25. Londoners I

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"Io vago attraverso le strade monopolizzate,
Vicino a dove scorre il Tamigi monopolizzato,
E noto in ogni faccia che incontro
I Segni della debolezza, i segni del dolore.

In ogni pianto di ogni uomo,
In ogni pianto infantile di paura,
In ogni voce: in ogni divieto,
Sento le manette forgiate dalla mente.

Come il pianto dello spazzacamino
Atterrito dalla Chiesa sgomenta,
E il sospiro del soldato sfortunato
Scorre in sangue lungo i muri del palazzo.

Ma attraverso la maggior parte delle strade a mezzanotte sento
Come la maledizione della giovane prostituta
Distrugge la lacrima dell'infante neonato,
E rovina con pestilenze il carro funebre del matrimonio."

-London, William Blake (1794)

Le strade di Londra non lasciavano nulla all'immaginazione; palazzi distrutti, rinforzati con mattoni sul chi va là, che minacciavano da un momento all'altro di piombare sulle teste dei passanti.
Manifesti di propaganda antifascista e anti-nazista popolavano le vetrate dei negozi chiusi per troppi danni.
Svastiche cancellate da una striscia di colore rosso, sulle mura di una qualsiasi casa anonima, abitata da gente altrettanto anonima che aveva visto distruzione.
Caos.
Un bambino saltellante sul marciapiede che portava alla testa un cappello da soldato, probabilmente di qualche fratello o padre morto in battaglia.

La guerra era finita da circa un anno, eppure non sembrava.
Il mondo soffriva ancora la perdita di milioni di innocenti costretti a combattere sul fronte.
Milioni di innocenti strappati dalle proprie famiglie per diventare null'altro che pedine di una scacchiera.

Perché la guerra assomiglia ad una partita di scacchi, dove i bianchi muovono per primi i loro pedoni.
I civili.
E la squadra avversaria punta solo a mangiare più pedine possibile, passando prima per i malcapitati schierati di fronte, quei pedoni che proteggono una patria che non sentono neanche propria.
Quei pedoni mandati a morire per una guerra che alla fine appartiene solo al re e alla regina.
Agli stati.
Gli alfieri e le torri aiutano a difendere, armati fino ai denti, pedine preziose che chi più ne ha, più possibilità ha di vincere la partita.
I soldati, i generali e i capi delle milizie.
E infine una delle due squadre sarà costretta a perdere, annunciando la caduta del re.
La resa.

E in mezzo a quella distruzione, due anime andavano passeggiando sfiorate dalla pesantezza di quel mondo grigio che le circondava.
Due corpi troppo vicini ma al contempo troppo lontani.

"Okay ragazzi, eccoci arrivati all'ostello dove per gentile concessione il proprietario ha deciso di accoglierci.
Siete all'incirca un centinaio di ragazzi, non dovrebbe essere troppo difficile gestirvi tutti; il professor Silente avrà la custodia dei Grifondoro, quindi dovrete rivolgervi a lui per eventuali problemi. Io invece, sarò il referente dei Serpeverde. La professoressa Merrythrough avrà la casa di Tassorosso, mentre la professoressa Bagnold avrà la custodia di Corvonero.
Senza ulteriori indugi, ci vediamo all'ora di pranzo presso il ristoro dietro l'ostello."-annunciò il professor Lumacorno avviandosi verso l'interno del decadente alloggio che erano riusciti a rimediare i professori in vista della gita improvvisata.

Davina avanzò oltre la porta dell'ostello, tra le mura che odoravano di chiuso e l'olezzo di fritto che permeava nell'edificio da quelli che dovevano essere mesi.
Si coprì il naso con la manica del cardigan che portava, evitando di essere travolta da un'ondata ancora più forte di quell'odore stantio.

Venena -TMRDove le storie prendono vita. Scoprilo ora