Tiepidi raggi di sole attaversavano la stanza quel mattino, poggiandosi sul volto di Wakatoshi. Le sue iridi cominciarono a dimenarsi al di sotto delle palpebre, le dita a strofinarle in cerca di conforto. Riuscì a mettere a fuoco la stanza, e fece ricadere la testa all'indietro quando si accorse di essersi addormentato in ospedale. Non che, in fin dei conti, fosse stata una così cattiva sorte: presto, scorse Satori sostare sul suo petto, assopito nel sonno col suo respiro pesante. Non si era mosso di un solo centimetro.
Illuminate, le ciocche rosse ricadevano sulla sua maglietta, donandogli calore e conforto. Si sentí stranamente bene, accolto tra le sue braccia.Così, mentre attendeva il risveglio di questi, afferró il cellulare; sbadiglió, e decise di controllare la miriade di e-mail e messaggi che, sul suo cellulare, ormai facevano la muffa. Oh, poveri gli amici del nostro caro Wakatoshi, sempre costretti ad attendere secoli a causa della sua sbatataggine.
Nonostante ciò, ancor prima che potesse aprire qualche notifica, la sua attenzione fu attirata da qualcos'altro. Le dita ossute di Satori strinsero la sua maglietta, mentre violenti colpi di tosse gli risalivano per la gola. Svegliandosi di soprassalto, si mise a sedere, aggrappandosi alle coperte in cerca di conforto. Fortunatamente, l'irritazione scomparve non appena bevve qualche sorso d'acqua."Tutto bene?" domandó Ushijima preoccupato: aspettando che l'amico si calmasse, era rimasto immobile, immerso nel silenzio che la struttura, di mattina, ospitava. Ma il rosso - abituato alla solitudine delle ore mattutine - si stupí nell'udire una voce. Si voltó di soprassato in sua direzione, le iridi sgranate dovute allo spavento. Ushijima pensò che fosse buffo.
"Toshi, mi hai spaventato..." sospirò in un sorriso, poggiando un palmo sul proprio cuore. Incroció le iridi con quelle del più piccolo, che, forse, ospitavano ancor più sorpresa delle sue.
"Scusami, non volevo."
"Non sei tornato a casa, ieri sera?" domandó Tendou perplesso: nelle ultime settimane, era capitato che si addormettasse ancor prima che l'amico tornasse a casa; tuttavia, la mattina seguente, sempre si svegliava immerso nella sua assenza.
Wakatoshi prese a risdraiarsi sul letto, sbuffando ed afferrando nuovamente il cellulare.
"Ti sei addormentato su di me. Ho visto quanto fatichi a prendere sonno, perciò avevo deciso di aspettare che ti svegliassi. Ma evidentemente ero troppo stanco."
Un poco addolcito, il rosso annuí. Portó il suo sguardo sulla finestra, mentre il sole continuava a scaldare il suo volto; gli donava pace. Nel frattempo, Ushijima continuava a controllare le varie notifiche.Quando ne trovó una di suo interesse, prese a leggerla incuriosito. Così, volendo rendere partecipe l'amico di quella splendida notizia, ruppe il silenzio creatosi tra loro.
"Tendou, ti ricordi di Semi Eita?"
Oh, come avrebbe potuto, il nostro Satori, dimenticarsi di quel nome. Ricordò della loro infanzia, dei bei momenti trascorsi ad innervosirsi a vicenda. Mai si sarebbe scordato di uno dei suoi migliori amici, sebbene non lo vedesse da tanto. Da troppo.
"E me lo chiedi pure? Come posso dimenticarmi di Semi-Semi!" rise "Non lo vedo da quando mi hanno ricoverato."
Le iridi di Wakatoshi si spostarono su di lui, mentre vari secondi di silenzio si propagavano tra loro.
"Già, ma soltanto perché si è trasferito. Avete avuto la sfortuna, più di due anni fa, di essere tenuti lontani da qualcosa di più grande di voi."
Tendou, malinconico, annuí. Una scintilla di speranza si impadroní dei suoi occhi, ed Ushijima sorrise impeccertibilmente.
"Perché me l'hai chiesto?""Mi ha appena scritto. Dice che si trova in città, ma che domani deve partire." le labbra di Satori si arricciarono in attesa delle sue parole "Mi ha chiesto in che ospedale sei ricoverato, così da poterti fare visita. Glielo dico, se per te va bene."
"Mio dio... Certo che va bene, Wakatoshi!" il suo voltó si liberó in un sorriso, donando vitalità ai suoi lineamenti smorti. Lieto nel vedere l'amico tanto felice, l'altro annuí cominciando a digitare.Sin dal ricovero, le giornate di Satori erano diventate piuttosto monotone.
La sua routine era sempre la stessa, ad eccezione dei giorni dove veniva graziato dalla compagnia di Ushijima: si svegliava, consumava la colazione, prendeva gli antibiotici, leggeva, mangiava, sopportava i dolori dovuti alla malattia e tornava a dormire. Per questo motivo, qualsiasi piccolo avvenimento - come l'uscita alla spiaggia con l'amico o la visita da parte di Eita - lo rendeva felice.
Tuttavia, il ruolo pareva essersi invertito nelle ultime due settimane. Era la vita di Ushijima, adesso, ad essere diventata la più monotona: ogni giorno, metteva da parte i suoi interessi così da poter passare più tempo assieme al rosso; ma quella quotidianità non gli dispiaceva affatto, anzi. Parlare con questi lo rendeva felice, ascoltarlo mentre lasciava che le sue parole uscissero sconnesse, sempre pronte ad affrontare un nuovo argomento. Gli piaceva vederlo spensierato, divertito.
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❝𝗳𝗮𝗿𝗲𝘄𝗲𝗹𝗹, 𝗺𝘆 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗱𝗶𝘀𝗲❞ 𝗎𝗌𝗁𝗂𝗍𝖾𝗇
Hayran Kurgu•*⁀➷ 𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮 (in revisione) ❝Wakatoshi-kun.❞ esordì Tendou di punto in bianco, 𝗌𝗂𝗌𝗍𝖾𝗆𝖺𝗇𝖽𝗈𝗌i la sottile cannula nasale. L'odore salmastro del mare 𝖼𝗈𝗅𝗆𝗈́ i suoi polmoni 𝗆𝖺𝗅𝖺𝗍𝗂, permettendogli di liberare un lieve sos...