35. Il processo di Ralston

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4 Marzo 1946

"Siamo qui riuniti oggi per esporre il caso di Ralston Lucius Nott, mago purosangue che ha da poco raggiunto la maggiore età, accusato di aver tradito la famiglia ed essere fuggito dal mondo dei maghi per rifugiarsi in quello Babbano, nella dimora Fontaine."

A Ralston faceva male la pancia.
Non riusciva nemmeno a ricordare quando fosse stato il suo ultimo pasto decente, qualcosa che non fosse pane ammuffito accompagnato da verdure bollite.
Ricacciava dentro le lacrime, e con esse i sensi di colpa per aver reso Aurora e la sua famiglia parte della sua voglia di libertà.
Della sua metamorfosi.

Era come se la farfalla che aveva impiegato così tanto tempo a far nascere, fosse stata uccisa dopo un istante dalla sua venuta al mondo.

A Ralston faceva male la pancia, e anche la testa, perché non era riuscito a dormire a dovere.
E come poteva farlo, rinchiuso in una cella senza gabinetto e senza un letto, lontano da tutti, accompagnato solo dal rumore dei tuoni durante la tempesta?

Gli si contorcevano le budella dalla rabbia.
Rabbia verso i suoi genitori, se così si potevano chiamare. Coloro che l'avevano tradito puntandogli il dito contro all'uscio della porta. Coloro che l'avevano costretto ad un matrimonio che non voleva affrontare. Coloro a cui non sarebbe importato nulla del futuro del figlio, l'importante era accomodarsi socialmente ed avere alleanze di maghi purosangue.
Purosangue, non come Aurora che di puro aveva solo l'animo.
Un connubio geniale di occhi dolci e sorriso smagliante che avevano fatto breccia nell'apatia sentimentale di Ralston.

A Ralston ora facevano male la pancia, la testa e la schiena, a furia di dover portare sulle spalle il peso di aver rovinato due famiglie; la sua e i Fontaine.
Chissà se avrebbero più rivisto la loro adorata figlia?
Questo Nott se lo chiedeva ogni secondo, perché non gli premeva tanto il fatto di essere stato imprigionato, ma detestava che avessero preso pure lei.

"Si faccia avanti l'imputato"-dichiarò il giudice, e Ralston entrò nella stanza accompagnato dalla guardia carceraria, sotto lo sguardo dei procuratori e dei ministri della magia che lo scrutavano con aria di sufficienza.
Nott non portava nulla ai piedi, ed era vestito di una camicia ingrigita dallo sporco e dei pantaloni strappati, esattamente gli indumenti della sera dell'arresto.
Non gli avevano dato possibilità di cambiarsi né di lavarsi, e il suo corpo prudeva da morire ma non poteva nemmeno grattarsi a causa delle manette ai polsi.

"Signor Nott, le accuse che gravano contro di lei sono...pesanti"-affermò il capo ministro della magia, che sembrava quasi mostrare un ghigno, piuttosto che serietà.
Il giudice riprese il discorso ignorando l'intervento del ministro-"Ralston Nott, ha dei testimoni che non siano familiari, che possano dare la loro versione dei fatti?"

Il ragazzo scosse la testa. Nessuno era dalla sua parte.
I suoi genitori l'avevano incastrato.
Aurora era in prigione.
I suoi amici probabilmente non sapevano neppure che fosse stato rinchiuso.

Era solo.

Era così solo che la pancia, la testa e la schiena iniziarono a fargli di nuovo male, simultaneamente, facendogli emettere un gemito di dolore.

"Se le condizioni sono queste, e nessuno può provare il contrario, il caso è abbastanza semplice da esaminare. Ralston Nott, la dichiaro colpevole di aver disertato-"
Ma prima che il giudice potesse finire di parlare, la porta della stanza si spalancò con un suono sordo.

Dall'uscio entrarono, tutti e 7, i Cavalieri.
Fieri e a testa alta, indossavano tutti la divisa scolastica, e Charles Avery aveva nelle sue mani la divisa di Ralston.
La loro intenzione era evidente, riportare Nott al castello, facendo cessare le false accuse dei ministri che lo avevano incarcerato.

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