12. Lo studio

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"Aurora Fontaine è pregata di recarsi nel mio ufficio"

Una voce metallica proveniente dagli altoparlanti riportò gli studenti sparsi per i corridoi all'attenzione, tra i quali anche la stessa Aurora, che stava cercando di tirare i calzini in su lungo tutto il polpaccio.

"Lasciami indovinare Sanguemarcio, ti sei cacciata di nuovo nei guai?"-esordì uno studente dell'ultimo anno, dandosi successivamente il cinque con i suoi amici.
"Mia madre mi ha insegnato a farmi i cazzi miei Flint, a te invece?"-rispose Aurora sorridendogli, scatenando in lui un po' più di rabbia; sicuramente non si aspettava che lei si mantenesse così serena.

"Wow, avete sentito, mammina le ha insegnato a farsi i cazzi suoi, sicuramente però non ti ha insegnato ad usare la magia dato che è una Babbana".

Il ragazzo ghignò mostrando i denti sporchi e sporgenti, che Aurora trovava disgustosi. Ad ogni parola che diceva, emetteva un leggero sputacchio sul volto della Fontaine.

"No, però mi ha insegnato questo"
E con la destrezza di una volpe, Aurora diede una ginocchiata ai genitali di Flint, il quale si ritrovò immediatamente a terra, mani esclusivamente parate lì davanti ad evitare un urto ancor più violento. Gli altri suoi amici Serpeverde si limitarono a raccoglierlo da terra, sorreggendolo per le braccia. Il volto avvilito di Flint suscitò una risata fragorosa nella grifona, la quale si allontanò da loro saltellando.

Fece una rampa di scale in fretta e furia cercando di evitare di essere spinta di sotto da qualche novellino distratto, e si recò di fronte all'ufficio di Dippet.

Una possente statua di grifone proteggeva l'ingresso all'ufficio, al quale si poteva accedere solamente utilizzando la segretissima parola d'ordine scelta da Dippet. Siccome non era né la prima volta, e sicuramente neppure l'ultima, che entrava lì dentro, Aurora sussurrò la parola che conosceva a memoria di fronte al grifone, e una lunghissima scala a chiocciola si diramò di fronte ai suoi occhi.

Era abituata alla singolare vista di tutti i quadri appesi sulle mura dell'ufficio, ma non poté fare a meno di notare una graziosa aggiunta, che raffigurava una bambina intenta a tenere un mazzo di fiori in mano.

"Questo è nuovo?"-chiese lei con aria strafottente, guadagnandosi in risposta lo sguardo quasi sigillato di Dippet.

"Perspicace, signorina Fontaine, ma non l'ho chiamata qui per ammirare i miei quadri"

"E per cosa allora?"-chiese la ragazza mettendosi seduta di fronte al Preside.

"Mi è giunta voce da praticamente tutti i professori del suo corso che lei non si applica in nessuna materia, che non va agli incontri prefissati con il signor Ralston Nott, e che per di più ha un atteggiamento scorretto in quasi tutte le situazioni scolastiche."

Aurora, che al momento aveva assunto una posizione innaturale, con le gambe poggiate sopra la scrivania di Dippet e le braccia conserte, si ritrovò aliena a queste informazioni.

"Non so proprio di cosa lei stia parlando" -ammise lei sorridendo.

"Innanzitutto la invito a togliere i piedi dalla mia preziosa scrivania" -sentenziò lui facendole un gesto di 'sciò' con la mano. "Successivamente volevo comunicarle che sono dovuto arrivare alla dolorosa conclusione di doverla espellere dalla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts."

"CHE COSA?!"-urlò lei alzandosi in piedi immediatamente. Il cuore sembrava volerle sfondare la gabbia toracica, e l'aumento di pressione le aveva fatto vedere per un momento delle stelline bianche.

Venena -TMRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora