso che poteva, altrimenti presto se ne sarebbe pentito.

Spazio Autrice
Questa è una delle prime fanfiction che ho scritto e - dal momento che ci sono molto affezionata - spero che revisionandola riuscirò a renderla perlomeno decente.
Ringrazio chiunque commenterà o voterà <3

❝𝗳𝗮𝗿𝗲𝘄𝗲𝗹𝗹, 𝗺𝘆 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗶𝘀𝗲❞ 𝗎𝗌𝗁𝗂𝗍𝖾𝗇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora