8. La festa

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Era passato almeno un mese da quando Tom aveva avuto un'interazione molto tesa con Davina in biblioteca.

Il ragazzo non si era più avvicinato a lei, e la Serpeverde pertanto aveva smesso di guardarlo. Ignorava la sua presenza come se non esistesse, e si era da poco anche avvicinata ad alcuni membri del gruppo dei Cavalieri.
Ogni tanto passava dei pomeriggi a studiare con Dolohov e Rosier, a scherzare con Mulciber e a farsi aiutare nei compiti da Nott, tutto sotto i vigili occhi di Riddle che controllavano i suoi movimenti, ma a lei sembrava non importare.

Lei aveva rimosso la sua esistenza.

A Tom questo non interessava, non che avesse bisogno di una stupida ragazzina che lo guardasse, in ogni caso.

Il ragazzo aveva appena risalito le scale dei dormitori per andare verso la sala comune, trovandosi davanti Davina ed Étienne intenti a studiare l'unica materia del corso che frequentavano assieme: Babbanologia.

Dai libri Tom poté evincere che si trattasse di drammaturgia contemporanea.
Ma siccome non voleva interessarsene ulteriormente, aveva allontanato lo sguardo dai due e aveva continuato a camminare sviando le colonne centrali.

Recatosi di fronte al camino, Riddle iniziò a togliersi la giacca che iniziava ad aderire pesantemente al corpo sudato, rivelando una bianca camicia sbottonata.
Prendendo un libro tra le mani, Tom si mise comodo, rivolto con tutto il corpo in direzione di Davina e Rosier, che nel frattempo avevano iniziato a ridacchiare tra di loro.
Sia a causa della distanza ravvicinata, sia perché aveva aguzzato le orecchie, Tom riusciva ad udire i loro discorsi sciocchi.

"Lumacorno ieri mi ha detto che se non mi impegno di più non potrò conseguire i M.A.G.O" in pozioni"-ammise il ragazzo a Davina, piegando leggermente la testa.
"Non preoccuparti, ti posso aiutare io che me la cavo in pozioni."

Rosier si sentiva probabilmente sollevato all'idea, Riddle riusciva a intravederlo nei suoi occhi, che erano puntati come avvoltoi verso Davina.

Patetici, pensava Tom guardandoli.
Quale debolezza maggiore che abbandonarsi ai sentimenti.
L'amore per lui non era altro che uno stupido rifugio per chi non sapeva affrontare da solo la tempesta incessante.
Cercare riparo nei sentimenti significava solamente prolungare e nutrire la sofferenza, illudendosi di evitare lo scontro finale.
Ma lo scontro finale sarebbe arrivato comunque.

Ad unirsi al gruppo di studio dopo qualche minuto fu Mulciber, il quale aveva con sé un centinaio di inviti per il suo compleanno che sarebbe stato a breve.
"Questo è per te...e questo per te"-Mulci iniziò a distribuire a Davina e Rosier gli inviti della festa, che si sarebbe tenuta proprio nella Sala Comune di Serpeverde il giorno dopo.
"Mi raccomando il regalo è obbligatorio, altrimenti non si entra"-sentenziò infine il festeggiando, recandosi verso Tom questa volta.

"E questo è per te"-Mulci porse l'invito anche a Riddle, che non sapeva come reagire alla situazione.

"Mulciber, vorrei ricordarti che domani sera saremo comunque dentro la sala comune...a cosa ti servono gli inviti con ora, location e destinatario?"-chiese il moro spostando i capelli che stavano iniziando ad andare sopra gli occhi.
"Beh ma così è più divertente"

"Che idiota"- pensò Riddle tra sé e sé, accartocciando l'invito e riponendolo dentro alla tasca anteriore dei pantaloni a sigaretta neri che portava.

Per un momento lo sguardo di Davina incrociò quello di Tom, e l'aria in un batter d'occhio si fece più rarefatta. A Tom iniziava a mancare il respiro e non sapeva bene il motivo. Era come se i loro occhi fossero fatti per mescolarsi assieme in quell'istante.

Non c'era nient'altro attorno a lui, non percepiva né Mulciber che stava ancora parlando della sua festa, né alcuni Serpeverde del quarto anno che sghignazzavano e neppure Rosier che in quel momento aveva schiarito la voce per riportare Davina all'attenzione.

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